La Riforma incontra Napoli

La Comunità luterana di Napoli per il 500° anniversario della Riforma si è chiesta che cosa accadeva a Napoli nei primi cinquant’anni del Cinquecento. Il volume a cura di Christiane Groeben, edito da Claudiana.

Roma (NEV), 29 gennaio 2021 – “La Riforma incontra Napoli” è il nuovo libro, pubblicato poche settimane fa da Claudiana Editrice, a cura della vice presidente della FCEI, Christiane Groeben. Un viaggio nella Napoli che fu tra le capitali del pensiero riformato, tra arte, architettura e Riforma, e che vede tra le sue tappe anche il celebre museo di Capodimonte. Ne abbiamo parlato con la curatrice, che in questo percorso ha riunito due sue grandi passioni: l’impegno per rendere viva la memoria e la città di Napoli.

“La Riforma incontra Napoli” è un progetto promosso dalla Comunità luterana del capoluogo campano nell’ambito del 500° anniversario della Riforma protestante: come nasce nello specifico l’idea di questo libro, un lungo percorso attraverso i luoghi partenopei della Riforma? 

Ci siamo mossi in varie direzioni, riuscendo a coinvolgere gruppi molto diversi: dai cittadini, con le passeggiate, alle scuole, con la realizzazione di un video, fino al mondo dello spettacolo, a quello accademico e a un pubblico di spiccato interesse storico-culturale. Il libro è la conclusione naturale di tutto ciò, una raccolta finale delle tante iniziative promosse a Napoli, che abbiamo voluto raccogliere per avere traccia e memoria di tutto questo lavoro sulla Riforma.

Lei racconta un aneddoto molto particolare relativo alla Cappella del tesoro di San Gennaro del Duomo di Napoli, con un dipinto in cui la madre di Gesù “incontra” i riformatori Lutero e Calvino, poi parla del Cristo crocifisso di Giorgio Vasari nella chiesa di San Giovanni a Carbonara “in perfetta solitudine”. Che ruolo ha svolto Napoli per l’iconografia del tempo della Riforma? 

Strada facendo abbiamo capito e anche scoperto che in questa città c’era e c’è sempre stata un’apertura generale verso modi altri di esprimersi. Napoli da sempre è una città che si opponeva al potere, alla cultura dominante, da sempre è controcorrente. Vi sono per tanto tracce della Riforma in tante opere d’arte, tracce non sempre positive. Ad esempio, i seguaci locali di Valdes, a detta delle testimonianze coeve, avevano imbiancato verso il 1540 le muta decorate della chiesa cittadina a loro affidata di San Paolo Maggiore. Se si pensa alla Riforma, le città italiane che vengono associate a questo periodo sono altre, come Venezia, mentre questo lavoro dimostra che anche il capoluogo campano ha avuto delle grosse influenze, dimostrate dai segni ancora oggi visibili, da quel momento storico, da quel pensiero teologico. 

Foto: Tabacchiera degli Eresiarchi. Coperchio, gli Eresiarchi – Museo Nazionale della ceramica Duca di Martina, Napoli (inv. n. 2836). Per gentile concessione del Ministero per i beni e le attività culturali – Polo museale della Campania. Fotografi Luciano Basagni e Alessandra Cardone.

L’ultima parte del volume è dedicata alla tabacchiera degli Eresiarchi, manifattura Ginori del 1760, un oggetto unico, come lei sostiene, “per il suo equilibrio tra messaggio iconografico e verbale”. Può spiegare perché?

Quello che la rende particolare è che le figure non solo vengono identificate e classificate in “buoni e cattivi”, tramite delle citazioni dall’Inferno di Dante. Ma il gruppo dei riformatori, molto specifico – il che significa che chi realizzò il cimelio conosceva approfonditamente il tema – è contrapposto agli “amorosi drudi” (il riferimento è al dodicesimo canto del Paradiso dantesco, ndr). Aprendo la tabacchiera gli “eretici” sono a testa in giù…E’ un oggetto raro, che lascia aperte molte domande sull’attualità della Riforma anche nel periodo successivo, 200 anni dopo quella svolta, a dimostrazione di quanto animasse il dibattito culturale napoletano e non solo”.

Il volume “La Riforma incontra Napoli”, a cura di Christiane Groeben, vice presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, è edito da Claudiana, in vendita qui, sul sito della casa editrice.


Christiane Groeben, filologa e archivista di origine tedesca, è membro della Comunità luterana di Napoli. Dal 1969 al 2010 è stata responsabile dell’archivio storico della Stazione Zoologica Anton Dohrn e ha pubblicato numerosi saggi nel campo della storia della scienza e sulla storia della Stazione Zoologica e di Napoli in particolare.