Covid-19: opportunità di crescita o di involuzione?

L’Ospedale evangelico Betania attiva un servizio di assistenza psicologica per i pazienti e gli operatori sanitari impegnati in prima linea

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Roma (NEV), 7 maggio 2020 – “Il Servizio di Psicologia Clinica è attivo nella nostra struttura già dal 2000. L’estensione di queste attività anche al reparto Covid nasce durante l’emergenza che abbiamo vissuto e stiamo vivendo e da un confronto con la dirigenza dell’ospedale e con il risk manager”.

Il dottor Antoniomaria Salzano è responsabile del Servizio di Psicologia Clinica dell’Ospedale Evangelico Betania che ha da poco attivato un servizio di assistenza psicologica per i pazienti contagiati dal virus Covid-19 e i loro familiari, ma anche per gli operatori sanitari in servizio presso la struttura. 

Il Servizio di Psicologia Clinica collabora con vari reparti dell’ospedale rispondendo ad un approccio olistico che “non considera la malattia solo come un sintomo a cui bisogna rispondere con un farmaco, e attiva una risposta multidisciplinare e biopsicosociale. In quest’ottica il servizio lavora con il reparto oncologico, con la maternità, con il servizio che si occupa di disturbi dell’alimentazione” racconta lo psicologo.

“I disturbi d’ansia, dell’alimentazione, gli stati depressivi e di insonnia sono emersi tra i nostri pazienti. Tra coloro che hanno attraversato il Covid si manifesta una condizione psicofisica legata ad un cambiamento radicale di punto di vista – prosegue Salzano -. Sono persone che riferiscono di aver attraversato l’inferno, sono molto provati e mettono in campo principalmente due tipi di reazioni. C’è chi vuole cambiare completamente la propria vita e dedicarsi a tutto ciò che non è riuscito a fare fino a questo momento e c’è chi sviluppa un’ansia legata alla guarigione con fissazioni, fobie, compulsione, ansia di controllo.”

Il responsabile del servizio psicologico riferisce anche delle problematiche che hanno coinvolto il personale sanitario in servizio.

“Il nostro personale sanitario è stato chiamato a fronteggiare una situazione emergenziale e camaleontica con aspetti di crescente accumulo di lavoro e complessità” racconta Salzano: “turni massacranti non solo dal punto di vista fisico ma anche dal punto di vista dei contenuti, la gestione della morte e l’acquisizione della consapevolezza della non certezza della medicina ha scatenato il panico. Dobbiamo ricordare che soprattutto nella prima fase di questa nuova malattia si sono dovuti fare i conti con una situazione sconosciuta che ha generato anche molte notizie false”.

Lo psicologo del Betania riferisce anche le problematiche familiari che si sono sommate alla situazione professionale: “Ci siamo resi conto che questa pandemia sconosciuta aveva cominciato a scatenare stati d’ansia nelle persone che lavorano con noi, anche nella gestione di questa situazione a livello familiare: i nostri infermieri, medici e personale sanitario si trovavano a convivere con un possibile contagio e dovevano gestirlo anche nel rientro in famiglia, nella relazione con i propri familiari anziani e i figli. Abbiamo agito per cercare di prevenire queste problematiche e ovviamente per dare una forma di sostegno e supporto ai nostri dipendenti” continua lo psicologo.

“Siamo ancora in una fase delicata – dice Salzano -, è difficile dire che impatto avrà sulla nostra comunità questa esperienza, e molto dipenderà dalla risposta che decideremo di dare in termini personali e collettivi. Siamo stati toccati nella nostra onnipotenza collettiva e questo genere di processi ha bisogno di una acquisizione di consapevolezza e elaborazione profonda, di una riconnessione con noi stessi. Abbiamo avuto l’occasione di toccare con mano e riflettere sulla vita e sulla morte; questo, come società, può essere una grande opportunità di crescita o di involuzione” conclude.

QUI le informazioni sul Servizio di Psicologia Clinica dedicato al Covid-19.