“Migranti resistenti”. Il nuovo dossier statistico immigrazione Idos

Oggi a Roma e in contemporanea in tutta Italia, in presenza e con migliaia di partecipanti online, la presentazione della 31esima edizione del volume realizzato dal Centro Studi e Ricerche Idos, in collaborazione con Confronti e Istituto di Studi Politici S. Pio V, con il contributo dell'Otto per mille valdese.

Roma (NEV), 28 ottobre 2021 – 36,5 milioni di residenti stranieri nell’Ue a 27, nel 2020, con l’Italia al quarto posto, dopo Germania, Spagna e Francia, con poco più di 5 milioni di stranieri residenti. 3,4 milioni sono i richiedenti asilo e i rifugiati: appena l’8 per mille del totale degli abitanti comunitari. Nel Mediterraneo, tra Italia e Malta, ci sono stati oltre 35mila sbarchi e 1427 sono state le persone morte nel mare nostrum nel 2020 (quelle accertate). E in Italia si è registrato un calo pari a un terzo rispetto all’anno precedente dei nuovi ingressi di persone da altri Paesi. Sono solo alcuni dei dati del contenuti nel 31^ Dossier Statistico Immigrazione 2021, a cura di Idos, in collaborazione con Confronti e Istituto di Studi Politici S. Pio V, presentato questa mattina a Roma al Nuovo Teatro Orione e in diretta streaming sul sito e sul canale Youtube di Idos.

Di questi e altri dati sul fenomeno migratorio in Italia e in Europa si è discusso questa mattina, con un dibattito moderato dal direttore di Confronti e conduttore di Protestantesimo, Claudio Paravati.

Paolo De Nardis, sociologo de La Sapienza, ha citato nel suo intervento la “filosofia dello scarto, dell’emarginazione”, in un sistema sociale che guarda sempre troppo poco alle periferie. Luca Di Sciullo, presidente di Idos, ha poi spiegato come, secondo quanto emerso dal dossier statistico, “Ai migranti manchi lo spazio fisico del migrare: il destino è di restare fermo, bloccato, in uno dei non luoghi istituzionalizzati come i campi profughi”.

“Tra immobilismo e coazione a ripetere” da parte della politica, in una continua “esternalizzazione delle frontiere”, per Di Sciullo, “Gli immigrati dimostrano una grande capacità di resistenza, di sacrificio, di capacità di reagire alle difficoltà comuni”, soprattutto durante l’emergenza Covid.

ll lavoro dei migranti, in particolare, equivale a “4 miliardi di euro di entrate per lo Stato, oltre al flusso di rimesse che in un anno è aumentato di 600 milioni, nonostante la pandemia”. Infine, “il tasso di natalità straniero resta comunque più alto di quello degli italiani e contribuisce per tanto ad attutire il declino demografico del Paese”.

Ada Ugo Abara, membro del direttivo del CoNNGI – Coordinamento Nazionale Nuove Generazioni Italiane e responsabile dell’associazione Arising Africans, ha sottolineato come vi siano attualmente in Italia “Leggi che determinano bias cognitivi, che impediscono cioè ai dati di veicolare la realtà: ad esempio, il gap nella percezione del numero di persone di origine africana che vivono in questo Paese e il dato reale, appunto”.
Il riferimento è alla legge sulla cittadinanza e alle difficoltà oggettive incontrate dalle seconde generazioni di migranti (e non solo) anche in termini giuridici.

“Accanto all’evidenza di tante storie di vita interrotte – ha aggiunto -, siamo tutti a chiamati ad interrogarci sul nostro contributo: viviamo in un circolo vizioso in cui le leggi creano vulnerabilità e queste creano desiderio di attivarsi e militanza. Questo non è un concetto banale, all’indomani dell’affossamento del DDL Zan. Come facciamo a fare la storia dell’Italia? Dobbiamo scegliere da che parte stare, se seguire il percorso di quelli che sono riconosciuti in questo Paese come “i giusti della storia”, posizionarci dalla parte giusta della storia”.

Dopo la testimonianza di suor Gabriella Bottani, coordinatrice della rete contro la tratta “Talitha Kum”, un intervento in video di Cecilia Strada della Ong ResQ, secondo la quale occorre “Cambiare rotta”, oltre ai corridoi umanitari, implementare canali di accesso sicuri e legali, perchè desideriamo che non ci sia più bisogno di noi”, di chi salva vite in mare.

L’incontro, seguito in streaming da migliaia di persone, ha visto le conclusioni della moderatora della Tavola valdese, Alessandra Trotta.

“Rappresentiamo chiese che da sempre considerano il tema dell’immigrazione come un aspetto cruciale – ha dichiarato la moderatora -, come una cartina di tornasole, per misurare la qualità civile, democratica e spirituale di un paese come l’Italia e di questa Europa di cui siamo bravissimi a rivendicare le radici cristiane. Questo è dunque un impegno alla coerenza, a essere cristiani”.