Danimarca: meno preghiere, più armi

Pochi giorni fa il parlamento di Copenaghen ha approvato una proposta di legge del governo che prevede l’abolizione dello "Store bededag", una festa che si celebra il quarto venerdì dopo Pasqua e la cui istituzione risale al 17^ secolo. Il motivo? Ricavare centinaia di milioni di euro da destinare alle spese militari...

Nyhavn, Copenhagen, Denmark, @Febiyanr, unsplash.com

Roma (NEV), 3 marzo 2023 – Si chiama “Store bededag” ed è una festività della chiesa luterana danese che è stata “barattata” con armi…Pochi giorni fa il parlamento danese ha infatti approvato una proposta di legge del governo che prevede l’abolizione della festa che si celebra il quarto venerdì dopo Pasqua e la cui istituzione risale al 17^ secolo, per ricavare centinaia di milioni di euro da destinare alle spese militari, come spiega in questo articolo Il post

Nello specifico, tale decisione, come sottolineato da Marco Santopadre su Il manifesto,  permetterebbe di guadagnare 430 milioni di euro utili ad aumentare la spesa militare al 2% del Pil – come chiede la Nato – già nel 2030, tre anni prima rispetto a quanto pattuito nella precedente legislatura da socialdemocratici, Partito socialista-popolare, liberali e conservatori.

Il governo danese è guidato dalla socialdemocratica Mette Frederiksen. La presa di posizione riguardo alla “Giornata di preghiera”, chiamata anche “Grande Giornata di preghiera”, ha suscitato numerose polemiche. Ma di che festa parliamo? “Si tratta di una festa speciale danese – spiega la Chiesa evangelica luterana in Italia – , che, a differenza della maggior parte di altre festività, non trae origine dalle narrazioni bibliche. Raccoglie una serie di giorni di preghiera per la pace e il benessere. Introdotta dal vescovo della Zelanda, Hans Bagger, nel 1686, egli chiamò questa giornata, “Giornata straordinaria di preghiera”. Lo scopo era di sostituire, riunendole, una serie di giornate di preghiera che erano state introdotte in tempi precedenti di crisi, guerra e carestia. Inizialmente dedicata alla penitenza, alla preghiera e al digiuno, store bededag veniva annunciato dal suono della campana alle 18 della sera precedente. Così tutti i commerci e l’ospitalità chiudevano per permettere alle persone di giungere sobrie e puntuali alla funzione religiosa del giorno dopo. Nel Giorno della Preghiera, le campane delle chiese venivano suonate per tre funzioni e la Quaresima terminava solo dopo l’ultima funzione. A quel punto la gente poteva riprendere il lavoro”.

Il vescovo luterano Peter Birch ha criticato la mossa del governo, come spiegano i luterani italiani, definendola “storica e transfrontaliera”.

“Normalmente – fanno notare dalla Chiesa danese – i grandi cambiamenti nei rituali e nei testi della Chiesa sono frutto di coinvolgimento dei diversi attori della Chiesa e nel rispetto della democrazia popolare. Per questo la Danimarca ha un ministero per gli affari ecclesiastici. Ma questa volta non è successo. O, meglio, è avvenuto solo in parte. Nel caso dell’abolizione della giornata di preghiera, infatti, il governo si è ritrovato, oltre alla contrarietà dell’opposizione, a dover prendere atto della contrarietà della Chiesa danese, che è una chiesa popolare. Non solo. Durante il processo politico di confronto verso l’abolizione dello Store Bededag, il coinvolgimento della Chiesa ha subito una marginalizzazione e, di fatto, zittito. È anomalo che il governo – rilevano ancora dalla Chiesa danese – ritenga di dover metter le mani su una festa religiosa senza coinvolgere la stessa Chiesa che ha originato la festa”.

Birch ha così sottolineato un “deficit democratico messo in atto dal governo”. In questo processo, secondo il vescovo, “il ministro avrebbe dovuto chiedere un parere tecnico alla Chiesa. Tuttavia questo parere, in contrasto con le valutazioni del governo stesso, ha portato a far prevalere queste ultime su tutto il resto. Questo è importante, perché è proprio con questa mossa che il governo – consapevolmente o meno – si pone come arcivescovo, cosa che, come sappiamo, non ha precedenti in Danimarca”.

Critiche anche da parte dei sindacati.  La presidente della Confederazione sindacale danese Fh, Lizette Risgaard, come si legge su Europa.Today, avrebbe dichiarato a Euronews che l’eliminazione di una festività è una “diminuzione unilaterale dei benefici per i lavoratori” e arricchisce i datori di lavoro che ottengono un giorno lavorativo in più.

 


SCHEDA Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI), dal sito web della Fcei:

Fondata nel 1949, ha circa 7.000 membri in 12 comunità sparse su tutto il territorio italiano, in maggioranza di lingua tedesca. Nella dottrina, nell’etica e nella vita spirituale la CELI segue le fondamenta gettate da Martin Lutero e dai teologi a lui legati. I rapporti della CELI con lo Stato italiano sono regolati dall’Intesa del 1995. La CELI è membro della Federazione luterana mondiale (FLM), della Conferenza delle chiese europee (KEK) e della Comunione di chiese protestanti in Europa (CCPE-Concordia di Leuenberg) e ha stretti contatti con la Chiesa evangelica di Germania (EKD) e con le Chiese evangeliche luterane unite in Germania (VELKD). La comunità più antica è quella di Venezia, la cui storia può risalire fino al periodo della Riforma, mentre le comunità di Trieste e Bolzano furono fondate rispettivamente nel 1778 e nel 1889, quando tali zone facevano parte dell’impero asburgico. Inoltre, la comunità di Ispra-Varese, fondatrice della FCEI, è confluita nella CELI.

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