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Home Ecumenismo e dialogo Formazione ecumenica SAE: il Dio dei poveri
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Formazione ecumenica SAE: il Dio dei poveri

In chiusura la sessione del Segretariato attività ecumeniche. L’intervento di Paolo Ricca sulla frase di Martin Lutero: “Siamo mendicanti, questo è vero”

Di
Agenzia NEV
-
26 Luglio 2019
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    Foto di Laura Caffagnini

    Roma (NEV), 26 luglio 2019 – Chiude domani la sessione di formazione ecumenica 2019 alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli ad Assisi sul tema “Dio ha scelto quelli che agli occhi del mondo sono poveri (Gc 2,5). Le Chiese di fronte alla ricchezza, alla povertà e ai beni della terra”, una sorta di ricerca ecumenica in due puntate, organizzata dal Segretariato attività ecumeniche (SAE).

    La giornata di ieri si è concentrata sul “Dio dei poveri”. Durante una celebrazione ecumenica che ha coinvolto i circa 200 partecipanti, sono stati ricordati in preghiera i migranti, i rifugiati, i senza tetto, le madri che hanno perso i loro figli nel Mediterraneo e nel deserto, i prigionieri nei campi di detenzione, chi è ancora in viaggio per fuggire alla povertà estrema.

    Il tema del Dio dei poveri è stato introdotto nella meditazione biblica mattutina del presbitero bolognese Matteo Prodi che ha commentato il brano dell’evangelo di Luca della chiamata del ricco Zaccheo, in realtà un povero che cerca di vedere Gesù mentre sta entrando in Gerico. A seguire, come si legge nel comunicato del SAE, una tavola rotonda interreligiosa il cui titolo ha preso spunto da una frase di Martin Lutero: “Siamo mendicanti, questo è vero”. Un tavolo a quattro voci: ebraica, Anna Foa, con un intervento a distanza; cattolica, Stefania Monti; valdese, Paolo Ricca; musulmana, Yassine Lafram.

    Il teologo valdese Paolo Ricca, decano dell’ecumenismo in Italia, riferisce ancora il SAE, commentando Martin Lutero si è soffermato sulla povertà in senso esistenziale, trovando tre significati all’affermazione del riformatore: “Siamo mendicanti di senso perché abbiamo difficoltà a capire. Tutto è avvolto nel mistero. Più vado avanti e meno conosco e più il mistero si infittisce. Alla fine della vita solo Dio saprà fare luce sul mistero”. Un secondo significato della frase di Lutero secondo Ricca è che il cristiano è povero di potere. Dio è il Dio dei poveri di potere, ma non nel senso mondano della parola potere. Qui c’è l’ambivalenza del discorso biblico sul futuro. Da un lato Gesù stesso dice: “A me è stato dato ogni potere”. È vero anche che sta scritto “Voi riceverete potere quando lo Spirito santo verrà su di voi”. E anche prima egli chiamò a sé i suoi discepoli e diede loro potere di cacciare gli spiriti maligni. L’altra promessa impressionante di Gesù riferita da Giovanni è sul perdono dei peccati. D’altra parte Gesù dice: “Senza di me non potete fare nulla”. Siamo totalmente impotenti. Come usciamo da questa contraddizione? Ricca osserva: “Non abbiamo nessun potere ma abbiamo lo Spirito Santo e la Parola, questa è la dialettica. Non possiamo nulla e possiamo tutto. Siamo mendicanti del potere di Dio in noi, siamo a mani vuote”. Infine “siamo mendicanti della grazia, perché non abbiamo nessun merito. La fede ci è venuta misteriosamente, ‘contro’ di noi. Siamo stati fatti prigionieri dalla Parola di Dio, ed eccoci qua. E le nostre buone opere – come la zedaqah di cui abbiamo parlato– sono state preparate da Dio perché le praticassimo. I gesti di amore sono un’iniziativa di Dio che ci introduce nel regno della gratuità dove non c’è più vanto, boria, orgoglio. Perché ‘chi si vanti si vanti nel Signore’”.

    Leggi QUI il comunicato integrale.

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