Cristiani contro la tortura. Azione urgente per Patrick Zaki

L'Azione Cristiani per l’abolizione della tortura (ACAT Italia) chiede di intervenire per il caso di Patrick Zaki. "Una firma non costa nulla e a volte può fare la differenza". Altri appelli riguardano la libertà di informazione in Burundi e il caso di Salman Al-Awdah, che rischia la pena di morte in Arabia Saudita

Roma (NEV), 29 ottobre 2020 – L’Azione dei Cristiani per l’abolizione della tortura (ACAT Italia) rilancia per questo mese un’azione urgente che riguarda, in prima battuta, il caso di Patrick Zaki. “Stando al grido d’allarme lanciato in questi giorni da Amnesty – scrive ACAT -, potrebbe addirittura rischiare l’ergastolo, visti i capi d’accusa a suo carico. Una firma non costa nulla e a volte può fare la differenza”.

ACAT chiede anche di intervenire sul caso della libertà di informazione in Burundi e sul caso di Salman Al-Awdah, che rischia la pena di morte in Arabia Saudita. Qui di seguito alcuni dettagli sulle campagne tratti dall’informativa ACAT.


Burundi. 65 organizzazioni chiedono il rilascio dei giornalisti di Iwacu

65 organizzazioni chiedono il rilascio immediato e incondizionato dei giornalisti di Iwacu, Agnès Ndirubusa, Christine Kamikazi, Egide Harerimana e Térence Mpozenzi, nel primo anniversario del loro arresto. Il governo burundese ha poca tolleranza per il giornalismo indipendente e la libertà di parola, sostengono le organizzazioni firmatarie. Il 22 ottobre 2019, i quattro giornalisti sono stati arrestati insieme al loro autista Adolphe Masabarakiza mentre si recavano a indagare su presunti scontri tra le forze di sicurezza e un gruppo armato nella provincia di Bubanza. Sebbene avessero informato le autorità provinciali del loro piano di recarsi nella zona, sono stati arrestati all’arrivo e successivamente accusati di minacciare la sicurezza interna dello Stato.


Mobilitazione per Zaki e per Salman Al-Awdah

Patrik George Zaki è in detenzione preventiva per la sua attività nel campo dei Diritti Umani dal 7 febbraio 2020. Di rinnovo in rinnovo questa detenzione è stata estesa periodicamente, fino alla data del 7-10 u.s., quando il fermo è stato prolungato di altri 45 giorni. Ricercatore dell’università “Alma Mater” di Bologna, mentre andava a trovare la famiglia residente a Mansoura, è stato arrestato il 7 febbraio all’aeroporto del Cairo su mandato della Procura e poi e torturato.

Patrick ha subito un interrogatorio di 17 ore, bendato e ammanettato tutto il tempo, con minacce, colpi allo stomaco e alla schiena, torturato con scosse elettriche. Il caso è molto simile a quello di Giulio Regeni.

Patrick Zaki è uno studioso e attivista per i diritti umani e, per conto della ONG Egyptian initiative for personal rights (Eipr), si occupa dei diritti della minoranza cristiana, della comunità Lgbtqi, delle donne e di libertà di espressione. Patrick è accusato di incitamento a sovvertire il sistema politico per cambiare i principi costituzionali, di diffondere false notizie intese a minare l’ordine sociale per indebolire il prestigio dello Stato e di disturbare l’ordine pubblico tramite FaceBook e rischia fino a 25 anni di carcere.

Dopo molti rinvii, le prime due udienze del processo si sono tenute solo a luglio. Nella seconda, risalente al 26 luglio, Patrick Zaki ha potuto vedere per la prima volta i suoi avvocati dal 7 marzo. Il 26 settembre, nell’ultima udienza, il tribunale ha deciso un ulteriore rinvio fino a novembre.

Non dimentichiamo però che Patrick purtroppo non è l’unico. Secondo un rapporto pubblicato da Amnesty International e HRW, sarebbero 16mila le persone arrestate per motivi politici dal regime di Al Sisi, sottoposte a isolamento e trattamenti inumani e degradanti. Tra queste segnaliamo il caso di Hoda Adbelmoniem, avvocata per i diritti umani, 61 anni, detenuta dal 1° novembre 2018 nella prigione femminile di al-Qanater con l’accusa di terrorismo, senza l’assistenza di legali e con rarissimi incontri con la sua famiglia: l’ultima volta i suoi parenti l’hanno vista brevemente in un’udienza del 18 luglio 2020.

Di fronte a questi dati l’Italia e la Comunità internazionale non possono più continuare a far finta che tutto ciò sia normale, voltandosi dall’altra parte o continuando a fare affari con l’Egitto (è notizia di pochi giorni che l’Italia ha venduto due fregate italiane agli egiziani). Dobbiamo tenere alta l’attenzione su questo ragazzo per manifestargli tutta la nostra solidarietà.

Come aiutare Patrick Zaki:

Inviare (lettera o mail) i testi allegati (a Ginevra e a Roma)
Firmare almeno una delle petizioni in essere
la petizione su change.org
la petizione di Amnesty International



L’ACAT è un’associazione cristiana ecumenica che agisce contro la tortura e la pena di morte, impegnandosi al fianco di tutti coloro che hanno gli stessi obiettivi e promuovono i Diritti Umani. Fondato formalmente nella primavera del 1987 grazie al contributo della chiesa valdese di Roma e del movimento “Rinascita Cristiana”, il ramo italiano dell’Azione dei cristiani per l’abolizione della tortura si deve all’ispirazione del pastore valdese Tullio Vinay, tra i primi in Europa a denunciare le violenze subite dai prigionieri politici in Vietnam. Sin dal principio l’ACAT scelse di operare su basi ecumeniche, mettendo insieme protestanti, cattolici, ortodossi e altre confessioni cristiane disposte a pregare e ad agire insieme. Tra le ultime battaglie della storia dell’associazione, spicca quella contro la pena di morte. Dal 2008 ACAT ha istituito un Premio di laurea per tesi sul tema della tortura e della pena di morte con il sostegno, fra l’altro, dell’8×1000 delle chiese metodiste e valdesi.