Contro il Black Friday: “Non comprare niente, fuggi dal capitalismo”

Philip Vinod Peacock, Segretario generale facente funzione per i programmi della Comunione Mondiale delle Chiese Riformate, alla vigilia della giornata dedicata a sconti e shopping, riflette sulla vicenda e sul messaggio del profeta Elia e la vedova di Sarepta (1Re 17,8-16)

Arno Senoner, unsplash

Roma (NEV), 24 novembre 2021 – “Oggi viviamo in una società dipendente dagli acquisti. Il consumismo è diventato una metrica di valore sia degli individui che della società. E questo a scapito del profondo sfruttamento nel mercato del lavoro. E il Black Friday è proprio la massima celebrazione globale del consumismo da un lato e del profondo sfruttamento del lavoro, dall’altro, e in particolare di coloro che sono costretti a lavorare nella vendita al dettaglio in questo giorno”. Così Philip Vinod Peacock, Segretario generale facente funzione per i programmi della Comunione Mondiale delle Chiese Riformate, alla vigilia della giornata dedicata a sconti e shopping.


Proprio in risposta a questo “venerdì nero“, nato negli Stati Uniti, è stato lanciato un appello globale a “non comprare niente”, la campagna “Buy Nothing”. Insieme a questa iniziativa, si è diffuso un invito ai lavoratori al dettaglio a non andare al lavoro durante il Black Friday e al pubblico in generale a non acquistare nulla durante il Black Friday. “Un modo per opporsi ai colpi mortali del capitalismo è sfuggirlo – aggiunge Peacock – , partecipando a questo boicottaggio del Black Friday. Non comprare niente, fuggi dal capitalismo”.

Philip Vinod Peacock
Acting General Secretary for Programmes
World Communion of Reformed Churches

“Nel primo Libro dei Re (1 Re 17: 8-16) si racconta la storia di Elia che chiede alla vedova di Sarepta un sorso d’acqua e del pane – continua il pastore -. La richiesta sembra fuori luogo, perché la vedova non aveva mezzi di sostentamento. E dunque la situazione peggiora, quando Elia insiste che lei lo nutra. La vedova è ospitale con il profeta e poi avviene il miracolo…La farina e l’olio non si esauriscono mai. Dobbiamo comprendere il messaggio simbolico del testo. Sarepta era una città che si trovava nel cuore del culto di Baal. Rappresenta non un’opposizione religiosa ma piuttosto l’opposizione di due diversi tipi di orientamenti di vita. La parola Baal significa infatti proprietario, e il culto di Baal era indicativo di un sistema di proprietà, acquisizione, consumi e oppressione che era opposto al sistema di condivisione, libertà e liberazione di YHWH (Dio). Incoraggiando questa persona più vulnerabile della società ebraica a rinunciare a quel poco che aveva, Elia la chiama fuori dal sistema avido di Baal e la introduce al sistema di Yahweh dove il paradosso di rinunciare a qualcosa per avere molto diventa realtà. Una vita impegnata per la giustizia ci chiama ad opporci ai sistemi di accumulazione, ad essere invece aperti alla generosità e all’ospitalità”, conclude l’esponente delle Chiese riformate.

 

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