Giustizia riproduttiva. Il corpo come soggetto, fra diritti umani, famiglie e comunità

Foto tratta dal sito UCC

Roma (NEV), 28 gennaio 2022 – Sono passati quasi 50 anni dalla storica sentenza del caso “Roe contro Wade”. Nel gennaio 1973, infatti, la Corte Suprema americana ha stabilito che la Costituzione degli Stati Uniti protegge i diritti delle donne di scegliere l’aborto. Oggi, la questione della giustizia riproduttiva è di nuovo all’ordine del giorno. In un commento sul sito della Chiesa unita di Cristo (UCC), Essence Ellis delinea la posizione del Sinodo generale sull’argomento.

La giustizia riproduttiva

Il concetto di “giustizia riproduttiva” nasce nel giugno del 1994, durante l’incontro di un gruppo di donne nere americane riunite nell’Illinois Pro-Choice Alliance. La giustizia riproduttiva viene così definita: “il diritto umano a mantenere l’autonomia personale del corpo. Di avere figli. Non avere figli. E di fare da genitore in comunità sicure e sostenibili”. In sostanza, il movimento per la giustizia riproduttiva invita a considerare la riproduzione al di là delle questioni individuali e legali. Il discorso non si limita all’interruzione di gravidanza, ma spazia anche sui temi dell’emarginazione e dell’oppressione. “È per questo motivo, e per molti altri ancora – scrive Ellis -, che ci riferiamo specificamente alla giustizia riproduttiva in contrapposizione alla salute riproduttiva e/o ai diritti riproduttivi”. Molti potrebbero chiedersi perché la Chiesa unita di Cristo debba intervenire a riguardo. La risposta è semplice, continua Ellis. “Siamo stati parte di questa conversazione per decenni. Nel 1971, due anni prima del caso Roe contro Wade, il nostro Sinodo generale ha approvato diverse risoluzioni sul tema. Dall’assistenza alle persone nella scelta sulle gravidanze indesiderate, alle richieste di educazione sulla sessualità nelle chiese. Fino al riconoscimento del divario nella possibilità di scelta fra donne povere e ricche. Il cerchio si è allargato. Certo, non è perfetto. C’è spazio per crescere, sfumature da nominare e nuove informazioni da considerare ogni giorno. Ma una cosa rimane la stessa: l’autodeterminazione individuale sul proprio corpo deve essere protetta. E dobbiamo continuare a smantellare i sistemi che le violano”. Molte tradizioni di fede ritengono che ogni persona sia “soggetto morale” (moral agent) del proprio corpo. A nostra volta, sostiene Ellis, “sta a noi sostenere tutte le donne nelle decisioni che prendono riguardo al loro corpo e alla loro salute riproduttiva”. Anche all’interno dell’UCC “ci saranno forti disaccordi. E le nostre teologie potrebbero non allinearsi mai. Ma dobbiamo onorare il nostro patto con la giustizia impegnandoci a continuare il dialogo sulla giustizia riproduttiva”.


Leggi l’articolo integrale di Essence Ellis sul sito dell’UCC:

Reproductive Justice: A movement affirming women, families and communities

Essence Ellis ha studiato per i Ministeri del Consiglio per la salute e i servizi. Prima borsista in assoluto per i Ministeri UCC della giustizia e delle chiesa locali.