Luterani mondiali in Uganda. Burghardt: “Mettere in pratica la fede”

Un reportage di Albin Hillert racconta le sfide umanitarie nel paese. Qui, i luterani operano da 40 anni in favore di donne, rifugiati e comunità locali

La Segretaria generale della Federazione luterana mondiale, pastora Anne Burghardt, a Palorinya, distretto di Odongi (Uganda). Aprile 2022. Foto FLM/Albin Hillert

Roma (NEV), 5 aprile 2022 – La Segretaria generale della Federazione luterana mondiale (FLM), pastora Anne Burghardt, si trova attualmente in Uganda, nell’ambito di una visita al programma nazionale.

Sono oltre 700.000 le persone rifugiate in questo Paese, dove il servizio umanitario luterano “World Service” è attivo e presente da oltre 40 anni in 21 diversi insediamenti. “Nel corso degli anni, la cosiddetta Perla d’Africa è arrivata ad accogliere centinaia di migliaia di rifugiati dal Sud Sudan, a nord, e dalla Repubblica Democratica del Congo, a ovest – scrive Albin Hillert nel suo ampio foto-reportage del viaggio, sul sito della FLM –. Le politiche per i rifugiati sono generose e i rifugiati godono della libertà di movimento, nonché del diritto a un pezzo di terra da coltivare e dove stabilirsi. Tuttavia, un massiccio afflusso di rifugiati, a volte molto superiore rispetto alle comunità locali che accolgono, richiede sostegno umanitario e maggiore sviluppo”.

Madri adolescenti: diritto all’infanzia negato

Tra le questioni aperte, c’è il problema delle gravidanze adolescenziali che con la pandemia di covid-19 sono aumentate. 1 ragazza su 3, di età compresa tra i 15 e i 18 anni, è incinta o ha partorito un bambino. Questo avviene sia negli insediamenti di profughi sia tra le comunità ospitanti. Le scuole ugandesi, fra l’altro, sono state chiuse per due anni consecutivi a causa del covid. “Vedere che a queste ragazze viene negato sempre di più il diritto all’infanzia, per diventare madri a loro volta, è straziante –, ha detto Burghardt – Il problema è reale. Dobbiamo capire come adottare un approccio olistico nel sostenere queste ragazze e nel prevenire le gravidanze adolescenziali in futuro. Bisogna aumentare l’assistenza diurna per i bambini, in modo che queste giovani madri possano continuare a frequentare la scuola. Continuiamo a vedere e sostenere l’immagine di Dio in ogni persona. Il nostro lavoro è mettere in pratica la fede”.

Foto FLM/Albin Hillert

C’è, poi, la questione dell’accesso ai trasporti per le donne. Dice Nyandeng Lual, leader degli affari femminili di Nyumanzi: “Senza mezzi di trasporto le nostre donne non riescono ad arrivare in tempo in ospedale, quindi finiscono per dare alla luce il loro bambino a metà strada. Abbiamo bisogno di un’ambulanza”.

Mobilità pragmatica, ambiente e risorse

La Federazione luterana mondiale opera in Uganda per il sostentamento e la protezione delle persone, ma anche per la coesione sociale, spiega ancora Hillert. Jesse Kamstra, rappresentante nazionale del World Service luterano locale, afferma: “La realtà è che, nelle aree di confine, vediamo molto quella che possiamo chiamare ‘mobilità pragmatica’ delle persone. Ad esempio, ci sono ampie comunità su entrambi i lati di un confine. Persone dello stesso gruppo etnico, con famiglia e parenti da entrambe le parti del confine. I confini, in questo senso, sono porosi, poiché le persone si spostano per necessità verso la zona più sicura. Per le comunità qui, si tratta di sopravvivenza”. Kamstra sottolinea, inoltre, l’importanza di costruire fiducia e di impegnarsi a lungo termine.

In tutti gli insediamenti, la FLM fornisce non solo cibo, acqua e riparo, ma anche opportunità di lavoro, per l’autosufficienza e la tutela ambientale. A Nyumanzi, nel nord dell’Uganda, dove sono accolti oltre 50.000 rifugiati sud-sudanesi nell’area del Nilo occidentale, il rifugiato sud-sudanese Makel Chol Deng, agricoltore di 43 anni, sostiene un progetto con la produzione di oltre 150.000 piantine di alberi ogni anno.

Nonostante l’accoglienza delle comunità ospitanti e l’impegno umanitario le comunità dell’Uganda devono affrontare una serie di sfide. Scrive ancora Hillert: “L’approvvigionamento idrico in molti insediamenti rimane inferiore all’obiettivo di 20 litri a persona al giorno e le razioni fornite attraverso il Programma alimentare mondiale sono state recentemente ridotte”. C’è ancora molto da fare, e non solo per quanto riguarda acqua e cibo. Occorre fare di più per le donne sopravvissute alla guerra. Ci sono gruppi di auto-aiuto e progetti per il supporto psicologico, ma servono risorse.


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