“I have a dream”, quel discorso del 28 agosto 1963…

Paolo Naso: "Troppo spesso nella commemorazione del discorso del 28 agosto 1963 ci si sofferma sul tema del "sogno" senza comprendere che il sogno non si è compiuto, che è ancora di fronte a noi, che richiede ancora l'impegno di donne e uomini, bianchi e neri". 

foto di Lee Anne Cline, da unsplash

Roma (NEV), 28 agosto 2020 – Al termine di una marcia di protesta per i diritti civili a Washington, mercoledì 28 agosto 1963, il leader del movimento, pastore battista Martin Luther King, tenne quello che sarà il suo discorso più celebre, “I have a dream”, di fronte ad oltre 250mila persone.

Oggi, a più di 50 anni da quelle parole, il razzismo e le violenze delle forze dell’ordine nei confronti degli afroamericani infiammano gli Stati Uniti. E’ l’anno del “Black lives matter”, “le vite dei neri contano”. E in questi giorni, cosa mai vista prima, anche lo sport, e il basket in particolare, si ferma in solidarietà con le proteste, con chi chiede giustizia per i soprusi e un cambiamento reale per la società Usa.

Abbiamo chiesto al professor Paolo Naso, docente di scienza politica e grande esperto di Usa, un commento a quelle famose parole.

“I have a dream – spiega Paolo Naso – resta uno dei discorsi più emblematici della storia americana e forse della retorica politica di tutti i tempi. La sua forza sta nella capacità di evocare un sogno senza dimenticare l’incubo in cui milioni di afroamericani vivevano a causa del persistente razzismo e della ancora incompiuta lotta per i diritti civili. Decenni dopo, quel discorso mantiene una preoccupante attualità. In un’America ancora sconvolta da scontri che hanno una dimensione razziale e da violenze che attestano che il male oscuro del razzismo continua ad affliggere la democrazia nordamericana. Esattamente come negli anni di Martin Luther King, nell’America di oggi le vite dei neri contano assai meno di quelle dei bianchi e alcuni apparati istituzionali immaginano di poter agire nel disprezzo delle leggi e dei diritti umani. Tutto questo ha una dimensione politica ma anche etica. E pertanto resta vivo il monito del pastore battista King, a costruire un’America liberata dal suo “peccato originale”, che invece si rappresenti come una comunità integrata e riconciliata di bianchi, neri e di tutte le minoranze. Troppo spesso nella commemorazione del discorso del 28 agosto 1963 ci si sofferma sul tema del “sogno” senza comprendere che il sogno non si è compiuto, che è ancora di fronte a noi, che richiede ancora l’impegno di uomini e donne, bianchi e neri”.

Il video integrale del discorso di MLK: