Torre Pellice. Mostra “Le Bibbie dei valdesi” prorogata al 30 novembre

Prorogata al 30 novembre la mostra "Le Bibbie dei valdesi" a Torre Pellice, in provincia di Torino. Il 29 ottobre, fra l'altro, è prevista una speciale visita guidata gratuita, in occasione della consueta Festa della Riforma che viene celebrata ogni anno per ricordare l'affissione delle 95 tesi di Martin Lutero, atto che diede il via al movimento di riforma della chiesa che dura ancora oggi

Roma (NEV), 7 ottobre 2022 – Prorogata al 30 novembre la mostra “Le Bibbie dei valdesi“, edizioni dal XV al XIX secolo, dato il successo di visite.

Il 29 ottobre, fra l’altro, è prevista una speciale visita guidata gratuita, in occasione della consueta Festa della Riforma. Quest’ultima viene celebrata ogni anno a ridosso dell’anniversario della Riforma. Il 31 ottobre 1517, infatti, Martin Lutero rese pubbliche le sue 95 tesi contro le indulgenze, dando vita a un movimento che dura ancora oggi.

La Fondazione Centro culturale valdese di Torre Pellice, in provincia di Torino, celebra l’evento proponendo un weekend di iniziative.

La mostra su “Le Bibbie dei valdesi”, allestita dalla stessa Fondazione, espone una ricca selezione dalla sua biblioteca. L’esemplare più antico risale al 1478. Si tratta di un progetto ambizioso, durato tre anni, che coincide con i cento anni della Facoltà valdese di Teologia a Roma, anch’essa parte del progetto.

Sono in mostra 112 Bibbie, che descrivono precise e originali esperienze. Come ha detto il bibliotecario della Fondazione Marco Fratini, infatti, “sono uno specchio del ‘patrimonio librario’ delle famiglie valdesi”.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha assegnato all’iniziativa la medaglia quale “premio di rappresentanza”, per il valore della mostra.

Dall’evoluzione della stampa, alle traduzioni, alla diffusione, la mostra propone un viaggio che approda anche alle bibbie francesi gianseniste (corrente religiosa sviluppatasi nel Seicento all’interno del cattolicesimo), fino alla traduzione italiana dell’Arcivescovo di Firenze mons. Antonio Martini (1720-1809). La sua traduzione fu la più diffusa fino al XX secolo nella Chiesa cattolica, nonché la prima in italiano dai tempi del Concilio di Trento. Stampata anche dall’editrice protestante Claudiana, fu utilizzata in alcune scuole, come mostra uno degli esemplari esposti di inizio Ottocento, proveniente da Massello.