Coltivare memoria e impegno

Al santuario della madonna di Porto Salvo, alle 18, una commemorazione ecumenica, a dieci anni dal naufragio in cui morirono 368 persone.

Roma (NEV), 29 settembre 2023 – “Diceva Martin Luther King: “Non ho paura della cattiveria dei malvagi ma del silenzio degli onesti”. Guardando alla storia di questa isola, sono troppi gli onesti che hanno taciuto. Ma c’è anche chi ha parlato ed agito e alcuni sono qui con noi oggi”. Sono alcune delle parole scritte nel libretto della liturgia della cerimonia ecumenica che si svolgerà il 3 ottobre, alle 18, in memoria del naufragio di dieci anni fa in cui morirono 368 persone.

L’incontro è promosso da Parrocchia di San Gerlando Lampedusa, Arcidiocesi di Agrigento, Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, Mediterranean Hope – Federazione delle chiese evangeliche in Italia, con la partecipazione dell’Unione delle Comunità islamiche d’Italia, e si terrà al santuario della Madonna di Porto Salvo.

Ala cerimonia interverranno il Pastore Daniele Garrone, Presidente della FCEI, l’Imam Keith Abedelhafid, UCOII, il Mons. Alessandro Damiano, Arcivescovo di Agrigento, Alessandra Trotta, Moderatora della Tavola valdese, con una testimonianza sui corridoi umanitari, il Pastore Randy Mayer, della Chiesa Unita di Cristo (Arizona, USA). All’inizio della celebrazione ecumenica ci sarà il saluto di benvenuto di Don Carmelo Rizzo, Parroco di Lampedusa e un videomessaggio del Cardinale Matteo Zuppi, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana.

“Storie. Storie di vita che, proprio per questo, perché “di vita”, sono finite bene – si legge ancora nel libretto dell’incontro -. Chi le ha vissute ha potuto raccontarle. Quel tre ottobre di dieci anni fa – ed è per questo che siamo qui – sono finite tragicamente. Noi oggi, credenti, non credenti, diversamente credenti, siamo qui per fare memoria di queste storie. Coltivare la memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un momento così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare”.

Quest’ultima è una frase di Liliana Segre, che – spiega Marta Bernardini, coordinatrice di Mediterranean Hope, il programma migranti e rifugiati della Federazione delle chiese evangeliche in Italia,  “vorremmo ci accompagnasse in questa nostra commemorazione ecumenica del 3 ottobre 2023. La memoria è un potente antidoto contro l’indifferenza e noi oggi siamo circondati dall’indifferenza. Forse non proprio oggi, quando autorità e giornalisti di tutto il mondo si sono ricordati di quanto accadde qui, a Lampedusa, il 3 ottobre del 2013. Ma in questi dieci anni, chi ha fatto memoria delle 368 persone che sono rimaste uccise dall’immigrazione forzata, dalla carenza nei soccorsi, dalle leggi ingiuste pensate e scritte per fermare persone che scappano disperate da guerre, carestie, persecuzioni? E come? La memoria non deve essere un esercizio di retorica ma un dovere umano e civile, che tiene sveglia la coscienza e – come ci insegna Liliana Segre – che ci aiuta a contrastare un mondo carico di ingiustizie e sofferenze. In mezzo a noi sono testimoni e sopravvissuti di quella storia”.

“Sono a Lampedusa in occasione di questo anniversario per la forte esigenza di testimoniare il significato che il tragico naufragio del 2013 ha assunto per le chiese valdesi e metodiste che rappresento – dichiara Alessandra Trotta, Moderatora della Tavola valdese -. A Lampedusa nel 2013 è maturato un vero e proprio punto di svolta nella visione del tema delle migrazioni all’interno delle nostre chiese, da cui è scaturito un salto di qualità in un già forte impegno d’intervento, che ha fra l’altro prodotto l’ideazione e attivazione dei primi corridoi umanitari. Si aggiunge la volontà di manifestare solidarietà non soltanto ai familiari delle tante persone morte in mare – allora come purtroppo ancora oggi – ma anche alla popolazione di questa isola meravigliosa che – pur vivendo le preoccupazioni, le ansie, il dolore di una pressione costante – non hai mai perso il senso dell’umanità ed è la prima testimone di un’idea semplice: salvare vite umane in pericolo nel mare, mettere al centro la dignità delle persone salvate vengono prima di qualunque calcolo politico, prima  delle legittime, differenti visioni di come possa essere gestito un fenomeno complesso e globale come quello migratorio, che le nostre chiese considerano fra i più cruciali per una coerente testimonianza evangelica nel tempo presente”.