Consiglio d’Europa vota per la criminalizzazione dell’ecocidio

Un passo avanti per i movimenti che da tempo chiedono a gran voce una risposta globale sul tema della distruzione, in guerra e in pace, della natura e degli ecosistemi. L’impegno della Commissione globalizzazione e ambiente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia

Dettaglio di copertina del rapporto "Ecocide Law for an Economy within Planetary Boundaries", gennaio 2023

Roma (NEV), 31 gennaio 2023 – L’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha votato a stragrande maggioranza e senza obiezioni per il riconoscimento dell’ecocidio.

Lo rilancia la Commissione globalizzazione e ambiente (GLAM) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). La storica presa di posizione è un passo avanti per i movimenti che da tempo chiedono a gran voce una risposta globale sul tema della distruzione della natura e degli ecosistemi.

La decisione di adottare la risoluzione 2477 e la raccomandazione 2246 arriva dopo l’analisi di un recente rapporto della Commissione per gli affari sociali, la salute e lo sviluppo sostenibile sull’ impatto ambientale dei conflitti armati.

Su stopecocide.earth si legge: “Presentato dal relatore John Howell (Regno Unito, Conservatori europei), il rapporto afferma che i danni ambientali molteplici, gravi, di lunga durata e per lo più irreversibili causati dai conflitti armati colpiscono non solo gli ecosistemi ma anche la salute umana al di fuori dell’area del conflitto e molto tempo dopo la fine del conflitto. I diritti umani alla vita e a un ambiente sano sono così compromessi”.

L’ecocidio è un crimine

La risoluzione invita gli Stati membri del Consiglio a “costruire e consolidare un quadro giuridico per una maggiore protezione dell’ambiente nei conflitti armati a livello nazionale, europeo e internazionale”, inter alia, “aggiornando il loro arsenale legale per criminalizzare e perseguire efficacemente ecocidio e adottare misure concrete per modificare lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale al fine di aggiungere l’ecocidio come nuovo crimine”.

Il Consiglio d’Europa si è espresso inoltre sulle lacune giuridiche in materia, e sulla mancanza di un “meccanismo internazionale permanente per monitorare le violazioni legali e affrontare le richieste di risarcimento per danni ambientali”.

Il contesto immediato della risoluzione, secondo stopecocide, riguarda l’Ucraina, che “ha subito alti livelli di danni ambientali in molte forme nell’ultimo anno a causa degli attacchi russi, da ‘massicci incendi boschivi’ a ‘campi agricoli contaminati dalla benzina e fiumi dove i pesci sono soffocati sotto le chiazze di petrolio’ (fonte: Time, 18/10/22). Ulteriori danni derivano dall’uso di “prodotti chimici, munizioni e attrezzature militari”, ma anche dallo stoccaggio del carburante, da infrastrutture industriali, sistemi idrici, energetici e di gestione dei rifiuti, aree urbane, aree agricole e naturali. “La valutazione di tali danni richiederà una moltitudine di metodi complessi per stabilire gli impatti e pianificare le attività di ripristino” si legge sul documento “L’impatto ambientale del conflitto in Ucraina: una revisione preliminare” (Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente – UNEP, ottobre 2022).

Gli impatti ambientali ci sono in guerra e in pace, in Ucraina come altrove. Scrive ancora stopecocide: lo si vede “dai risultati ancora percepibili dell’uso dell’agente Orange in Vietnam negli anni ’60 (a cui si riferiva l’originaria coniazione della parola ‘ecocidio’) all’inquinamento da uranio nel sud dell’Iraq in seguito alla guerra del Golfo del 1991”.

L’attesa, ora, è che questa decisione abbia effetti sulle discussioni in corso nell’UE sulla revisione della direttiva sulla protezione dell’ambiente attraverso il diritto penale. Degna di nota è anche la recente adozione da parte del Consiglio dell’Istituto di diritto europeo (ELI) di una legge modello sull’ecocidio, elaborata per il contesto UE. La legge modello sarà votata a febbraio.

Diversi movimenti confluiscono a livello mondiale sul tema dell’ecocidio. Soggetti laici e religiosi, fra cui la Chiesa di Svezia e, in Italia, la stessa GLAM, che ha tradotto e diffuso alla sua rete i contenuti qui riportati.


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