16 giorni contro la violenza. Prostituzione non è libertà

È uscito il consueto fascicolo della Federazione delle donne evangeliche in Italia. Il documento accompagna alla riflessione dal 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, fino al 10 dicembre, Giornata dei diritti umani. Ne parliamo con la curatrice, Claudia Angeletti

Foto Timon Studler - Unsplash

Roma (NEV), 9 novembre 2021 – Il fascicolo “16 giorni per vincere la violenza” è scaricabile in formato PDF al seguente link. Si tratta dell’ormai consueto documento della Federazione delle donne evangeliche in Italia (FDEI) per accompagnare, giorno per giorno, a una riflessione sui temi della violenza contro le donne. Quest’anno il tema scelto è quello della prostituzione.

I “16 giorni contro la violenza” vanno dal 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, fino al 10 dicembre, Giornata dei diritti umani.

Il titolo del fascicolo FDEI per il 2021 è “Prostituzione non è libertà” e si trova come inserto cartaceo anche all’interno del settimanale Riforma n. 43 del 12 novembre 2021.

Abbiamo chiesto a Claudia Angeletti, redattrice del Notiziario FDEI e dell’opuscolo, nonché insegnante di lettere classiche e Laureata in scienze bibliche e teologiche, di raccontarci questo nuovo numero, frutto del lavoro collettivo, a più mani, di uomini e donne impegnate per contrastare ogni forma di violenza.

“Quest’anno parliamo di prostituzione come forma di violenza contro le donne. Sul tema avevamo già lavorato insieme all’Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne (OIVD), con una serie di incontri, che proseguiranno nei prossimi mesi. Anche l’OIVD ha contribuito alla stesura dei testi.

Il fascicolo è articolato su diverse pagine – spiega Angeletti –. Parliamo di aspetti normativi, di evoluzione del diritto dall’800 fino alla legge Merlin. Presentiamo in sintesi le proposte in discussione in Italia oggi. Potrete trovare, inoltre, un esame antropologico sulle radici della prostituzione. E, ancora, affrontiamo i temi del turismo sessuale, della prostituzione sul web e delle cause.

La povertà è alla base di questo fenomeno – prosegue ancora la curatrice del fascicolo –. Il 95% delle prostitute parte da una situazione di povertà economica, sociale e culturale. A motivo di questo si ritrovano coinvolte in contesti di tratta e sfruttamento, a opera di una criminalità organizzata che fa di questo commercio un business molto redditizio”.

La prostituzione si trova infatti al terzo posto, dopo il traffico di armi e di droga, per quanto riguarda il guadagno di chi lo gestisce.

Il fallimento del modello tedesco e il “menu” disumano

Nel fascicolo si parla inoltre della vita sulla strada e della vita delle donne in luoghi come ad esempio la Germania, dove la prostituzione è regolamentata per legge e dove si potrebbe quasi parlare di “prostituzione di Stato”, denuncia Angeletti.

“Le norme in Germania nascono per tutela e controllo sanitario, ma se si vanno a vedere i ‘menu’ presentati ai ‘clienti’ – afferma ancora Angeletti – si potrà notare che questi ultimi possono pagare per ottenere pratiche allucinanti. Le condizioni di vita delle donne sono al limite della sopportazione umana”.

La dottoressa Ingeborg Kraus, psicoterapeuta da anni impegnata nella cura di donne prostituite, esposte a stupro, vittime di violenze, sostiene che “l’obiettivo principale della legge, che voleva portare le donne fuori dall’oscurità, è totalmente fallito (…) lo Stato tedesco, normalizzando la prostituzione e garantendo una totale decriminalizzazione dei compratori del sesso, ha contribuito a un enorme aumento della domanda. Il comportamento dei compratori di sesso è sempre più pervertito e violento e totalmente disumanizzante. Il messaggio ai ‘clienti’ è chiaro: c’è un ‘diritto’ a comprare atti sessuali e ‘servizi’ in modo del tutto legale; si può comprare una donna e pisciarle in faccia, fare stupri di gruppo, o costringerla a ingoiare sperma e nei ‘menu’ dei bordelli sono offerti ‘servizi’ ancora più orribili (che non si elencano qui)” si legge in una delle pagine del fascicolo.

Spesso, continua ancora Claudia Angeletti, “chi finisce nel giro della prostituzione ha subito violenze nell’infanzia. Questo porta in una spirale di violenza che si proietta in età adulta ed è difficile uscirne”.

La selva oscura delle pulsioni maschili. Proposte

Un capitolo è dedicato alla “selva oscura delle pulsioni maschili”.

Sono due le cose da fare, secondo le redattrici: aprire canali per favorire l’uscita da queste reti e, prima ancora, promuovere azioni di educazione. Bisogna “chiamare in causa le famiglie, le chiese e la scuola per una sessualità libera e responsabile – dice ancora Angeletti –. Questi argomenti restano un tabù, tuttavia è il momento di fare un esame di coscienza, rispetto alle nuove generazioni che hanno facilità nel vendere il proprio corpo come se fosse una pratica di poco conto. Occorre chiamare in causa la società nel suo complesso. Anche con una nuova educazione all’affettività. Servono inoltre leggi più stringenti, o applicare quelle che ci sono, per punire i clienti e interrompere così la domanda. È la domanda a scatenare l’offerta, e su quella bisogna agire per impedire il traffico di esseri umani”.

Il dibattito in proposito è “Interessante e urgente, visti i dati sconcertanti riguardanti le relazioni sessuali a pagamento e visto il dibattito a livello legislativo su alcune proposte che vorrebbero cambiare o addirittura eliminare la legge Merlin. Come donne evangeliche – sottolinea la studiosa – non ci sembra una strada buona. Con tutti i suoi difetti, in quanto datata, questa legge ha una struttura valida. L’abolizione delle case chiuse e l’introduzione dei reati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione sono due elementi di civiltà da mantenere”.

Quanto all’immagine edulcorata e quasi “romantica” dei clienti come principi azzurri che “arrivano e risolvono i problemi, essa non corrisponde alla realtà. Attualmente, anzi, la situazione è ancora peggiorata. Tanto che la stragrande maggioranza delle prostitute sono oggetto di tratta. In Italia, come in Europa, per non parlare delle mete del turismo sessuale dove non esiste protezione né tutela per bambine, bambini e donne. In quei contesti le persone diventano oggetti passivi che non possono gestire il loro corpo”.

“Sex-Work”. Fra libertà e illusione

C’è poi la questione, non solo linguistica, delle “lavoratrici del sesso”.

Chi si schiera a favore delle cosiddette sex workers, “termine accattivante che rappresenta una parte minima del fenomeno – conclude Angeletti –, quelle che riescono a ‘esercitare’ autonomamente senza essere sfruttate vivono comunque in una situazione di libertà fittizia. A parte gli abusi, presenti anche in questa categoria minoritaria, il sistema è sempre lo stesso. Ed è un sistema in cui, intervenendo il denaro, con l’offerta soddisfi una domanda che di per sé è un fatto commerciale e non di relazione umana, dignitosa, paritaria e reciproca”.

Il fascicolo contiene anche proposte di film e una bibliografia. Sarà a breve disponibile anche in inglese, tedesco e francese.

Scarica il fascicolo: Prostituzione non è libertà