Thanksgiving day. Non per i nativi americani

Oggi, 26 novembre, ultimo giovedì del mese, negli Stati Uniti è la Festa del ringraziamento. Si ricordano i colonizzatori calvinisti inglesi, sbarcati all'inizio del 1600 sulle coste nordamericane. Tradizione e motivo di orgoglio o pesante eredità e memoria del massacro dei nativi americani? La riflessione delle chiese US.

foto di Ivan Aleksic, croce messicana, da unsplash.com

Roma (NEV), 26 novembre 2020 – “Il genocidio fa parte dell’eredità dei Padri Pellegrini”. Titola così un articolo sul sito della Chiesa unita di Cristo (UCC), tratto da un seminario della pastora Kelly Gallagherin occasione del Giorno del ringraziamento, che cade proprio oggi e ricorda la celebrazione dei Padri Pellegrini a Plymouth, in Massachusetts, nel 1621 per ringraziare il Signore del primo raccolto. Questa storica tradizione, proclamata come festività nel 1863 da Abramo Lincoln, risale infatti a una celebrazione avvenuta in quell’anno e documentata due anni dopo da William Bradford, allora governatore della Colonia fondata dai Padri Pellegrini provenienti dall’Inghilterra.

Secondo l’UCC, “le persone di fede sono tra coloro che guardano con occhio critico a quella storia – e al ruolo dei cristiani nel genocidio delle persone che vivevano questi luoghi”.

La pastora Gallagher ha detto: “Le comunità dei pellegrini e puritana hanno preso questa terra come propria in nome della loro istituzione cristiana”. Questo sarebbe stato un passo fondamentale “in uno spettro di conquista e supremazia bianca dal Medioevo ad oggi”. La chiesa, secondo la pastora, “è stata un attore e un facilitatore lungo tutto questo spettro, supportata da decreti che vanno dalla Dottrina della Scoperta papale del XV secolo al concetto del 19^ secolo di “destino manifesto”.

“La disumanizzazione, l’allontanamento e il genocidio delle comunità indigene da parte di persone che si definivano cristiane – ha continuato Gallagher – hanno posto le basi nel tessuto stesso di questa società per la schiavitù, l’oppressione e il continuo genocidio di persone di colore in questa nazione fino ad oggi “.

Ma fare i conti con quell’ingombrante passato è possibile.

“Studio, lamento e pentimento sono importanti – ha detto Gallagher – e ci sono cose che i cristiani e le loro chiese possono fare ora per iniziare a fare ammenda”. Nel New England in particolare, sono nate numerose esperienze, grazie alle chiese, impegnate per la conservazione della terra indigena, nei centri culturali dei nativi e a sostegno delle iniziative dei ricorsi (per la proprietà e l’uso dei terreni e delle risorse naturali, ndr).

“La buona notizia è che abbiamo la capacità – e gli insegnamenti – di comportarci in modo diverso”, ha detto Gallagher. “Abbiamo una fede che ci insegna l’umiltà, il pentimento, la relazione e la comunità. Abbiamo una serie di valori fondamentali ed etici che possono essere chiamati a superare i valori egoistici, alla ricerca del potere e dominanti che abbiamo rivendicato e perpetuato per così tanto tempo. È giunto il momento di sostenere la fede che è veramente al centro degli insegnamenti di Gesù – una fede che ci insegna a camminare insieme, non a superare – una fede di inclusione invece che di esclusione, una fede che ci chiama a pentirci e riparare e cerca una via d’uscita per tutti”.

Riparare ai danni fatti è quindi una strada percorribile, guardando al futuro e alle oppressioni moderne delle minoranze.

Ultima curiosità: l’usanza stessa di mangiare il tacchino – se ne uccidono e mangiano oltre 40 milioni in questa data – non ha nulla di “originale”. Furono gli Aztechi a portare in dono il tacchino agli spagnoli. Da lì la diffusione della specie in Europa e poi, più di un secolo dopo, la riesportazione in Massachusetts dai Padri Pellegrini.