Il 9 novembre 1989 e le chiese protestanti. Oltre i confini dei nuovi muri

Comunità e persone hanno avuto il coraggio della testimonianza, della protesta e della presenza nella storia. La sfida è, anche e ancora oggi, impegnarsi per i diritti umani universali

Il ponte di Glienicke (in tedesco: Glienicker Brücke) è un ponte stradale di Berlino che supera il fiume Havel collegando le città di Potsdam e di Berlino.

Roma (NEV), 8 novembre 2019 – C’è una chiesa sul fiume Havel, a Potsdam vicino Berlino, che nel 1961 diventò parte del muro che separava Germania Ovest e Germania Est. Il confine tracciato sulle mappe attraversava il terreno della chiesa, il campanile venne utilizzato come postazione di guardia e l’interno venne sventrato, comprese le panche e l’organo. È la Sacrower Heilandskirche, conosciuta anche come chiesa del Redentore al Porto di Sacrow. Viene descritta come una specie di nave ancorata sulla riva del fiume e fu costruita dall’architetto prussiano Ludwig Persius. Oggi è patrimonio mondiale dell’UNESCO. La caduta del muro di Berlino, 30 anni fa, è stata una liberazione anche per questo luogo, il cui recupero negli anni è avvenuto anche grazie alla Chiese evangelica in Germania (EKD).

La Heilandskirche. Foto Fondazione castelli e giardini prussiani

Prima della caduta del muro, le chiese protestanti nella DDR si riempivano per le preghiere per la pace, le “preghiere del lunedì”. Iniziativa partita da Lipsia, in particolare dalla Nikolaikirche, che presto si ampliò anche ad altre chiese e comunità. Lo slogan era già da tempo approdato alle manifestazioni e si era trasformato da: “Noi siamo il popolo”, che reclamava una repubblica tedesco-orientale davvero democratica, a “Noi siamo un popolo”, insieme con i tedeschi occidentali, che reclamava dunque una riunificazione. Lo ricorda il pastore Bruno Gabrielli, che a Lipsia ha trascorso il suo anno all’estero, iscritto alla Karl Marx Universität presso la facoltà di teologia. “Il muro venne giù e io mi ritrovai al primo anniversario della riunificazione a frequentare la Kirchliche Hochschule, nell’ultimo anno prima della sua chiusura – racconta Gabrielli –. Preparavo la mia tesi di laurea sul mandato politico della chiesa nel dibattito della Federazione delle chiese evangeliche nella DDR, sui motivi teologici che avevano portato al ruolo decisivo che le chiese in particolare evangeliche ebbero nel favorire una transizione non violenta. Professori universitari e teologi si spostarono all’ovest – ricorda ancora Gabrielli – io ero l’unico straniero iscritto, mentre negli anni prima era pieno di rumeni, ungheresi e cechi”.

Fra i pastori protestanti che hanno avuto il coraggio della testimonianza quando non addirittura un ruolo storico ricordiamo l’ex Presidente della Repubblica tedesca Joachim Gauck, che divenne responsabile della cosiddetta autorità Gauck, organismo creato per indagare sui collaboratori della famigerata Stasi. Ma anche Rainer Eppelmann, che fu attivo oppositore, pastore protestante luterano e ministro del Disarmo e della difesa nei governi di transizione verso la riunificazione tedesca, come spiega Valdo Spini nella sua analisi: “Si parlò allora di fine della storia. Non fu così”.

L’affresco di ricordi prosegue con il pastore Martin Krautwurst: “Esattamente 30 anni fa, nell’autunno del 1989, mi ritrovai a partecipare a una preghiera di pace particolare – scrive sul sito della Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI) –. C’era una strana atmosfera nell’aria. Con espressioni pietrificate giunsero in chiesa moltissime persone. Si bisbigliava, osservava, in casi sporadici si fotografava anche. Nei volti si poteva leggere paura, disperazione, ma anche risolutezza e un po’ di speranza. Le persone nell’Est della Germania, nella ex DDR, volevano cambiamenti politici; e per questo si riversarono in strada”. Krautwurst ha riletto nuovamente l’estratto degli atti della Stasi su di lui: “Gli avvenimenti di allora vennero documentati in modo preciso dal servizio segreto della DDR. Quelle annotazioni mi avrebbero portato in un centro d’internamento. Ero considerato un provocatore e un sobillatore, perché mi ero impegnato in modo pacifico per i cambiamenti politici. Noi chiedevamo libertà di viaggiare, libertà di stampa, libertà d’opinione e di riunione e di elezioni democratiche. Diritti fondamentali, che in realtà sembrano sottointesi, ma che sono continuamente in pericolo”.

Il muro fra Messico e USA

Ancora protestanti nella protesta. Andare oltre i confini dei nuovi muri e contribuire a costruire ponti: “È il nostro compito – dice ancora il pastore Gabrielli –. È importante esserci laddove ci sono dei movimenti che si battono contro i muri. Non per una protesta fine a se stessa, ma nel tentativo di seminare i germi di una società solidale e battersi per questo. La nostra sfida di oggi è quella di dire la verità di fronte alle fake news propagandate dal singolo cittadino così come dai grandi poteri, che ne hanno il monopolio nell’informazione e sui social. Nostro compito è anche quello di prendersi cura delle persone e di rivendicare il principio che i diritti umani sono patrimonio comune dell’umanità, non solo nel Vangelo o nel Corano o nella Bibbia ebraica, ma nella Dichiarazione universale di tutta la comunità internazionale. Diritti sistematicamente violati dal sovranismo, dagli esclusivismi, dai nazionalismi di varia natura, sia etnica, sia sessuale, sia religiosa”.


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Quello che ricordo della caduta del muro di Berlino” e la riflessione sui “muri del terzo millennio” della vice presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), Christiane Groeben, originaria di Hannover.

Il giorno in cui il mondo non fu più diviso”, la testimonianza di Heiner Bludau, decano della Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI) che racconta la cortina di ferro come “mostruoso confine” impresso nell’anima: “Una frontiera a forma di muro che tagliava in due Berlino e che oltre la città si presentava come un’alta recinzione con torri di guardia, un’ampia striscia minata, installazioni di tiro automatico e all’interno diversi chilometri di terreno inaccessibili per i cittadini dell’Est”…

1989–2019. Libertà religiosa e progetto europeo”, l’articolo del pastore avventista Davide Romano, che parla del ruolo delle chiese protestanti nel movimento pacifista della Germania Est e richiama a una “dose doppia di preghiera e di memoria” affinché la storia non si ripeta.