Torre Pellice e l’Europa nel 1943

Il testo della rubrica “Essere chiesa insieme”, a cura di Paolo Naso, andata in onda ieri, domenica 3 settembre, in chiusura del Culto evangelico, su Rai Radio Uno

Roma (NEV), 4 settembre 2023 – Il testo della rubrica “Essere chiesa insieme”, a cura di Paolo Naso, andata in onda ieri, domenica 3 settembre, in chiusura del Culto evangelico, su Rai Radio Uno. Sul discorso di Altiero Spinelli e il suo legame con Mario Alberto Rollier, si può anche ascoltare l’intervista a Nicola Pedrazzi, giornalista e collaboratore della rivista Confronti, andata in onda sempre durante il notiziario del Culto evangelico di ieri.


Torre Pellice e l’Europa nel 1943

di Paolo Naso

Era l’estate del 1943 e l’Italia, Impegnata in una guerra che divideva tutta l’Europa, era ancora piegata da una dittatura che durava da oltre vent’anni. A fine agosto il giovane giurista Altiero Spinelli, che a 36 anni aveva già scontato una condanna di dieci anni di carcere e 6 di confino per la sua attività antifascista, si recò a Torre Pellice, nel cuore delle Valli valdesi del Piemonte, invitato dal suo amico Mario Alberto Rollier, un professore universitario membro ed esponente di rilievo della chiesa valdese. Furono giorni fitti di incontri e discussioni sul futuro democratico dell’Italia e dell’Europa e, alla fine, proprio a Torre Pellice di fronte a un pubblico di antifascisti, Spinelli pronunciò un discorso che, nei fatti, segnò l’esordio del Movimento federalista europeo e rilanciava l’ideale europeista concepito a Ventotene nel 1941, due anni prima.

E’ per ricordare questo fatto che lo scorso 31 agosto il presidente Sergio Mattarella si è recato a Torre Pellice, per ricordare quel momento fondativo della nostra identità europea e per incontrare la comunità valdese che in quel difficile frangente seppe proteggere Spinelli e gli diede modo di esprimere il suo progetto politico.

Non fu una coincidenza casuale. La comunità valdese non fu tutta antifascista ma, anche nelle Valli valdesi, alcuni dei suoi esponenti lottarono contro la dittatura, non solo partecipando al movimento partigiano, ma anche educando le giovani generazioni ai valori della democrazia e della pace. Furono maestre e maestri, insegnanti di liceo, teologi e pastori, professionisti, giovani uomini e giovani donne che, anche negli anni bui del fascismo e della guerra, seppero animare spazi di libertà in cui progettare il futuro, già immaginando la caduta del fascismo e sperando nella pace.

Per molti di loro, la spinta antifascista veniva dalla tradizione di fede, dalla secolare lotta dei valdesi per la libertà contro le idolatrie dello Stato, del potere e dell’autorità. Su questo terreno fu naturale l’incontro con personaggi come Spinelli e, più in generale, con la cultura politica democratica, soprattutto quella del filone liberal-socialista e azionista. A cementare questo rapporto contribuì anche la coscienza che la prima di tutte le libertà è quella religiosa e che lo stato laico è quello che meglio tutela questo principio.

Per i valdesi, però, il rapporto con Spinelli crebbe anche attorno a un altro tema: il federalismo, cioè l’idea di un sistema politico europeo basato su di un patto di unità e di solidarietà tra gli Stati, per bandire quel veleno nazionalistico che aveva ripetutamente dissanguato l’Europa.

Il federalismo come patto di unità nella diversità degli Stati e delle culture dell’Europa post-bellica. Il termine “patto” suonava familiare ai valdesi e, con loro, a molti altri evangelici. Ogni anno, ad esempio, i metodisti celebrano il “rinnovo del Patto”. “Patto” è’ un termine biblico che rimanda alla relazione che Dio stabilisce con l’umanità e al rapporto che uomini e donne credenti stabiliscono tra di loro quando si costituiscono come comunità di credenti, come chiesa. Patto, come quello che lega Dio e il popolo d’Israele; patto come quello che, Dio, in Cristo, rinnova con l’umanità; patto come quello che le comunità protestanti che scappavano dalle guerre di religione stabilivano tra di loro nelle colonie del Nuovo mondo, per consacrarsi a Dio e proteggersi a vicenda. Patto, nel linguaggio politico di oggi, è il fondamento di una società democratica che si misura con la pluralità delle culture, delle idee, delle etnie e delle religioni.

E’ chiaro che il patto federalista e politico è diverso da quello biblico e teologico, si pone su un piano altro e diverso. E tuttavia, nella storia queste due espressioni del patto si sono intrecciate e poste dialogo, l’una con l’altra.

Come sappiamo, nell’Italia del Dopoguerra la cultura politica laica ed europeista ebbe poca fortuna e tanti dei sogni concepiti ed espressi a Torre Pellice non si realizzarono o accadde solo decenni dopo. In un tempo di forti spinte antieuropeiste, allora, è doveroso ricordare da dove nasce l’idea di Europa, da quali tragedie e da quali costi umani e materiali. Ma