Una parola di speranza

Il pastore Daniele Garrone, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, è stato ospite della rubrica di cultura e società a cura di Gian Mario Gillio, "Tra le parole", andata in onda lo scorso 24 dicembre all’interno della trasmissione radiofonica Culto evangelico, su Rai Radio Uno.

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Roma (NEV), 27 dicembre 2023 – Riportiamo di seguito il testo di “Tra le parole”, rubrica di cultura e società a cura di Gian Mario Gillio, andata in onda lo scorso 24 dicembre all’interno della trasmissione radiofonica Culto evangelico, su Rai Radio Uno.


Ospite oggi Il pastore Daniele Garrone, docente di Antico Testamento presso la Facoltà valdese di Roma, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia. Lei è stato eletto nell’ottobre 2021: le chiedo un bilancio di questi primi due anni di mandato e poi se ci può raccontare che cosa è la Federazione delle chiese evangeliche in Italia.

La Federazione delle chiese evangeliche in Italia riunisce le principali denominazioni storiche del protestantesimo italiano – battisti, esercito della salvezza, luterani e valdesi e altre chiese – ed è nata per essere un momento di unità nella diversità di queste chiese, che sono unite nell’essenziale della fede ma ognuna ha la sua storia e la sua fisionomia e di operare nel paese, in Italia a servizio di tutte le chiese. Per esempio, con il nostro servizio di comunicazione cerchiamo di dare informazioni sull’attività delle chiese in Italia ma anche sul protestantesimo nel mondo. Vorremmo così colmare una lacuna in fondo tipicamente italiana per cui sembra che l’informazione religiosa debba essere monopolizzata dai così detti vaticanisti. Abbiamo una rubrica televisiva, ‘Protestantesimo’, che va in onda ogni quindici giorni e anche qui concepiamo la nostra presenza non come un accesso per parlare di noi soltanto, come una vetrina, ma di un mezzo al servizio pubblico e al dibattito che c’è nel nostro paese. Ci occupiamo di fornire degli strumenti per la formazione biblica dei nostri bambini e giovani. Cerchiamo di essere una voce protestante nel dibattito pubblico, nello spazio pubblico, che è fondamentale per una democrazia. E anche qui il nostro approccio non è quello di rivendicare trattamenti particolari ma insieme agli altri riconoscere e valorizzare il carattere plurale della società italiana di oggi, in un contesto democratico, costituzionale come è il nostro.

Si parla spesso di analfabetismo religioso e ai protestanti, agli evangelici viene chiesto spesso se sono cristiani. Forse il vostro servizio serve anche a questo, a raccontare chi sono i protestanti.

Certamente sì. E anche qui non come una “curiosa minoranza” ma ci teniamo a sottolineare che quello che in Italia tradizionalmente, storicamente è minoritario, spesso ignorato e a volte frainteso, è una componente del discorso della modernità in Europa e nel mondo. Nel nostro piccolo vorremmo anche colmare una lacuna, oltre che sconfiggere pregiudizi o ignoranza. Per quelle minoranze protestanti ma anche per gli ebrei, che erano in Italia da secoli, prima ancora i diritti civili e poi la libertà religiosa, è stata una cosa a lungo tempo agognata e poi avuta. Direi che questo ci ha lasciato una sorta di vocazione: non basta che noi che non eravamo liberi lo siamo diventati, dobbiamo occuparci anche della libertà degli altri. La nostra idea è che la libertà è una e la stessa per tutti. Questo fa sì che vogliamo essere molto vigili. Ci sono oggi delle religioni che hanno uno statuto di grande riconoscimento e agibilità, perché per esempio hanno concluso delle intese con lo Stato italiano ma valgono ancora in alcuni ambiti i cascami di quella che era la legislazione fascista sui culti ammessi. Leggiamo anche sui giornali, come per esempio nel caso dell’Islam, come ogni tanto si frappongano anche con dei pretesti degli ostacoli alla pratica del culto. Allora per noi è un punto fondamentale rivendicare anche per gli altri quella stessa libertà e quella stessa dignità di cui noi godiamo.

Presidente Garrone, di chiese evangeliche e di Federazione delle chiese evangeliche in Italia si parla spesso quando si parla dei corridoi umanitari, il progetto pilota realizzato insieme alla Comunità di Sant’Egidio e sostenuto dall’Otto per mille della Tavola Valdese. A che punto siamo?

L’impegno continua, è un altro ambito del nostro intervento, cioè per conto di tutte le chiese federate cerchiamo di far fronte come possiamo al problema della richiesta di asilo delle persone che sono costrette a fuggire.

Direi che l’impegno cresce e anche cresce il sostegno, perché appunto non soltanto varie chiese italiane e chiese sorelle all’estero ma anche altre organizzazioni italiane, penso per esempio all’Unione buddista, sostengono anche in misura cospicua questo nostro crescente impegno.

Avete firmato un nuovo accordo, tra l’altro, con i Ministeri.

Appunto con altre organizzazioni, l’Arci, Sant’Egidio, l’Alto Commissariato delle Nazioni unite per i Rifugiati e altri soggetti, abbiamo siglato un nuovo protocollo che prevede, sull’arco di un triennio, dei corridoi umanitari dalla Libia di persone molto vulnerabili, alcune hanno avuto anche esperienze terribili. Per quello che riguarda la nostra Federazione, si tratterà di 200 rifugiati nell’arco di tre anni. Dunque, è un impegno che cresce. Abbiamo poi proprio quest’anno ricordato che è passato un decennio dal terribile naufragio del 2013 e continuiamo per esempio ad avere a Lampedusa un nostro osservatorio sulle migrazioni. I nostri operatori che sono al molo quando arrivano le barche sono spesso il principale gesto di umanità, di solidarietà, di accoglienza a chi ha alle spalle non soltanto un viaggio pericolosissimo ma anche delle storie terribili.

Professor Garrone, l’anno che verrà sarà ricco di eventi. Il primo, a febbraio, con la settimana delle libertà e i fuochi del 17 febbraio che ricordano i diritti civili concessi nel 1848 alla Chiesa valdese. Ma tante altre iniziative, l’Assise della FCEI, i dieci anni di Mediterranean Hope, programma migranti e rifugiati della Federazione…Le chiedo in breve un flash sul futuro della federazione.

Tutte queste ricorrenze saranno per noi come sempre, credo e spero, da un lato un’occasione di rivisitazione della nostra storia, anche critica, ma soprattutto dovranno essere l’occasione per riscoprire la dimensione della speranza, del futuro. In fondo così piccoli come siamo, se siamo giunti fino a qui è perché qualcuno ci ha guidati e ci ha sorretti e quel qualcuno è anche colui che ci aspetta sul cammino, anzi ci viene incontro. La memoria diventa immediatamente una proiezione verso quello che ancora ci aspetta e che Dio ci prepara e l’occasione per riscoprire la nostra vocazione.

Un messaggio per i nostri ascoltatori?

Di essere raggiunti da una parola che viene dal di fuori, dall’alto e poi tenercela nel cuore, valutarla, comprenderla e rimeditarla. Forse, se ci sarà dato di fare così, quando poi di nuovo apriremo la bocca, forse diremo qualcosa di non banale e di utile non soltanto per noi ma anche per gli altri intorno a noi.