Roma (NEV), 5 luglio 2023 – “My pronouns are they/them” è una frase intraducibile in italiano: sostanzialmente, significa che la persona che la pronuncia non vuole essere indirizzata né al maschile né al femminile. Un modo per renderlo nella nostra lingua è l’uso dello schwa (ə, ɜ) che infatti ho utilizzato in questo articolo.
Comunque, non mi era mai capitato di sentire questa frase dal vivo, e mai mi sarei aspettata di sentirla pronunciare nel corso dell’Assemblea generale della Conferenza delle chiese europee (KEK) che si è tenuta a Tallinn (Estonia) dal 14 al 20 giugno scorsi, durante un laboratorio pomeridiano nel quale abbiamo parlato delle nostre chiese, delle sfide che affrontano nella società e di come essere credenti oggi.
Ma poi, perché non me lo sarei dovuto aspettare? Forse non so che le persone LGBTQIA+ esistono in tutti i contesti, e dunque si possono facilmente incontrare a un’Assemblea ecumenica? L’incontro, infatti, non ha tardato ad arrivare: tra un laboratorio, un dibattito, una cena, un momento di preghiera e una passeggiata per Tallinn, a un certo punto è spuntato un cartello fatto a mano, con disegnato su un arcobaleno, che invitava i presenti a partecipare a una serata indiscutibilmente a tema queer. Vorrei ricordare cosa c’era scritto, vorrei averlo fotografato; purtroppo, poche ore dopo il cartello è sparito.
Qualcunə dice che è perché non era un incontro ufficiale, qualcun altrə perché l’incontro si sarebbe tenuto nel luogo adibito a cappella, dove la mattina e la sera ci raccoglievamo insieme in preghiera. Cartello o non cartello, l’incontro, comunque, c’è stato lo stesso: non segnalato nel programma ufficiale, se vogliamo semi-clandestino, al quale poi abbiamo fatto riferimento dal giorno dopo chiamandolo semplicemente “the meeting”, con una strizzatina d’occhio finale.
Il meeting è stato di domenica sera. La mattina di quello stesso giorno avevo scoperto che la chiesa metodista estone si è ritirata dalla Chiesa metodista unita (UMC), con effetti a partire dal 1° luglio 2023, per “ragioni di coscienza ed etica”. Ora, in questo caso specifico, come nel caso di altre chiese metodiste sparse per il mondo, questa locuzione significa che la sola idea che la Conferenza generale della UMC nel 2024 possa considerare di eliminare l’affermazione secondo cui “la pratica dell’omosessualità è incompatibile con la vita cristiana”, costituisce motivo di rottura tra le chiese che nel mondo sono affiliate a questa denominazione. Quindi, la UMC non ha ancora ufficialmente “depenalizzato” l’omosessualità, e già la chiesa metodista estone, così come altre, ha deciso di uscirne.
Nonostante ciò, gli aspetti positivi ci sono, e non sono pochi. Per esempio, è evidente che le persone LGBTQIA+ sono presenti a tutti i livelli in tutte le confessioni cristiane, e dunque anche all’Assemblea KEK. Inoltre, sono in corso dei cambiamenti importanti che si dispiegheranno nel corso di questo secolo e stiamo appena iniziando a vedere: all’interno dell’Esercito della Salvezza in Gran Bretagna, ad esempio, si è attivato un movimento di accoglienza e accettazione delle identità LGBTQIA+ ed esiste un Forum europeo dellɜ cristianɜ LGBTQIA+ che organizza incontri ed eventi.
Per me, l’aspetto più bello è stato vedere che moltɜ tra lɜ giovanissimɜ steward dell’assemblea avevano inserito una piccola bandiera arcobaleno nei loro cartellini di riconoscimento, e vedere sbocciare amicizie e legami tra quellɜ di loro che l’avevano e quellɜ che non l’avevano. Mi aspetto di vedere grandi cose da questa generazione, che pratica l’ecumenismo anche su questo fronte, in maniera diretta e senza togliere nulla alla propria fede e al proprio impegno nelle chiese.
Noi di “the meeting” abbiamo creato un piccolo gruppo Whatsapp per tenerci aggiornatɜ su come procedono le cose, e spero proprio che alla prossima Assemblea KEK il meeting sia annunciato ufficialmente e sia accessibile e visibile a tuttɜ coloro che vogliano adoperarsi per un cristianesimo inclusivo e non respingente.