Noi Siamo Chiesa. No alle semplificazioni su eutanasia e suicidio assistito

Un documento del movimento di base nato nel 1996 chiede di affrontare il tema dell’eutanasia e del suicidio assistito con un approccio che tenga conto della complessità. Citato il Manifesto interreligioso dei percorsi di fine vita e il documento “È la fine, per me l’inizio della vita. Eutanasia e suicidio assistito: una prospettiva protestante” della Commissione bioetica delle Chiese battiste, metodiste e valdesi 

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Roma (NEV), 16 settembre 2019 – Noi Siamo Chiesa, un movimento di base nato nel 1996, che si impegna perché nella Chiesa cattolica continui la riforma iniziata con il Concilio Vaticano II ha reso noto un documento in vista della scadenza, il 24 settembre, del termine che la Corte Costituzionale ha proposto al Parlamento per discutere ed eventualmente modificare l’art. 580 del Codice Penale in materia di agevolazione al suicidio; in assenza di deliberazioni da parte dell’Assemblea legislativa sarà la Corte a decidere.

“L’’ideologia della vita sempre e comunque’ è stata rilanciata dal cardinal Bassetti a proposito di eutanasia e di suicidio assistito – è scritto nel documento di Noi Siamo Chiesa, che prosegue – proponiamo il suo superamento ed una discussione a tutto campo sul fine-vita che prenda atto degli errori del passato e che rifletta su un rapporto corretto tra l’etica e la legge.

La linea della Conferenza Episcopale Italiana, ribadita dal cardinal Bassetti durante un incontro a Roma lo scorso 11 settembre, “critica il concetto di ‘libertà del soggetto’ (‘non è una scelta di autentica libertà’) che ispira la posizione proeutanasica, dice che tra ‘i diritti inviolabili dell’uomo’ (art. 2 della Costituzione) non c’è quello di disporre della propria vita e che ‘vivere è un dovere, anche per chi è malato e sofferente’, mentre ‘è un atto di egoismo sottrarsi a quanto ognuno può ancora dare’ (ci domandiamo se queste affermazioni siano in sintonia con lo spirito di misericordia e di  compassione di cui parla il Vangelo)”.

In questo contesto Noi Siamo Chiesa rifiuta le semplificazioni e si discosta dalla “linea rigida e ‘facile’, senza sfumature, che i vescovi (nella loro grande maggioranza, e comunque la CEI come istituzione ecclesiale) hanno tenuto negli ultimi quindici anni” e chiama a riflettere sulla complessità che attraversa il tema dell’eutanasia e del suicidio assistito. Chiedendo che sia assunta “una attitudine più problematica, più di ricerca”, richiama ad alcuni documenti tra cui il “Manifesto interreligioso dei percorsi di fine vita” firmato a Roma lo scorso febbraio, alla cui stesura hanno collaborato protestanti, cattolici, ortodossi, ebrei, musulmani, buddisti e induisti, “che dice tutto quello che è doveroso per rispettare ed aiutare la sofferenza del paziente in ogni sua dimensione, materiale e spirituale” e il testo del 2017 della Commissione bioetica delle Chiese battiste, metodiste e valdesi  “È la fine, per me l’inizio della vita. Eutanasia e suicidio assistito: una prospettiva protestante”. E di questo testo riporta nel suo documento il passo centrale per sottoporlo alla riflessione comune considerandolo “un punto importante in una direzione ragionevole e del tutto interna alla ricerca dei credenti nell’Evangelo anche della Chiesa cattolica”.

“Domandiamo che si discuta – conclude Noi Siamo Chiesa – Nella medicina e nella società ci sono situazioni inedite che esigono discernimento, dialogo, umiltà e non parole d’ordine e principi assoluti”.