Brasile. Assalto golpista al Congresso, chiese cristiane condannano violenze e strumentalizzazioni

Il Consiglio nazionale delle chiese cristiane in Brasile chiede ai leader cristiani di prendere una posizione forte e chiara: “Quello che è successo non è una manifestazione, è stato un atto di terrorismo. I terroristi siano identificati, processati e puniti, così come i loro finanziatori e istigatori. La democrazia vive”. L’assalto, operato proprio all’indomani dei festeggiamenti per i 133 anni di Laicità dello Stato, rappresenta una ferita politica e religiosa

Un frame tratto da twitter.com/todonoticias

Roma (NEV), 9 gennaio 2023 – Assalto al Congresso di Brasilia. Centinaia di arresti, esercito contro polizia, Palácio do Planalto violato, vetri rotti, bandiere e fumogeni. Questa la cornice della propaganda golpista che, l’8 gennaio, ha portato violenze e vandalismi contro il Parlamento, la Corte suprema e l’ufficio presidenziale nella capitale del Brasile. Migliaia di sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro, estremisti di destra, hanno fatto il loro ingresso con la forza nei palazzi della politica, nel cuore di Brasilia, dove sono avvenuti scontri e arresti. L’attuale presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha annunciato, nella notte, che “I golpisti che hanno promosso la distruzione di beni pubblici a Brasilia saranno identificati e puniti. Riprendiamo i lavori al Palazzo Planalto. Democrazia sempre”. La Corte Suprema ha rimosso il Governatore di Brasilia ed è stato disposto il blocco social per la propaganda golpista.

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Immediata la reazione delle chiese cristiane brasiliane in rappresentanza del protestantesimo storico e dei movimenti ecumenici. “Quello che è successo oggi a Brasilia non è stata una manifestazione, è stato un atto di terrorismo. I terroristi siano identificati, processati e puniti, così come i loro finanziatori e istigatori. La democrazia vive!” scrive su twitter il Consiglio nazionale delle chiese cristiane in Brasile (CONIC).

“Persone cristiane che chiedono il ritorno della dittatura, un regime che ha torturato e ucciso – twitta ancora il CONIC – hanno bisogno di riconciliarsi con Cristo, torturato e ucciso dal regime dittatoriale del suo tempo. Si può non essere d’accordo con un governo. Ma chiedere il ritorno al potere dei dittatori va oltre ogni buon senso”. Il CONIC ha ritwittato inoltre le parole di Jackson Augusto, del Coordinamento nazionale del Movimento Negro Evangélico, sul silenzio assordante delle figure evangeliche che hanno alimentato e dato legittimità teologica al movimento terroristico interno. E ha invitato i leader cristiani a prendere una posizione forte e chiara contro l’atto terroristico.

Anche l’Alleanza dei battisti del Brasile ha pubblicato una nota di ripudio di quanto accaduto l’8 gennaio a Brasilia, così come il Movimento ecumenico per i diritti umani, che ha espresso una netta condanna delle azioni violente e antidemocratiche poste in atto da gruppi bolsonaristi. L’invito è a una presa di posizione globale delle chiese, degli organismi religiosi e della comunità internazionale contro la violenza e gli estremismi nel continente. La Conferenza nazionale dei vescovi, da parte sua, ha preso posizione e ha chiesto di agire per proteggere la democrazia e la cittadinanza.

133 anni di laicità dello Stato e l’agenda morale di un “cristianesimo” escludente

L’assalto si è concretizzato proprio all’indomani dei festeggiamenti per i 133 anni di Laicità dello Stato. Era infatti il 7 gennaio 1890 quando, con il Decreto 119-A, si istituì in Brasile la separazione tra stato e chiesa, per promuovere la libertà di culto. L’avvocato e attivista per i diritti umani Elianildo da Silva Nascimento (membro di diversi organismi istituzionali per la diversità religiosa), il giorno prima dell’assalto, aveva scritto: “il momento storico rivela che la difesa della laicità non è mai stata più necessaria, per evitare che l’oscurità dell’ignoranza si rafforzi”. E afferma: “Per quasi quattrocento anni il Brasile, sotto l’egida dei processi di dominio e colonizzazione, è stato sotto il controllo e l’influenza stabiliti dall’imposizione religiosa, in una vera simbiosi tra potere religioso e governo, riproducendo modelli specialmente europei, e in molti paesi, l’instaurazione di un vero e proprio dominio degli affari e degli spazi che chiamiamo modernamente lo Stato, dalle imposizioni delle concezioni religiose, del potere clericale e della Chiesa”. Nascimento illustra l’avanzata dei settori cristiani evangelici e il loro desiderio di conquistare spazi di potere politico ed economico. Dai personalismi, fino al tentativo anche collettivo di sostituirsi all’influenza religiosa cattolica romana con un nuovo “cristianesimo” escludente, violento e intollerante. Parla, inoltre, delle “influenze e interferenze geopolitiche” che hanno posto le basi per “agende morali che si manifestano attraverso l’attacco ai diritti civili, umani, costituzionali e legali di ampi segmenti della società come donne, LGBTQIA+, indigeni, altri religiosi, come quelli di matrice africana, ma anche atei e agnostici”.

L’estremo conservatorismo, secondo l’avvocato, si è legato a un uso della religione come elemento unificante in nome di fantomatiche “battaglie spirituali”. Quelli che El Paìs chiama gli “orfani di Bolsonaro” sono forse, invece, espressione di un modello di rivolta replicabile nel Brasile federale. È la preoccupazione della scrittrice Claudileia Lemes Dias, autrice fra l’altro di “Fascismo Tropicale: il Brasile tra estrema destra e COVID-19” e “Le catene del Brasile. Un paese ostaggio delle religioni”. Lemes Dias, intervenuta il 9 mattina su Radio3 Mondo, ha detto che c’era un rischio annunciato di invasione, non solo delle sedi di governo, ma anche di altri spazi culturali e sociali. Già nel 2013 c’era stato un tentativo di penetrare nei palazzi, ben prima di Capitol Hill. E a maggio 2020, ricorda la scrittrice, si era formato un altro accampamento bolsonarista, pronto a entrare in azione e persino difeso dall’allora Ministro della Giustizia di Bolsonaro. Lemes Dias denuncia, infine, una grande confusione fra gli estremisti, parlando della “grande ferita di un paese che non ha mai fatto i conti con la dittatura. Si è creato il mito brasiliano della crescita economica e del progresso. Nemmeno i libri di storia hanno affrontato la questione, non c’è stato nessun processo di chiarimento. Il risultato è che l’ignoranza della gente comune si è mischiata con l’estremismo. La repressione sarebbe un bagno di sangue”. Sulla sua pagina Facebook, Lemes Dias scrive: “È certamente il momento politico più buio sin dal 1964”.