Europa. Quale ruolo delle comunità di fede nell’affrontare le crisi del Vecchio Continente?

Roma (NEV), 27 aprile 2016 – “Europa: quale identità? Quali valori?”: questo il tema di una tavola rotonda organizzata dal Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) e dal Movimento dei Focolari, svoltasi lo scorso 21 aprile a Ginevra e che ha visto gli interventi di Pasquale Ferrara (Università LUISS – Roma); Andreas Gross (già parlamentare svizzero e già membro del Consiglio d’Europa); Eric Ackermann (Comunità ebraica di Ginevra); e Gaëlle Courtens (Federazione delle chiese evangeliche in Italia-FCEI).

L’incontro ha messo in luce come il “sogno europeo” versi oggi in una situazione inedita di “multi-crisi”: politica, economica, democratica, demografica, sociale, morale, securitaria e non ultima, migratoria. I relatori hanno sottolineato come le istituzioni europee non sembrerebbero essere all’altezza delle numerose sfide cui fare fronte: in questo quadro è stato affermato che serve più Europa e non meno Europea; ma anche una assunzione di responsabilità da parte dei vari attori della società civile, tra cui le comunità di fede.

L’incontro è stato l’occasione per presentare il progetto ecumenico dei “corridoi umanitari” portato avanti da FCEI, Comunità di Sant’Egidio e Tavola valdese, e che ha già permesso ad un centinaio di profughi siriani di giungere in Italia dal Libano in modo legale e sicuro. “Una buona pratica che vede la collaborazione virtuosa tra istituzioni politiche e società civile. Il che dimostra che, in un’Europa che si fa paralizzare dalla xenofobia è possibile costruire una narrazione diversa, ispirata a ragioni profonde che stanno nel nucleo dei diritti umani che l’Europa per prima ha codificato e difeso”, ha detto Courtens, ricordano come di fatto, di fronte alla crisi migratoria in Europa, vi è stata un’ampia mobilitazione ispirata esattamente ai valori e principi della solidarietà, dell’accoglienza, della non-discriminazione, “una forza silenziosa mobilitatasi dal basso, ma piena di risorse ed energie, che tuttavia non fa notizia, ma non per questo non esiste”.

A conclusione dell’incontro è intervenuto il segretario generale del CEC, pastore Olav Fykse Tveit, che ha lanciato una inedita pista di riflessione: “Prima ancora di cercare e affermare le radici che ci accomunano, e di cui tuttavia non si vedono oggi i frutti, chiediamoci: qual è il peccato originale dell’Europa? Storicamente, l’Europa è stato il maggiore produttore ed esportatore di razzismo”. Una piaga che il Vecchio Continente non è riuscito ad estirpare. Bisogna ricominciare da qui”.