Roma (NEV), 22 dicembre 2010 – Lo scorso 15 e 16 dicembre il presidente della Federazione luterana mondiale (FLM), vescovo Munib Younan, ha guidato a Roma una delegazione della FLM in visita alla Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI) e al Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. In Vaticano, la delegazione luterana ha avuto un’udienza con papa Benedetto XVI. Durante la sua permanenza a Roma, abbiamo intervistato Younan, che è anche vescovo della Chiesa evangelica luterana in Terra Santa.
Nei colloqui avuti in Vaticano quali temi avete affrontato?
Vorrei innanzitutto ricordare che la scorsa estate l’Assemblea generale della FLM ha eletto il suo nuovo Consiglio all’interno del quale siedono ora diversi nuovi membri, me compreso. Si è trattato dunque per molti della prima visita in Vaticano nella nostra veste di consiglieri della FLM. Per questa ragione, nell’incontro avuto con papa Benedetto XVI, abbiamo confermato come prima cosa le buone relazioni tra le nostre chiese e riaffermato l’importanza del dialogo tra luterani e cattolici. Dialogo che ha dato il suo frutto maggiore nella Dichiarazione congiunta del 1999 sulla Giustificazione per fede, e che chiaramente vogliamo proseguire. Abbiamo sottolineato anche la buona cooperazione tra le nostre chiese sul piano della diaconia e della difesa dei diritti dei più deboli. Personalmente ho apprezzato il modo in cui Benedetto XVI ha affrontato la questione della recessione mondiale, sottolineando come le sue ripercussioni più gravi riguardino i poveri del mondo. In ultimo, abbiamo sollevato un tema controverso: quello dell’eucaristia. La nostra speranza di luterani è che per il 2017, l’anno in cui celebreremo il 500° anniversario della Riforma protestante, sia possibile avere una dichiarazione congiunta sull’ospitalità eucaristica.
Lei, oltre ad essere presidente dei luterani mondiali, è anche vescovo della Chiesa luterana in Terra Santa. In base alla sua esperienza, quali sono oggi le sfide che i cristiani del Medio Oriente devono affrontare e cosa possono fare le altre chiese cristiane per aiutarli?
Quando si parla di Medio Oriente non si può fare di ogni erba un fascio. Ogni nazione ha problemi specifici. Al momento la situazione che preoccupa di più è quella dei cristiani in Iraq, perseguitati per la loro appartenenza di fede. Sono però molto preoccupato anche per ciò che succede in Egitto e in Sudan. In Terra Santa, Giordania compresa, c’è invece libertà religiosa di cui anche noi cristiani godiamo. Alle chiese cristiane del mondo chiedo soprattutto di pregare affinché i cristiani possano rimanere in Terra Santa. Una Terra Santa senza cristiani non avrebbe senso. Dunque, aiutateci a rimanere! Ci sono infatti alcune cose che possono rendere più forti i cristiani in Palestina e nel Medio Oriente. Innanzi tutto, le chiese possono aiutarci a formare i nostri giovani, garantire loro un’educazione. L’educazione può trasformare il mondo da luogo di conflitti ed estremismi a luogo di pace e moderazione. Alle chiese cristiane del mondo chiediamo anche di incoraggiare la moderazione in un tempo di estremismo. Non abbiamo bisogno di gente che infiammi ancora di più i conflitti in cui viviamo. Infine, è essenziale che i cristiani si pronuncino sempre per la giustizia e la pace, per la riconciliazione e il perdono.
Nel suo viaggio in Italia ha incontrato anche i rappresentanti della Chiesa evangelica luterana in Italia. Qual è il messaggio che ha portato loro?
Come presidente della Federazione luterana mondiale è stato naturale per me visitare le sorelle e i fratelli luterani in Italia. Li abbiamo incontrati e abbiamo ascoltato la loro testimonianza: personalmente ringrazio il Signore per il loro impegno ecumenico e per quello a favore dei diritti dei migranti, svolto attraverso il loro sostegno alla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Su queste due strade voglio incoraggiarli a proseguire e ad essere di esempio per altre chiese di minoranza. Anche se i luterani in Italia sono una piccola minoranza voglio dire loro che la forza della chiesa non sta mai nei numeri, nelle proprietà che possiede, nei conti in banca, o nel potere politico che può avere, ma sta sempre nell’essere dei testimoni viventi del nostro Signore Gesù.