Strage di Orlando. Le chiese americane si stringono intorno alla comunità LGBTQ

Roma (NEV), 15 giugno 2016 – “Deploriamo la violenza delle armi, i crimini di odio e il terrorismo in tutte le loro manifestazioni”. Con un comunicato stampa diffuso all’indomani della strage di Orlando (Florida, USA), in cui – in un nightclub frequentato dalla comunità LGBTQ – 49 persone hanno trovato la morte per mano di un sedicente jihadista dell’ISIS, il Consiglio nazionale delle chiese cristiane degli USA (NCCCUSA) si dice “scioccato e rattristato”, notando come esattamente tutte e tre queste forme di violenza fossero all’opera in questo orribile attentato. E, ha aggiunto: “prendendo di mira la comunità LGBTQ è stata ferita la nostra società tutta intera, quella società espressione di persone di diverse fedi, opinioni e origini che insieme sanno costruire una nazione forte e vibrante”. Mette in guardia, il NCCCUSA, dallo stigmatizzare tutti i musulmani come persone violente: “Sembra che l’attentatore non fosse particolarmente religioso e mentalmente squilibrato, e spinto da un tipo di odio che è antitetico a qualsiasi fede genuina. Nessuna persona di fede può eseguire un tale atto di violenza e rivendicare di averlo fatto in nome della propria fede. Anche i nostri amici musulmani condividono questa stessa convinzione”, si legge nel comunicato. Il NCCCUSA, inoltre, ha voluto reiterare l’appello, già più volte lanciato, a favore di leggi sul controllo delle armi, e in particolare alla necessità di impedire il porto d’armi militare ai comuni cittadini.

Condanne per l’atroce atto e l’assicurazione di preghiere sono giunte da numerose organizzazioni religiose ed esponenti di chiese, tra cui il Consiglio ecumenico delle chiese; la African Methodist Episcopal Church – che ha sollevato la questione razziale mai superata e ricordato come un anno fa nella sua chiesa di Charleston, la Mother Emanuel Church, furono uccisi 9 membri di chiesa -; l’organizzazione interreligiosa Religons for Peace, che ha chiamato tutti ad essere costruttori di pace, interrompendo la spirale della violenza; la Islamic Society of North America, tra i primissimi – insieme a papa Francesco – a condannare l’”orribile atto” invitando chiunque potesse a donare il sangue per i feriti; nonché il Consiglio USA delle organizzazioni musulmane, che ha condannato ogni forma di violenza perpetrata da gruppi o individui che non hanno alcun rispetto per la santità della vita umana”. E il 13 giugno più di 200 leader musulmani statunitensi hanno sottoscritto una dichiarazione comune, l’”Orlando Statement”, in cui, tra le altre cose, si rifanno alla figura del pugile Muhammad Alì e al suo islam del cuore ed dell’inclusione (scaricabile in inglese qui: http://www.orlandostatement.com/).