Colombia. La violenza contro una bambina è un attacco a Dio

La comunità cristiana Dialogo e Fede interviene sullo stupro di una minorenne: "Come Chiesa riaffermiamo l'impegno a promuovere relazioni giuste ed eque tra uomini e donne"

Foto di Jorge Gardner - Unsplash

Roma (NEV), 3 luglio 2020 – Lo stupro in Colombia di una bambina indigena di 13 anni della comunità di Emberá da parte di membri dell’esercito colombiano è stato denunciato dall’Organizzazione nazionale indigena della Colombia (ONIC), che ha raccontato quanto accaduto nella comunità di Santa Cecilia, nel piccolo dipartimento di Risaralda (Colombia centro-occidentale). La ragazza “è stata rapita e abusata sessualmente da un gruppo indeterminato di soldati dell’Esercito Nazionale della Colombia, appartenenti al Battaglione San Mateo, che hanno approfittato dell’isolamento e della situazione generata dalla pandemia per commettere l’atto”; secondo fonti di stampa 7 di questi avrebbero confessato lo stupro e sarebbero in carcere.

La chiesa Dialogo e Fede di Bogotà, una comunità cristiana evangelica, a seguito di questo episodio che si aggiunge alla crescente violenza contro le donne nel paese in questo periodo di isolamento sociale, ha diffuso un pronunciamento in cui condanna l’accaduto: “quando la vita dei bambini e degli adolescenti è violata, Dio stesso è attaccato, poiché la dignità divina dell’essere umano è annullata”.

Dialogo e Fede chiede che siano rispettati i diritti dei bambini, e reclama un’assistenza completa e tempestiva dal punto di vista dei diritti, del genere e della differenza: “come credenti, siamo chiamati a costruire il Regno di Dio con giustizia, ed è per questo che oggi alziamo la nostra voce per i bambini in modo da dare loro dei territori sicuri, non militarizzati, ed offrire l’accesso all’istruzione, al cibo, all’alloggio e a una vita piena, dove sono riconosciuti come soggetti di diritti e dove la loro infanzia e il loro sviluppo integrale siano garantiti”.

La comunità cristiana ha anche chiesto protezione per la famiglia della bambina e per la sua comunità e ha invitato la Procura della Repubblica di riconsiderare il trattamento giudiziario dato nel classificare questo crimine; sembra infatti che ai soldati sia stato contestato il reato di “abuso sessuale” e non quello di “violenza sessuale” cosa che permetterebbe di presumere che la ragazza abbia deciso consensualmente di avere un rapporto sessuale con sette (7) uomini armati.

“Promuovere rapporti giusti ed equi tra uomini e donne a immagine e somiglianza di Dio per trasformare le costruzioni sociali di violenza generate dal sistema patriarcale” è quello che chiede Dialogo e Fede che conclude la sua dichiarazione chiedendo “a tutte le organizzazioni religiose e ai movimenti religiosi di essere uniti nella preghiera e di esigere misure efficaci affinché questo tipo di atrocità non si ripeta. Chiediamo allo Stato colombiano garanzie per lo sviluppo integrale dei bambini, il loro corpo non è il bottino di guerra”.

Fonte: conefe.net