Rsa, la posizione delle strutture piemontesi

Le Diocesi Cuneesi e di Pinerolo, l'Associazione Provinciale Cuneese Case di Riposo e la Diaconia Valdese Valli, hanno diramato una nota congiunta per difendere il loro operato e precisano: "Il rispetto degli ospiti, la cura e la centralità della persona sono basilari nell’attività delle strutture che rappresentiamo e costituiscono elemento imprescindibile da qualsiasi difficoltà economica".

foto da unsplash

Roma (NEV), 5 maggio 2021 – Le Diocesi Cuneesi e di Pinerolo, l’Associazione Provinciale Cuneese Case di Riposo e la Diaconia Valdese Valli, si legge in una nota congiunta, “manifestano stupore e disapprovazione” relativamente a quello che definiscono un “attacco gratuito ed approssimativo rivolto al settore delle RSA”.

A maggio 2019, spiegano le strutture, “il Difensore Civico, organismo regionale, con riferimento alla Legge Regionale 19/2018 inviò alle Direzioni delle RSA piemontesi la richiesta di far pervenire entro 60 giorni una dettagliata relazione sull’utilizzo della contenzione meccanica, “ancorché finalizzata a prevenire la caduta dei pazienti”. Alcune strutture, tra cui quelle rappresentate dagli scriventi, risposero anche inviando i protocolli in uso. Oggi, a due anni di distanza, senza aver ricevuto alcuna comunicazione dall’organismo citato, apprendiamo dai giornali che 9 RSA su 10 utilizzerebbero metodi di contenimento fisico assolutamente non ammissibili”.

Di qui la decisione di intervenire pubblicamente. “Vogliamo affermare con forza che queste modalità non ci appartengono – continuano le RSA piemontesi -. Qualora, a protezione dell’ospite, l’équipe multidisciplinare ritenga necessario l’utilizzo di strumenti quali, ad esempio, sponde al letto o tavolino alla carrozzina, la decisione – avallata da un medico – viene condivisa con lo stesso ospite e la famiglia, e periodicamente rivalutata. Pare superfluo evidenziare che i mezzi di protezione eventualmente utilizzati non comprendono “fantasmini” o altri metodi illeciti di costrizione a letto. Le difficoltà economiche del nostro settore sono innegabili, anche per il fatto che le rette di degenza sono ferme dal 2012, nonostante il notevole incremento dei costi, soprattutto nella contingente emergenza sanitaria. Ma la tesi che a rette non adeguate si risponda con comportamenti che, se confermati, devono essere perseguiti penalmente, oltre ad essere infondata, è diffamatoria e non rende giustizia a coloro che, quotidianamente, svolgono il proprio lavoro con dedizione e impegno. Il rispetto degli ospiti, la cura e la centralità della persona sono basilari nell’attività delle strutture che rappresentiamo e costituiscono elemento imprescindibile da qualsiasi difficoltà economica”.

Intanto oggi, a livello nazionale, in un’intervista al Corriere della Sera, Vincenzo Paglia, che presiede la ‘Commissione per la riforma dell’assistenza per la popolazione anziana’ istituita dal ministro della Salute Roberto Speranza, ha dichiarato: “A giorni presenteremo a Mario Draghi il primo blocco della riforma, secondo le indicazioni che il presidente del Consiglio ha recepito nel Pnrr, ovvero la centralità dell’assistenza domiciliare integrata agli anziani. Il primo atto della Commissione è stato proprio di contribuire alla ripresa in sicurezza delle visite nelle residenze. Ne è seguita una circolare ministeriale del 30 novembre 2020 con le ‘disposizioni per l’accesso dei visitatori’, proprio per scongiurare il fatto, ormai acclarato, che si muore di solitudine ed abbandono almeno quanto si muore di Covid”.