Sugli amori protestanti

Il 14 febbraio nasce dai lupercali, una festa romana legata alla natura, al risveglio della primavera, ai riti per la fertilità dei campi e delle persone... Da quella celebrazione ai giorni nostri, un breve ritratto di alcune "storie" e personaggi femminili del mondo protestante, che hanno a loro modo rappresentato l'amore.

Roma (NEV), 14 febbraio 2020 – “Al mio amabile signore”, scrisse lui a lei. Lui era stato un frate, lei era stata monaca, prima di sposarsi. Siamo nei primi decenni del 1500 e la parità di genere aveva da venire.

E proprio il 14 febbraio 1546, quattro giorni prima di morire, Martin Lutero indirizzò a sua moglie, Katharina von Bora, colta ex monaca cistercense che aveva sposato nel 1525, l’ultima di una lunga serie di lettere. Ne sono rimaste 21 e l’epistolario è diventato un libro, curato da Reinhard Dithmar, edito dalla Claudiana. La prima di queste lettere di Lutero alla moglie risale al 4 ottobre 1529 e inizia con il resoconto dei colloqui di Marburgo. Il libro con le lettere tra i due riformatori, recensito tra l’altro dalla scrittrice e giornalista Natalia Aspesi, mostra un Lutero intimo e privato e presenta il rapporto tra un marito e una moglie molto amata e stimata, anche in campo teologico.

Un anno dopo, nel 1547, moriva a Roma un’altra figura femminile di primaria importanza per il protestantesimo, Vittoria Colonna, marchesa di Pescara, appartenente alla più famosa e controversa corrente riformatrice operante in seno alla Curia romana. Secondo molti studiosi Vittoria Colonna, poetessa e nobildonna, avrebbe esercitato un influsso sulla religiosità e nel processo creativo di Michelangelo negli anni Quaranta del ‘500.

La Pietà per Vittoria Colonna, disegno a gessetto su carta di Michelangelo Buonarroti, databile al 1546 circa e conservato nell’Isabella Stewart Gardner Museum a Boston

Tra la donna, una delle figure più influenti dell’Evangelismo italiano, e l’artista, vi fu anche per molti anni una stretta corrispondenza epistolare, altre lettere dunque, di cui restano oggi due missive michelangiolesche e cinque della marchesa. “Un uomo in una donna, anzi uno dio, questo vedeva in lei Michelangelo, come scrisse nelle sue Rime.

Anche in questo caso, ribaltando l’identità di genere, rovesciando maschile e femminile, per attribuire rispetto, onore e stima a una donna che non rappresenta l’amore romantico, quanto piuttosto un riferimento spirituale, intellettuale e culturale.

Ce ne sarebbero probabilmente molte altre di “storie” di “amori” diversi, da celebrare, oggi, 14 febbraio. Per riscoprire, invece o prima dei cioccolatini, anche il senso primitivo di una festa che deriva dai lupercali, antichi riti pagani dedicati al dio della fertilità Luperco. In suo onore, spiega la Treccani, il 15 febbraio si celebravano le Feste lupercali di purificazione: prima si immolavano capri e un cane, poi due giovani Luperci, con la fronte bagnata del sangue dei capri e vestiti delle pelli degli animali sacrificati, correvano attorno al Palatino colpendo le donne con strisce della stessa pelle.

Questo era allora San Valentino: giorni legati alla natura, al risveglio della primavera, ai riti per la fertilità dei campi e delle persone. [BB]