8 marzo, le protestanti. La parola di Gabriela: “Il pane e le rose”

In occasione e verso la "Festa della donna" pubblichiamo una serie di brevi interviste ad alcune donne protestanti. A loro abbiamo posto le stesse (8) domande, molto poco teologiche né particolarmente femministe, per raccontare chi sono e cosa pensano. Di genere, di diritti, e non solo.

Gabriela Lio, presidente della Federazione delle donne evangeliche in Italia (FDEI).

8 marzo: cosa rappresenta per lei? Lo festeggia? Se sì come? Se no perché

L’otto marzo è per me una ricorrenza importante perché è legata alla tematica dei diritti negati alle donne che ancora oggi è una questione prioritaria. Penso, per esempio, a quello che accade per le “garment workers” (lavoratori del tessile, dell’industria degli indumenti in paesi come Bangladesh, India etc, ndr) che vivono con salari bassi e in condizioni disumane. Sono certamente più legata al “Pane e Rose” che all’usanza di ricevere o regalare mimose, credo che sia importante continuare a chiedere “Pane” cioè dignità economica e lavoro e “Rose” cioè uguaglianza di genere per una miglior qualità della nostra vita.

La donna che ammira di più. 

Ne ammiro tante!  Donne che hanno fatto la storia, scrittrici, teologhe e donne che ho incontrato durante la mia vita; le mie amiche e mia madre.  Posso dire che ho sempre ammirato l’impegno delle “madres de Plaza de Mayo”,  le chiamavano “le pazze” per aver infranto i mandati e per aver lasciato la propria casa per impegnarsi a combattere un governo che portava via e teneva illegalmente prigionieri i loro figli e nipoti. Donne che hanno trasformato lo spazio pubblico e lo hanno reso un simbolo di resistenza e che hanno reso le vicende personali un affare politico. Si tratta di donne che, per più di quattro decenni, si sono schierate in prima linea per ottenere memoria, verità e giustizia per figli e nipoti; donne che, con la loro presenza, hanno messo in discussione una dittatura che svalutava le donne.

La suffragetta statunitense Elizabeth Cady Stanton, alla fine del secolo XIX, con altre attiviste scrisse The Woman’s Bible (La Bibbia della donna). Qual è il ruolo della donna, nella sua religione e comunità, dal suo punto di vista, non solo teologico quanto soprattutto per quella che è la sua esperienza personale?

Le donne nelle nostre chiese con la loro spiritualità e il loro impegno nella ricerca teologica contribuiscono ad un notevole arricchimento di cui le chiese locali possono godere. Inoltre, grazie alla libera interpretazione delle Scritture, le donne hanno potuto evidenziare altri significati dei testi biblici che spesso, invece, venivano utilizzati per mantenere le donne sottomesse o per escluderle dai ministeri ecclesiali. La presenza del corpo sessuato nelle nostre riflessioni ha aiutato molte di noi nel processo di trasformazione della cultura patriarcale e ha riscattato i nostri valori e la nostra autostima, sperimentando la realtà del sacro più che la sua definizione.

Si è mai sentita discriminata o sminuita in quanto donna? 

Si, alcune volte  e in diversi contesti; fuori e dentro la chiesa. Le discriminazioni più dolorose le ricordo legate al mio essere una donna migrante e durante il mio ministero; discriminazioni ricevute non solo da uomini ma anche da donne. Devo dire che, superato il momento doloroso, le discriminazioni e il disprezzo non hanno mai intaccato la mia autostima e il mio valore come persona.

“Donne che stanno “un passo indietro”, aborto come frutto di “stili di vita incivili”: sono solo due degli ultimi episodi di sessismo che, al di là delle responsabilità di chi lo esplicita, esiste e permane nel racconto collettivo della società, sui media, nella narrazione dell’attualità. Che cosa ne pensa?

Noi non faremo fare nessun passo indietro sulle conquiste civili. E’ l’ennesima strumentalizzazione della figura della donne e del suo dolore per fini politici.  Fa parte del pacchetto incivile  che è iniziato con i congressi per la famiglia. È un attacco alla libertà delle donne e una messa in discussione continua dei nostri diritti acquisiti.

Un provvedimento, politico, legislativo, o culturale, che assumerebbe per migliorare la condizione femminile in Italia o nel mondo, o a livello locale.

Non aggiungerei altri provvedimenti a quelli già esistenti. In Italia ci sono  leggi, linee guida e  convenzioni come quella d’Istanbul che devono  solo essere applicate per poter vedere attuate quelle modifiche strutturali necessarie per consolidare un cambiamento culturale sulla condizione femminile e per contrastare la lotta alla violenza contro le donne.

Nel 2018 il movimento del #MeToo è stato nominato “persona dell’anno” dal Time. Nello stesso anno, si stima che 379 milioni di donne abbiano subito violenze fisiche e/o sessuali. Che ne pensa?

Credo che dobbiamo sostenere a livello globale ogni movimento che denuncia la situazione di violenza contro il corpo femminile e mette in luce la vastità del problema.  Ci vogliono atti di coraggio individuale  ma anche un rafforzamento collettivo. Questi movimenti aiutano e danno  forza alle donne per denunciare i crimini di cui sono vittime e le incoraggiano a chiedere leggi che le proteggano. E’ un grido collettivo di straordinaria potenza anche se le cifre che evidenziano  disuguaglianza e violenze, stupro e molestia non diminuiscono. Le leggi non bastano è necessario un cambiamento culturale stabile.

Un messaggio per gli uomini. E uno per le donne.  

Simone de Beauvoir affermava: “una donna dovrebbe svincolarsi, almeno in parte, dagli impegni familiari e ritagliarsi un proprio spazio”; su questa stessa linea voglio dire alle donne di osare nel realizzare i loro sogni, di scegliere e non arrendersi alle proprie condizioni e di partecipare al cambiamento del mondo. Agli uomini, invece, voglio suggerire  di impegnarsi a diffondere insieme a noi i diritti delle donne e, contemporaneamente, voglio chiedere loro di intraprendere un percorso di autocritica e di rielaborazione delle proprie esperienze individuali e collettive per un cambiamento radicale di cultura e mentalità.

The following two tabs change content below.