Scuola Pioltello, Valenzi (Fcei): “Valorizzare le differenze”

L'avvocata Ilaria Valenzi interviene sulla vicenda dell'istituto finito al centro delle polemiche dopo la decisione di chiudere il 10 aprile nel giorno di fine Ramadan.

Foto di @levimeirclancy, unsplash

Roma (NEV), 28 marzo 2024 – La decisione dell’istituto comprensivo “Iqbal Masih” di Pioltello, in provincia di Milano, di sospendere le lezioni per il prossimo 10 aprile in occasione delle festività per la fine del Ramadan continua ad essere al centro di polemiche. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso apprezzamento per il lavoro “che il corpo docente e gli organi di istituto svolgono nell’adempimento di un compito prezioso e particolarmente impegnativo”.

Cosa ne pensano le chiese protestanti? Stanno dalla parte della scuola.

“Pioltello è l’esempio di una realtà sempre più diffusa – spiega Ilaria Valenzi, consulente legale della Federazione delle chiese evangeliche in Italia e moderatrice della sezione studi della Commissione studi dialogo integrazione (Cosdi) sempre della FCEI, oltre che referente dello sportello legale scuola pluralismo laicità – , che registra scuole ad alto tasso di pluralismo religioso e necessita di accogliere il dato con atteggiamento al contempo realista ed inclusivo”.

È notizia degli ultimi giorni l’invio di un’ispezione da parte del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, finalizzata a fare chiarezza sulla scelta del Consiglio di istituto. Una scelta maturata più di un anno fa, sulla base della constatazione dell’impossibilità di svolgere lezione in concomitanza con la festività, vista l’assenza di quasi metà della popolazione scolastica. “La decisione del ministro”, continua Valenzi, “è giunta dopo giorni di aspre dichiarazioni e reazioni politiche da parte della destra di governo. Il ministro Matteo Salvini ha definito la scelta inaccettabile, in quanto contraria ai valori, all’identità e alle tradizioni italiane. Ancora una volta il tema della governance delle società plurali polarizza il discorso pubblico, tra politiche di apertura e chiusure identitarie. Colpisce, in ogni caso, come la questione assuma immediatamente un tono da scontro di civiltà non appena entri in gioco il fattore religioso e, in particolare, il fattore islam. Ciò nonostante dirigente scolastico e Consiglio di istituto abbiano chiaramente escluso la volontà di introdurre una nuova festività religiosa. Se infatti, la legislazione scolastica non consente di porre in essere azioni dirette a raggiungere un tale risultato, è tuttavia facoltà degli istituti, nell’ambito dell’autonomia scolastica, derogare al calendario regionale, purché il monte orario totale delle lezioni venga rispettato e garantito. In tale dinamica si inserisce tecnicamente la scelta della scuola di Pioltello, che si è fatta parte attiva nella gestione della multietnicità e multireligiosità della sua popolazione, decidendo di anticipare di un giorno l’inizio delle lezioni e consentire il regolare svolgimento dei programmi scolastici, senza lasciare indietro nessuno”.

La chiusura in occasione di festività religiose non è un fenomeno nuovo per l’ordinamento italiano. “È quanto si registra, ad esempio, in alcune località per la festività cattolica di Santa Lucia – prosegue l’avvocata Valenzi -, con ordinanze dei sindaci che impongono la chiusura di tutte le attività, anche scolastiche. In tali evenienze non si registra alcuna situazione di tensione, con la religiosità della maggioranza normalizzata a dato di partecipazione popolare. Il problema si pone, pertanto, soltanto qualora la scelta si situi al di fuori del cattolicesimo?”.

Un altro caso riguarda proprio le chiese protestanti, con la celebrazione del XVII Febbraio nel territorio delle Valli valdesi, in Piemonte “in cui si fa esperienza di una diversità religiosa storicamente importante e una diffusione numericamente significativa, che si manifesta nella chiusura delle scuole del territorio, per consentire la piena partecipazione della popolazione di ogni età. Una festività idealmente civile, che coinvolge una delle più antiche minoranze religiose presenti sul suolo italiano e che si connota per momenti di celebrazione anche di tipo religioso, con quella contiguità venutasi a creare nella tradizione di un “popolo chiesa”. Non solo scuola: anche il contratto collettivo per i dipendenti delle opere e istituti valdesi prevede, in sede locale, la possibilità di considerare il XVII febbraio giorno festivo in alternativa alla festa patronale”, aggiunge Valenzi.

Anche in Piemonte il copione è stato simile. “Nel 2022 il governatore della Regione Piemonte Alberto Cirio ha tentato di rompere con l’antica consuetudine, negando la sospensione deliberata, nell’esercizio dell’autonomia scolastica, da collegi dei docenti e consigli di istituto del territorio, in occasione della festività valdese. Un tentativo fallito – chiarisce Valenzi -, grazie dei numerosi interventi di sindaci ed esponenti politici regionali, che si sono fatti garanti e interpreti delle esigenze del territorio e delle prerogative ivi storicamente riconosciute ai valdesi. Anche in tal caso la battaglia politica ha trovato fondamento nella comprensione del significato dell’autonomia scolastica, come principio che consente di tener conto di specifiche esigenze ambientali ed eventi legati alla storia del territorio e rispondere in modo attento e bilanciato ai diversi interessi in gioco”.

“Il XVII Febbraio”, dunque, secondo l’esponente valdese, “e la sua storia di libertà sembra pertanto poter suggerire, ancora una volta, una strada da percorrere: il riconoscimento e le politiche di promozione delle minoranze religiose passano anche per la valorizzazione delle differenze. Senza voler semplificare i nodi di una riflessione ben più complessa sui modelli di gestione del pluralismo religioso, l’applicazione attenta e versatile degli strumenti legislativi a disposizione in chiave inclusiva è possibile e ciò in continuità con il significato di laicità indicato dalla Corte costituzionale, lontano dall’indifferenza e funzionale alla tutela della libertà religiosa, in regime di pluralismo confessionale e culturale”.