Settimana per la giustizia alimentare: “Se non c’è lavoro, non c’è cibo”

Dall’11 al 17 ottobre le chiese di tutto il mondo osservano una Settimana di azione per il cibo. Il Consiglio ecumenico delle chiese: “Assicuriamoci che i piccoli agricoltori e le popolazioni indigene abbiano accesso a semi, terra, acqua, risorse e mercati… Tutte le persone abbiano diritto a un'alimentazione adeguata, economica e nutriente"

Arusha, Tanzania. Foto Albin Hillert / CEC 2018

Roma (NEV), 9 ottobre 2020 – La Settimana di azione delle chiese per il cibo si tiene quest’anno dall’11 al 17 ottobre. Le chiese di tutto il mondo osserveranno la Settimana per sostenere la giustizia e la sicurezza alimentare. L’invito a partecipare giunge dal Consiglio ecumenico delle chiese (CEC). Intanto, proprio oggi, l’assegnazione del Nobel per la pace al World Food Programme delle Nazioni Unite riconosce “L’impegno contro la fame nel mondo nel dramma della pandemia”.

“La fame è una dura realtà per il 26,4% della popolazione mondiale” scrive il CEC. Il tema della Giornata mondiale dell’alimentazione, che cade il 16 ottobre, è “Crescere, nutrire, sostenere insieme”. La Settimana di azione delle chiese per il cibo si inserisce in questo contesto e il CEC ha messo a disposizione diversi materiali di approfondimento, fra cui liturgie e preghiere e una serie di podcast che coinvolgono agricoltori e comunità religiose di diverse regioni del mondo. Fra gli obiettivi, quello di ascoltare “Le voci dei giovani e di persone che vivono con disabilità”, riguardo al raggiungimento della sovranità alimentare.

“Due miliardi di persone vivono in grave o moderata insicurezza alimentare – denuncia il CEC –. Ma a dieci mesi dall’inizio della pandemia di covid-19, con più di 35 milioni di casi segnalati in tutto il mondo e più di 1,03 milioni di vite perse a causa della malattia, l’accesso al cibo e ai mezzi di sussistenza per le persone di tutto il mondo è diventato sempre più difficile”.

Le persone che affrontano un’insicurezza alimentare acuta, secondo le stime, passeranno da 135 milioni registrate nel 2019 a 265 milioni nel 2020. Praticamente il doppio.

“La pandemia sta colpendo il 60% della forza lavoro mondiale, 2 miliardi di lavoratori con impiego informale. L’80% di loro si trova nell’Africa subsahariana, dove la maggior parte delle persone non hanno accesso a reti di sicurezza sociale. Si stima inoltre che nel 2020 altri 140 milioni di persone vivranno in condizioni di estrema povertà, con meno di 1,90 dollari al giorno” conclude il CEC.

“Se non c’è lavoro, non c’è cibo” ha detto Celine Osukwu, membro del gruppo di riferimento internazionale dell’Alleanza ecumenica di advocacy del CEC nonché della Rete ecumenica per la tutela della disabilità. “Persone di fede, profondamente radicate nelle loro comunità, stanno rispondendo eroicamente a questa crisi”. Osukwu ha ricordato l’episodio di Gesù che dà da mangiare alla moltitudine (Matteo 14: 13-21) e ha dichiarato: “Non abbiamo scuse. Per rispondere a questa crisi insieme, non possiamo che condividere ciò che abbiamo, nella fede, per assicurarci che tutti siano nutriti, senza lasciare nessuno indietro e senza sprecare il cibo”.

Durante la Settimana, le chiese sono invitate a promuovere e sostenere la produzione alimentare locale e biologica, diversificata, a basso impatto, nonché un consumo etico di prodotti che provengano da una filiera diversificata che abbia impatto negativo minimo sulla terra e sulle persone.

Manoj Kurian, coordinatore dell’Alleanza ecumenica di advocacy del CEC, ha dichiarato: “Assicuriamoci che i piccoli agricoltori e le popolazioni indigene abbiano accesso a semi, terra, acqua, risorse e mercati. Condividiamo le risorse nella solidarietà e prendiamoci cura l’uno dell’altro, assicurandoci che tutte le persone abbiano diritto a un’alimentazione adeguata, economica e nutriente”.

Per approfondire vai alla pagina della Campagna “Cibo per la vita