“Si cresce solo se sognati”. Riflessioni su umiliazione e umiltà

Nota della pastora evangelica battista Cristina Arcidiacono, in onda su Radio RAI 1 domenica 27 novembre 2022 nella trasmissione “Culto evangelico” – rubrica “Finestra aperta”

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Roma (NEV), 25 novembre 2022 – Pubblichiamo la nota della pastora evangelica battista Cristina Arcidiacono, in onda su Radio RAI 1 domenica 27 novembre 2022 nella trasmissione “Culto evangelico” – rubrica “Finestra aperta”.


Si cresce solo se sognati.

Così diceva Danilo Dolci, pacifista, educatore, sociologo, molto attivo nei territori più poveri e dimenticati del Paese, dagli anni 50 del secolo scorso. Si cresce solo se sognati, solo se riconosciuti parte di uno sguardo più ampio, di una vita che oltrepassa anche la mia.

Si cresce solo se umiliati sembra si voglia dire oggi.

Umiliare è un verbo che rimanda alla terra. Humus, terra che feconda, che nutre. L’umiltà è caratteristica di chi sa che stare in basso è condizione comune e offre un punto si osservazione diverso. Nella Bibbia, nel vangelo di Luca, Dio è cantato dalla voce di una giovane donna incinta, Maria, abbracciata e riconosciuta da Elisabetta, sua parente, incinta anche lei, come colui, che si abbassa (si umilia?) a guardare chi è già in basso, proprio lei, come colui che ha innalzato gli umili e tolto il potere ai superbi, ha mandato a mani vuote i ricchi e colmato di beni quante e quanti avevano fame. Umiliare, nelle parole del potere, prende il senso non solo dell’abbassare, di più, del far provare vergogna, del non riconoscere, del punire. Forse gli adulti, oggi, umiliano i ragazzi e le bambine già quando non li vedono, non li ascoltano, non danno loro fiducia. E al posto di interrogarsi sulle proprie scelte e sulle proprie azioni agiscono forse proprio come sono stati umiliati loro, in altri contesti e in altri tempi, e ripropongono una pedagogia “nera”, fatta di piccole e grandi torture psicologiche, e fisiche, di onore, di potere. Tutto questo non ha niente a che fare con la possibilità di riparare una relazione, di partecipare materialmente al ripristino di qualcosa che si è rotto, cose per le quali una persona adolescente sarebbe più che disponibile. Si sono celebrate, nella settimana appena passata, la Giornata per i diritti dei bambini e la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Nello spazio di tempo di un giorno si condensa la quotidianità di difficoltà di riconoscimento, relazioni di potere, abusi psicologici, violenza fisica, di sfruttamento minorile, vendita di bambini, disparità di condizioni lavorative ed economiche, riproposizione in chiave pubblica di luoghi comuni e stereotipi, fin dall’infanzia delle donne e degli uomini. Ogni giorno.

Sognare un nuovo modo di essere comunità passa dalla possibilità di riconoscersi sognate e sognati, già amati. Assieme a Maria che canta il magnificat, i vangeli propongono un Giuseppe che sogna e nel sogno si fa sognare da Dio, per essere un uomo diverso da come lo vorrebbe il potere: Giuseppe viene accompagnato a nascere di nuovo, grazie ad un Dio ostetrica, che lo riconosce parte del piano d’amore per l’umanità. Un uomo non patriarcale in una società patriarcale sarà l’esempio di maschio per suo figlio. E così sarà il potere ad essere umiliato, ricondotto alla terra.