Il Patto di integrazione fra le chiese metodiste e le chiese valdesi è stato adottato dalle massime assemblee delle rispettive chiese (Sinodo valdese e Conferenza metodista) riunitesi contemporaneamente a Torre Pellice (Torino) nell’agosto del 1975. Il programma di attuazione del Patto si è concluso nel 1979 quando, per la prima volta, i rappresentanti metodisti e valdesi hanno formato un’unica assemblea sinodale.
Il Patto di integrazione rappresenta una soluzione originale nei rapporti ecumenici, poiché realizza l’unità della chiesa salvaguardando e valorizzando l’identità di ciascuna delle chiese che partecipa all’integrazione. Le due chiese, cioè le due tradizioni confessionali, sono mantenute e valorizzate nel Patto: le comunità che sino al 1975 erano valdesi o metodiste sono rimaste tali, con il loro sistema di nomina dei deputati e la gestione del patrimonio immobiliare; i membri di chiesa sono metodisti o valdesi, registrati come tali nelle rispettive comunità di appartenenza. Essendo il Patto una comunione completa tra le due chiese, i membri di chiesa possono partecipare a pieno titolo alla vita ecclesiastica e al governo di una chiesa metodista o di una chiesa valdese, con eguaglianza di diritti e di doveri; così come i pastori metodisti e valdesi possono avere cura di una comunità valdese o metodista con uguale diritti e doveri, riconosciuti interamente nel loro ministero sia dai valdesi sia dai metodisti.
La vita ecclesiastica che si svolge sul piano regionale e generale è regolata dalle Discipline ecclesiastiche valdesi, che i metodisti hanno fatte proprie contribuendo poi a predisporre insieme ai valdesi una regolamentazione comune. Anche gli organi centrali e regionali, cioè la Tavola valdese, le Commissioni esecutive distrettuali e i Consigli di circuito sono espressi in comune, secondo le norme dell’ordinamento valdese che assicurano la partecipazione metodista alla gestione degli affari e degli interessi comuni. Con la firma del Patto d’integrazione è stato creato un nuovo ente, l’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI) con personalità giuridica riconosciuta anche da parte dello stato, che gestisce il patrimonio immobiliare delle chiese metodiste e assicura la continuità dei rapporti con il metodismo mondiale e con le varie organizzazioni ecumeniche.
Unitario è il luogo decisionale, il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi, dove sono tracciate le linee di impegno e di testimonianza comuni. L’integrazione, secondo la concezione del Patto del 1975, non si presenta come un’espressione riduttiva, che tende a scolorire le connotazioni proprie di ogni componente, oppure ad assimilare l’identità propria degli uni nell’assorbimento da parte di altri. Si tratta invece di una volontà di valorizzare gli apporti propri degli uni e degli altri, in una pratica ecumenica che risponda alla comune vocazione di testimonianza. Anche se riguarda piccole chiese, costituite in Italia da alcune decine di migliaia di persone, l’integrazione è perciò un fatto di rilevanza ecumenica, come tipo di soluzione per un incontro unitario di chiese e di credenti che appartengono a confessioni cristiane diverse.
(maggio 2015 – nev notizie evangeliche)