A scuola con empatia e creatività. La Camera approva proposta di legge

L’insegnamento delle “competenze non cognitive” dovrebbe partire nel 2023, Senato permettendo. L’esperienza del Centro diaconale La Noce di Palermo, che già da alcuni anni mette al centro quella che è “una imprescindibile osmosi tra sfera cognitiva ed emotiva”

Foto @Maghweb - Centro diaconale La Noce

Roma (NEV), 20 gennaio 2022 – In questi giorni, in cui la scuola è sulle pagine dei giornali, sembra, solo per parlare di DAD e di covid, parliamo invece di una bella notizia.

La Camera ha infatti approvato una proposta di Legge sulle “competenze non cognitive”. Si tratta delle “Disposizioni per la prevenzione della dispersione scolastica mediante l’introduzione sperimentale delle competenze non cognitive nel metodo didattico”.

Approvata l’11 gennaio 2022 con 340 voti favorevoli su 345 votanti (5 astensioni), è stata trasmessa al Senato. La proposta era stata presentata il 6 febbraio di due anni fa.

Abbiamo raccolto la testimonianza di Rosaria Alleri (pedagogista) e Iolanda Moro (psicomotricista), che prestano servizio presso il Centro diaconale valdese “La Noce” di Palermo. Nel Centro “La Noce” sono presenti, fra l’altro, una scuola dell’infanzia e la scuola primaria.

La scuola valdese, spiegano Alleri e Mori, ha riconosciuto l’importanza di questo aspetto dell’educazione a partire dall’anno 2016. Prima a livello sperimentale, poi in modo consolidato.

Il modello è quello delle scuole svedesi, che già dal 1970 hanno in programma “l’ora di empatia”. La direzione del Centro “La Noce” ha investito risorse, tempo e formazione, con risultati positivi non solo in classe, ma anche di ritorno nelle famiglie. Fra le altre fonti di ispirazione, c’è la “mediazione umanistica” di Jacqueline Morineau. L’utilizzo di strumenti e laboratori, in un clima di collaborazione e condivisione con l’insegnante di classe, permette di aumentare tutti i livelli di comunicazione e apprendimento. Nelle classi Prime e Seconde si parla di “alfabetizzazione emotiva”. A partire dalle classi Terze della scuola primaria, invece, si propone la cosiddetta “educazione razionale-emotiva”. Si utilizzano ad esempio video, foto, immagini che facilitano l’espressione. Ma anche giochi di ruolo, pittura, musica e psicomotricità. A vedere i risultati, che sono incoraggianti, si spera che la proposta di Legge diventi realtà per tutte le scuole del Paese. Servirà, quindi, fare formazione per i futuri educatori e pedagogisti.

L’intento è quello di considerare i diversi tipi di intelligenze. e, dunque, le “differenti possibilità espressive che consolidano ed avvalorano la centralità di ogni bambina e ogni bambino come essere capace, sapiente, competente, ma soprattutto unico”.

Qui di seguito, l’esperienza del Centro diaconale valdese “La Noce” di Palermo, nelle parole di Rosaria Alleri (pedagogista) e Iolanda Moro (psicomotricista).


Foto La Noce – scuola

<< La Camera approva all’unanimità che le “competenze non cognitive” diventino didattica per l’ampliamento del bagaglio delle soft skills in chiave di evoluzione globale.

Sicuramente una notizia confortante ed entusiasmante, nella misura in cui un governo si rende conto dell’importanza di offrire stimoli educativi orientati non solo alle conoscenze didattiche del bambino ma alla formazione della persona. La scuola valdese ha riconosciuto l’importanza di questo aspetto dell’educazione a partire dall’anno 2017 sulla scia delle scuole svedesi, che già dal lontano 1970 hanno introdotto “l’ora di empatia”, la cosiddetta “Klassens tid”, nei propri piani formativi. La scuola valdese ha scelto, quindi, di inserire nel Piano dell’Offerta Formativa 2 ore di “alfabetizzazione emozionale” a settimana per classe.  In questo modo, già all’età di sei anni, i bambini e le bambine imparano l’ABC delle emozioni. A nominarle, individuarle, riconoscerle, esprimerle, comprenderle e, quindi, a possedere gli strumenti per gestirle e canalizzarle in modo sano. Nel mese di giugno 2021 la scuola valdese ha avuto l’opportunità di farsi portavoce, all’interno del “percorso partecipativo di analisi e proposte sulle linee pedagogiche per il sistema 0-6” della proposta di inserire l’educazione emotiva all’interno dell’attività curriculare alla dott.sa Francesca Puglisi, capo segreteria tecnica del Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. In tre anni di sperimentazione si è avuta l’opportunità di constatare quanto l’attenzione e la cura della sfera emotiva-relazionale sia fondamentale per facilitare gli apprendimenti e migliorare il clima di classe.

Parlare di “competenze non cognitive” sembra però fuorviante e obsoleto, come se si potessero considerare i due ambiti compartimenti stagni. La nostra esperienza ci porta a credere in una imprescindibile osmosi tra sfera cognitiva ed emotiva. Basti pensare alla teoria del cervello come una casa a tre piani collegati da un ascensore che permette il passaggio di informazioni tra la nostra parte “rettiliana”, quella emotiva e quella razionale. Lo stato emotivo non può prescindere dal pensiero, tanto più che si è potuto constatare che sono le idee, i pensieri irrazionali, che suscitano, spesso, emozioni disfunzionali di difficile gestione. Una parte del compito degli insegnanti è proprio quello di orientare i bambini e le bambine anzitutto a prendere contatto con la parte più intima del sé di ciascuno. E facilitare l’integrazione della dimensione socio-affettiva con quella degli apprendimenti.

Una bambina che guarisce è una bambina che migliora

Ogni volta che si parla di questi aspetti teorici, ci viene in mente l’esame di una bambina inserita in regime di semiconvitto presso la scuola primaria. Una bambina “ferita”, piena di rabbia e sofferenza per i maltrattamenti subiti. Urlare, inveire, aggredire erano i suoi modi di farsi sentire e vedere. Questa bambina ha misurato i limiti, pesato le fragilità di noi operatori della scuola per dimostrare che lei aveva il potere di superarli e calpestarli. Atteggiamenti violenti nei confronti dei compagni avvenivano quasi ogni giorno. Una nuova partita si apre quando, attraverso strumenti che facilitano la narrazione di sé, la bambina comincia a far intravedere tutto il suo dolore travestito da rabbia espressa e agita. Quando i compagni di classe, con la facilitazione del conduttore delle attività, e gli insegnanti, comprendono lo scollamento tra azione ed identificazione con gli agiti e visualizzano una bambina indifesa e diffidente, piena di paure che si nascondono dietro pugni alzati. Il rendimento scolastico della bambina migliora in modo esponenziale. La relazione con i compagni diventa significativa. Gli apprendimenti “scorrono” in maniera fluida e si solidificano giorno dopo giorno.

Una scuola pioneristica

Crediamo che la scuola valdese abbia anticipato i tempi da quando, nel modulo didattico, ha inserito la presenza di laboratori, già a partire dalla scuola dell’infanzia, di psicomotricità, musica e grafico pittorico.

La possibilità di considerare varie intelligenze e dunque differenti possibilità espressive che, ancor di più, consolidano ed avvalorano la centralità del bambino come essere capace, sapiente, competente ma soprattutto unico.

La creatività condivisa, senza alcuna competizione, ma come amplificazione del proprio punto di vista che si somma, nella capacità di regolare frustrazioni, collaborazioni, attese del proprio turno, come sommatoria al gruppo e dunque come risorsa.

La motivazione che spinge il bambino all’azione per il piacere del risultato ottenuto e che in questo processo, concretamente, apprenderà su un piano pratico, concetti che si consolideranno previa sperimentazione condivisa senza giudizio.

Supportare, mediare, agevolare questa espansione del sé non legata strettamente a contenuti, ma a atti creativi che identificano il bambino nella propria esclusività, sottolineando come le diversità integrate siano valore aggiunto.

Nel caso specifico del laboratorio di psicomotricità, ad esempio, la possibilità di “giocare al teatro” con la drammatizzazione e con giochi di ruolo, offre la possibilità di empatizzare con situazioni e personalità magari molto differenti dalle proprie caratteristiche. L’attività prassica costruttiva, ancor di più, sviluppa competenze spazio-temporali e rimodula capacità organizzative.

Chiavi…

Ci sono chiavi di apertura, di lettura, di comprensione, di condivisione di ogni mondo rinchiuso in ciascun bambino.

… e voce

Per ogni pianto rotto in gola, per ogni ansia da prestazione, per ogni paura, per la vergogna.

Chiavi e voce sono le cose che tenta di offrire la scuola valdese, non aldilà della didattica, non come contenuti non cognitivi, ma nella speranza e nella convinzione che diventino strumenti per aprire tutte le porte.

Tutto questo è stato possibile grazie alla visione e alla lungimiranza della direttrice del Centro, Anna Ponente, in linea con lo spirito che da sempre caratterizza questo luogo. >>


La Noce

Il Centro diaconale La Noce di Palermo è un’opera sociale della chiesa valdese che si occupa, fra l’altro, di servizi all’infanzia e per soggetti svantaggiati. Ha come obiettivi la prevenzione di forme di disagio e di emarginazione, la valorizzazione delle differenze e l’educazione a una cittadinanza consapevole e responsabile.