Costa D’Avorio-Parigi, via Libia. Lamine Touré, che non si è mai arreso…

La storia di uno degli ospiti della Casa delle Culture di Mediterranean Hope, programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia.

Roma (NEV), 9 novembre 2019 – Ci ha messo tre anni Lamine Touré per ricongiungersi con la sorella maggiore Fatoumata. Dalla Costa D’Avorio a Parigi, passando per l’inferno libico, a soli 15 anni, fino a Pozzallo e a tre anni trascorsi come ospite della Casa delle culture di Scicli. Ce l’ha fatta solo ieri, venerdì 7 novembre 2019, a 19 anni compiuti da un mese, dopo essere sbarcato in Italia oltre tre anni fa, nel maggio del 2016. ieri mattina, con un volo da Catania a Parigi via Roma, è riuscito nell’intento di riabbracciare parte della sua famiglia. Nel frattempo, in questi ultimi tre anni, è diventato adulto e ha vissuto presso la Casa delle culture del paese siciliano, prima con altri minori, poi, nell’ultimo anno, insieme a due ragazzi siriani arrivati con i corridoi umanitari. “E’ la storia di una persona che non ha mai mollato, di un ragazzo che non si è mai scoraggiato e con determinazione, anzi direi testardaggine, è riuscito a far valere un suo diritto. Avrebbe potuto prendere altre strade e invece da sempre ci ha detto che lui voleva arrivare a Parigi in modo legale e nel pieno rispetto delle norme» racconta  Gerardo Filippini, educatore presso la struttura MH sciclitana.

La sera prima della partenza, alla Casa delle culture, si è svolto un momento di saluto al giovane ivoriano. “L’esempio di Lamine è emblematico perchè incarna un periodo dell’accoglienza in Italia – continua l’operatore MH – . Parla purtroppo di tante persone che come lui vivono per mesi, anni, in queste sorti di “limbi giuridici”. Oggi siamo felici per lui perchè si chiude il cerchio di questo percorso della sua vita. E allo stesso tempo siamo tristi perchè se ne va, perchè dopo tre anni non solo a livello professionale ma a livello umano si crea un rapporto per cui ci sentiamo un po’ una famiglia, dei genitori, per lui. E’ stato capace di inserirsi in questo contesto in modo straordinario, di creare relazioni amicali importanti, senza farsi mai abbattere dall’attesa in cui viveva. Spiace che questa partenza, alla quale eravamo preparati, sia stata comunicata solo due giorni prima del trasferimento, e quindi non abbia avuto nemmeno il tempo di salutare tutti i suoi amici”.

“In questi tre anni a Scicli – ha raccontato Lamine Touré poche ore prima di partire dalla Sicilia per Parigi – ho legato tantissimo con le persone, sono stato davvero accolto come in una famiglia. Ora sono felice di poter rivedere dopo tanto tempo mia sorella maggiore, che vive e lavora nella capitale francese, è sposata”.

A Scicli è stato cameriere in un ristorante e ha frequentato l’istituto tecnico per il turismo, dopo aver conseguito la licenza media e imparato l’italiano in due soli mesi.

Il giovane ha perso di recente il padre, mentre la mamma vive nel suo paese natio, la Costa D’Avorio, in una grande città e “ci sentiamo tutti i giorni”, spiega. Del periodo in Libia, del viaggio dall’Africa a Pozzallo, ricorda e dice di aver “visto cose terribili”.

Ma oggi per Lamine Touré comincia tutta un’altra vita. Da “grande”, spiega in italiano con un inconfondibile accento siciliano, dimostrando d’un colpo i suoi 19 anni, tornando a sembrare un teenager, vorrebbe fare “l’ingegnere civile oppure lo stilista”. E che la città della moda non possa magari fargli realizzare i suoi desideri…Bonne chance.

[BB]