Esodo e Pasqua. Garrone: “Qual è il primo atto della nostra libertà?”

Riflessioni sull’Esodo e sulla Pasqua, a partire da alcuni libri presentati a Radio Radicale da Daniele Garrone, docente di Antico Testamento alla Facoltà valdese di teologia di Roma e presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, insieme a Emanuela Prinzivalli e Lothar Vogel

Dettaglio di copertina del libro Esodo di Thomas Dozeman

Roma (NEV), 12 aprile 2022 – Si è tenuto ieri un incontro-dibattito a cui ha partecipato, fra gli altri, Daniele Garrone, docente di Antico Testamento alla Facoltà valdese di teologia di Roma e presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Sono intervenuti inoltre Emanuela Prinzivalli, docente di Storia del cristianesimo e delle chiese presso la Sapienza Università di Roma, e Lothar Vogel, docente di Storia della Chiesa presso la Facoltà valdese. Ospitati da Giuseppe Di Leo su Radio Radicale, i professori hanno parlato di alcune Novità editoriali pasquali. L’incontro si è aperto con alcune considerazioni di attualità sulla prossima Pasqua, segnata dalla guerra in Ucraina.

Nel suo intervento Daniele Garrone ha tracciato un affresco di “rivoluzioni e liberazioni” che riconducono ai temi dell’Esodo e della Pasqua. Dal famoso spiritual che dice “Mosè, vai dal Faraone e digli di lasciar andare il mio popolo”, cantato per la prima volta dagli schiavi della Virginia durante la Guerra di secessione. Alla teologia della liberazione. Dalla Pèsach, durante la quale le famiglie ebraiche celebrano il ricordo della storia dell’Esodo. Alle ripercussioni della storia e del testo biblico dell’esodo nella filosofia politica e nelle riflessioni sulla modernità. Queste sono solo alcune delle suggestioni che Garrone invita ad approfondire.

Garrone cita Michael Walzer, con il suo libro “Esodo e rivoluzione”, e Jan Assmann, con “L’invenzione della religione. Fede e patto nel libro dell’Esodo”. Quest’ultimo è una sorta di “commentario evocativo”, spiega Garrone, in cui l’autore vuole mostrare quello che succede nel mito di fondazione dell’esodo, inteso come un momento di svolta nella storia culturale dell’umanità. Infine, Thomas Dozeman e il suo Esodo, recentemente tradotto e pubblicato da Paideia/Claudiana.

“Noi non abbiamo un’edizione critica nell’Antico Testamento – scrive ancora Garrone –. Ci basiamo su un manoscritto medievale del 1000 dopo Cristo”.  Per capire e interpretare si lavora, quindi, attraverso traduzioni, tradizioni, filologia, critica letteraria e comparativismo: “Bisogna trovare il proprio itinerario tra le varie stratificazioni – dice Garrone, che suggerisce la lettura di questo tipo di libri anche al di fuori delle facoltà di teologia, dove si studia la Bibbia e l’antico oriente, “tanto più che in questi tempi c’è la tentazione di tutelare l’autorevolezza e l’attualità della Bibbia, così come di tutti i testi antichi, attraverso la sensazione di immediatezza, pensando alla contemporaneità che alcune parole ci evocano. Mentre io credo che, per sentirci interpellati, in qualche modo dobbiamo fare la fatica di tornare indietro, di superare la distanza. E dobbiamo prendere sul serio, di questi testi, la loro anteriorità e alterità. Solo allora, quando avremo percorso all’indietro questo cammino, forse potremo scoprire cosa queste remotissime parole ci dicono”.  Leggere l’Esodo nel suo contesto, dice Garrone, significa capire che “fino a quel momento, in quelle culture, si pensava al legame tra la divinità, o le divinità, e il mondo come un dato naturale. Una sorta di contiguità. L’idea era: Dio o gli dei ci sono. Il cosmo ha un suo ordine che dipende da loro. Tocca a noi inserirci in questo ordine”. L’esodo, invece, è qualcosa che avviene nella storia. Dio si manifesta con il suo nome e istituisce una relazione con soggetti liberi, nel famoso patto. “È interessante – secondo Garrone – che il rapporto sia questo. Dio non va dagli schiavi a chiedere ‘se io vi libero, poi voi sarete il mio popolo?’. Prima c’è la liberazione. È il primo atto, a cui segue il triplice assenso a un vincolo liberamente assunto. Allora, non mi stupisce affatto che questo paradigma dell’esodo abbia avuto così tanta risonanza nella riflessione sulle democrazie costituzionali parlamentari. In fondo, che cosa sono le nostre Costituzioni? Penso a quelle di Paesi come la Germania e l’Italia, che venivano da concezioni monarchiche o dall’esportazione della dittatura fascista. Qual è il primo atto della nostra liberazione? Il primo atto della nostra libertà è quello di inquadrarci, non sulla base di leggi e leggiucole, ma in un quadro superiore. Un quadro che garantisca l’universalità della libertà e dei diritti. Ci saranno di nuovo degli esodi? Credo che ce ne saranno ancora, la storia si ripeterà. Ci sarà sempre qualcuno che vuole creare il suo ordine perenne, che poi crollerà. Non sappiamo con quanti milioni di morti, ma per noi ‘occidentali democratici’ di oggi è bene riflettere su questa idea, su questo nesso tra la libertà e i vincoli che ci assumiamo per mantenere per noi, e per gli altri come a noi stessi, quella stessa libertà. È significativo che anche chi non appartiene a nessuna chiesa continui a riflettere sul significato dell’esodo”.

Qui il link alla registrazione video: Novità editoriali pasquali. Partecipano Daniele Garrone, Lothar Vogel ed Emanuela Prinzivalli (11.04.2022) (radioradicale.it)

Qui la traccia dell’intervento di Daniele Garrone: Dozeman appunti