“Va dove ti porta il Green”. Sviluppo sostenibile; una nuova Costituzione?

Il commento della Commissione globalizzazione e ambiente della Federazione chiese evangeliche, dopo l’approvazione della proposta di modifica all’articolo 9 della Costituzione per la protezione di biodiversità e animali. E ancora: la natura come soggetto di diritto dall’Ecuador all’Europa. Infine, Protestantesimo presenta: “Va dove ti porta il Green”…

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Roma (NEV), 20 maggio 2021 – “La Repubblica tutela l’ambiente e l’ecosistema, protegge le biodiversità e gli animali, promuove lo sviluppo sostenibile, anche nell’interesse delle future generazioni”. Questo sarà il nuovo articolo 9 della Costituzione, una volta terminato l’iter di revisione. La commissione Affari costituzionali del Senato, infatti, ha approvato ieri la proposta di modifica all’articolo 9 della Costituzione.

La Commissione globalizzazione e ambiente (GLAM) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) commenta: “L’articolo 9 è fortemente disatteso dalle politiche del Ministero dei beni culturali da decenni”. La tutela del paesaggio, sostiene la GLAM, è in rotta di collisione con gli interessi di chi ha messo per troppo tempo al primo posto, in agenda, la cementificazione. E “il patrimonio artistico – continua la GLAM – è in balia di interessi privatistici. Vedasi il caso dell’Uomo vitruviano di Leonardo prestato al Louvre contro il parere dei tecnici, come denunciato da Tomaso Montanari o le sfilate di moda in luoghi d’arte”.

Serve più responsabilità sociale, sostiene la Commissione della FCEI che, interpellata dall’agenzia NEV, pone questa domanda: “Ora si vuole inserire la protezione dell’ambiente e della biodiversità in un contesto antropizzato come l’Italia. Ma ambiente e biodiversità sono già parte del paesaggio. Con questa modifica, si darebbe a tutto ciò che non è umano sul pianeta – piante, animali, suolo, aria, acque – uno status di persona giuridica titolare di diritti?”. Così, l’inserimento dello sviluppo sostenibile negli articoli 9 e soprattutto 41 della Costituzione darebbe, dice la GLAM, un “respiro eco-sistemico”. Cosa avverrà in caso di danno ambientale? Cambiare paradigma, osserva ancora la GLAM, “significherebbe mettere mano all’attuale modo di produrre”. Tuttavia, occorre ricordare “le resistenze opposte alla direttiva europea sull’economia circolare e alla conversione energetica”.

Nuovi modelli da esplorare, fra contraddizioni e speranze

Foto tratta da www.ilviaggiodellacostituzione.it/

“La preoccupazione per le generazioni future in un momento in cui vengono tagliati i diritti del lavoro e la struttura di responsabilità intergenerazionale del sistema pensionistico, in contrasto con l’articolo 2 della Costituzione, dimostra la scarsa considerazione dei Governi verso il dettato costituzionale” dichiara la GLAM.

C’è da sperare, comunque, che tale integrazione possa essere intesa come “una presa di distanza culturale dal neoliberismo e dalla sua accelerazione estrattivista”.

In generale, conclude la GLAM, i temi sono condivisibili. Ma attenzione. La coordinatrice, Antonella Visintin, afferma: “Personalmente, non ritengo in questo caso dirimente mettere mano alla Costituzione, cosa che viene fatta o proposta sempre più frequentemente e che potrebbe sfuggire di mano. Occorre sempre vigilare e occuparsi di far vivere la Costituzione, che costituisce un baluardo della nostra democrazia”.

Entusiasmo è stato espresso dal Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, che lo ha definito un risultato “storico”, per il quale “mi sono battuto negli ultimi cinque anni. L’inserimento in Costituzione del riferimento allo sviluppo sostenibile e alle future generazioni sarebbe un risultato davvero straordinario sul piano culturale e politico”.

Leggi l’intervista del NEV a Enrico Giovannini, ospite sulle nostre pagine nel 2018, quale portavoce dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile.

L’ iter della proposta è, comunque, ancora lungo. Il passaggio in commissione non significa approvazione del Parlamento.


Natura, soggetto di diritti

Il tema della natura come soggetto di diritti è ampio e articolato. Una panoramica sulle Costituzioni degli Stati europei (Dossier 140 del servizio studi del Senato) illustra come, nell’immediato secondo dopoguerra, non vi sia stata una particolare attenzione verso la tutela dell’ambiente in Europa.

Intanto oltre Oceano, già dal 2008 c’è una costituzione “biodiversa”, come la definisce Nadia Angelucci in questo articolo.  Parliamo della Costituzione della Repubblica dell’Ecuador, che nel suo preambolo recita così: “Noi, donne e uomini, popolo sovrano dell’Ecuador, riconoscendo le nostre radici millenarie, forgiate da uomini e donne di popoli diversi; celebrando la natura, la Pacha Mama, della quale siamo parte e che è vitale per la nostra esistenza; invocando il nome di Dio e riconoscendo le nostre differenti forme di religiosità e spiritualità; appellandoci alla sapienza di tutte le culture che ci arricchiscono come società; come eredi delle lotte sociali di liberazione di fronte e tutte le forme di dominazione e di colonialismo e con un profondo impegno con il presente e il futuro; decidiamo di costruire una nuova forma di convivenza cittadina, nella diversità e in armonia con la natura, per raggiungere il buon vivere, il sumak kawsay. Una società che rispetti, in tutte le sue dimensioni, la dignità delle persone e della collettività. Un paese democratico, impegnato nell’integrazione latinoamericana – sogno di Bolivar e Alfaro – la pace e la solidarietà con tutti i popoli della terra”.

La nuova Costituzione ecuadoriana era stata osteggiata ampiamente dalla Conferenza episcopale ecuadoriana e dalle gerarchie ecclesiastiche.


“Va dove ti porta il Green”

Questo il titolo della prossima puntata di Protestantesimo, in onda su RaiDue domenica mattina 30 maggio dopo le ore 8,00. Repliche: martedì notte 1° giugno alle ore 2,10 e domenica notte 6 giugno alle ore 1,55, sempre su RaiDue.

Possono convivere le logiche dell’economia, con quelle della salvaguardia del Creato, e con la dignità delle persone? Mai come oggi, nel pieno dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, questo obiettivo appare prioritario. Scrive la redazione della rubrica Protestantesimo: “Verde è la parola con cui le Economie di ogni Paese si devono confrontare. E anche le autorità competenti in materia cambiano nome: Italia, Francia, Spagna, Austria varano un nuovo Ministero, non più dell’Ecologia, ma ‘per la Transizione Ecologica’. Ma siamo sicuri che basti un cambio di nome per modificare anche il contenuto e la rotta? Saremo in grado di curare il pianeta che ci è stato donato? E saremo capaci di costruire un modello ‘green’ per tutti, e non solo per alcuni?”