Primo Maggio. Competere o collaborare?

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Roma (NEV), 30 aprile 2024 – La Commissione globalizzazione e ambiente (GLAM) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) ha chiesto alla sua componente Antonella Visintin di condividere una riflessione sul Primo Maggio. Ecco il testo integrale.


Qual è il significato del lavoro e come può contribuire alla giustizia e alla solidarietà?

Questa “domanda da Primo Maggio” viene posta dall’Associazione evangelica su chiesa, impresa e mondo del lavoro (KWA) della chiesa luterana in Germania (EKD). Si tratta di un organismo che ha ereditato la storia del Servizio della chiesa nel mondo del lavoro (KDA). È una rete nazionale di lavoratori a tempo pieno e di volontari che condivide la missione, a livello ecclesiale, di testimoniare il Vangelo con le parole e con le opere. Inoltre, accompagna le persone nelle loro relazioni lavorative e di vita. L’Associazione KWA si basa su 4 principi guida: dignità umana, lavoro al servizio della vita, responsabilità sociale e sostenibilità dell’impresa (“l’economia sociale di mercato” deve essere ulteriormente sviluppata in una “economia di mercato sociale ed ecologica”).

Per questo Primo Maggio 2024, essa pone l’attenzione a una serie di questioni, fra cui: la domanda di più salari, di più tempo libero e di più sicurezza, tre temi cari alla Bibbia, incompatibili – aggiungo – con la scelta fatta 50 anni fa di smontare i diritti del lavoro e di renderlo precario. Tale smantellamento ha l’effetto di disarticolare le relazioni umane sia nel lavoro che nella società. Inoltre, con il dilagare del lavoro povero, oltre che umiliato, si va a contrastare l’obiettivo dell’agenda ONU 2030 di porre fine alla povertà in tutte le sue forme e dimensioni.

Oggi, a queste rivendicazioni di giustizia economica e sociale, se ne aggiunge un’altra rispetto all’orientamento dell’economia.

A questo proposito, interpelliamo la Bibbia, in Qoelet 4,4-6: “Vale di più una mano piena, con riposo, che entrambe le mani piene, con travaglio e corsa dietro al vento”.

Nel contesto di un’Europa in cui cresce la pressione verso un incremento della produzione di armi (e di conseguenza verso un incremento dell’uso di tali armi), ai temi critici delle condizioni di lavoro si aggiunge una opzione etica che non si può continuare ad aggirare. Stiamo parlando della ricerca di un ordine economico giusto, che preservi la pace e la creazione, entrambe spazzate via dalla guerra quale patto con la morte.

Anche il sistema educativo, la ricerca scientifica, la produzione culturale sono settori lavorativi che rischiano di coadiuvare questo sistema, in una atmosfera sempre più militarizzata.

Qoelet pone il tema della rivalità in una società del tutti contro tutti. Osserva che nella sua società le persone tendono a lavorare senza alcun limite per avere più degli altri. L’avidità scatena invidia in una competizione in cui il concorrente, quando non può essere dominato attraverso l’imposizione alle proprie condizioni, deve essere soppresso. Chi ne beneficia? I lavoratori, l’ambiente creato, la costruzione di un bene comune? No. Tutto questo è vanificato dalla sottrazione privata della ricchezza. E Qoelet chiama questo vanità, un correre dietro al vento.

Ad un lavoro in queste condizioni e con questi obiettivi viene negata la possibilità di essere collaborativo, creativo e al servizio dell’opera del Signore creatore, salvatore e redentore.

Vale di più una mano piena, con riposo, che entrambe le mani piene, con travaglio e corsa dietro al vento.

 Questa scelta, nello stato attuale dell’economia e della società, non è data. Tuttavia il Primo Maggio è anche un giorno di sospensione, per determinare le priorità.

Antonella Visintin