Lgbtqi+, protestanti: a Padova decisione vergognosa

Alcune voci dal mondo protestante, a proposito della decisione della Procura di Padova di impugnare i certificati di nascita dei figli di coppie omogenitoriali. Per Letizia Tomassone, pastora a Napoli,"noi non definiamo la famiglia in base all'appartenenza di sangue, la famiglia è il luogo dell'amore". "Siamo di fronte a un pensiero unico che è l'antitesi della apertura che ha avuto Gesù ad accogliere le differenze", secondo Daniela Di Carlo, pastora di Milano. E Diego Passoni, testimonial Otto per mille valdese, aggiunge: "Quei bambini vittime di apartheid. Lo scopo della segregazione è inculcare in te il fatto che non ti meriti di più e che sei un cittadino, una cittadina, di serie B".

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Roma (NEV), 22 giugno 2023 – La decisione della Procura di Padova di impugnare gli atti di nascita di 33 bambini e bambine figli di due madri è “una cosa ignobile”. Lo dice Letizia Tomassone, pastora valdese di Napoli, docente di studi femministi e di genere presso la Facoltà Valdese di Teologia di Roma. “Privare dei bambini dei loro genitori è ignobile. Anzi tutto sono una madre single e ho avuto a lungo il timore di non sapere cosa sarebbe successo a mio figlio se non ci fossi più stata. Per questo mi ero messa d’accordo con delle amiche, costruendo una rete di famiglia solidale. Va capito che questa è un’angoscia che prende i genitori non “protetti” da una famiglia tradizionale, borghese, quindi mi identifico molto nei bambini e nei genitori che stanno vivendo questa situazione così terribile”.

Come chiese protestanti “noi non definiamo la famiglia in base all’appartenenza di sangue, la famiglia è il luogo dell’amore, che si costruisce sulla base di un progetto, è il luogo degli affetti. Anche la chiesa stessa può essere un appoggio per queste famiglie”. E a questo proposito le comunità protestanti sono già schierate: “Supportiamo e supporteremo queste persone, senz’altro. Là dove ci sono le famiglie arcobaleno, ci siamo e siamo supportivi”.

Come andrà a finire, secondo la pastora valdese? “Mi auguro che i sindaci mantengano la loro posizione di autonomia da una politica ideologica centralizzata. I sindaci hanno una possibilità e invoco la loro libertà di autonomia locale. Spero poi che la mobilitazione si allarghi e che anche la chiesa cattolica si schieri con queste che sono famiglie”. Infine, per quanto riguarda le chiese evangeliche al loro interno, “mi auguro che anche sul tema della gestazione per altri ci siano non solo riflessioni in ordine sparso ma collettivamente. Auspico che il prossimo sinodo valdese assuma anche nuove prese di posizione su queste istanze”.

Per Daniela Di Carlo, coordinatrice della Commissione fede genere e sessualità delle Chiese battiste, metodiste e valdesi, pastora a Milano, teologa femminista, “stiamo diventando lo zimbello dell’Europa. Quanto accaduto a Padova è inaccettabile: avere un nome è una questione di identità. Da un punto di vista teologico siamo di fronte a un pensiero unico, una dittatura, che è l’antitesi della apertura che ha avuto Gesù ad accogliere le differenze, diversità che erano al margine, non al centro della storia. Come fa questo asse politico che ci governa e che si proclama ipercristiano a selezionare chi sta dentro la storia e chi fuori? Gesù ha scritto una storia del cristianesimo plurale, invece oggi siamo di fronte ad un’unica lettura della realtà. La seduzione di avere una unica visione della storia appare purtroppo ormai sdoganata”. E riguarda forse non a caso temi quali la maternità.

“Perchè parliamo ancora e sempre di dominio sul corpo femminile ed è una cosa drammatica. Ancora lo Stato, le religioni, si arrogano il diritto di dire alle donne come usare il loro corpo. Inaccettabile”, aggiunge Di Carlo.

E le chiese protestanti? “Pochi giorni fa abbiamo celebrato a Milano con la collega Eleonora Natoli un battesimo di un bambino coi due papà e lo abbiamo registrato. Resistiamo nelle prassi che devono diventare pratiche, con azioni concrete come questa”. Dunque la proposta è: “se noi come chiese lo facciamo perchè riconosciamo questa possibilità, possono farlo anche altri soggetti”, come i Comuni.

Anche Diego Passoni, grande amico delle chiese protestanti e anche testimonial dell’ultima campagna dell’Otto per mille valdese, ha detto senza mezzi termini: “quello che è successo si chiama apartheid, segregazione”.

Perchè ha usato il termine “apartheid”? “Ho usato questa parola che descrive la politica di segregazione razziale in Sudafrica – ha risposto Passoni – perchè per estensione il termine si usa per segnalare qualsiasi tipo di segregazione, che sia civile, politica, a danno delle minoranze, operata da chi ha il potere, il governo, lo Stato sovrano, sulla base di pregiudizi etnici e sociali. Quei bambini che saranno privati di un cognome, di un genitore e di metà della parentela sono bambini vittime di apartheid“. Per il deejay e scrittore si configurano così in qualche modo all’interno dei confini nazionali “diritti anzi privilegi per i figli degli etero e meno diritti per i figli delle famiglie arcobaleno. Lo scopo della segregazione è quello di inculcare in te il fatto che non ti meriti di più e che sei un cittadino, una cittadina, di serie B“.

Oggi, intanto, la polemica continua, anche sulla scorta delle ultime dichiarazioni di Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità sul Corriere della sera. “Non entro nel merito delle decisioni dei magistrati – ha detto Roccella -. Mi pare chiara però la cornice in cui questa vicenda si inserisce: in Italia si diventa genitori solo in due modi, o per rapporto biologico o per adozione. Lo ha ribadito anche la Cassazione” quella “del dicembre 2022 dove per le coppie omogenitoriali viene indicata la strada dell’adozione in casi particolari, un’adozione semplificata. Che ci sia il vaglio di un tribunale, quando non c’è un legame naturale, per i bambini è una garanzia in più. La genitorialità per contratto in Italia non esiste”. Per la ministra le coppie omogenitoriali devono “seguire la procedura adottiva. E bisogna essere chiari: dopo le ultime sentenze della Consulta e della Cassazione, l’adozione in casi particolari immette pienamente il bambino nella rete di parentela del genitore adottivo, assicurandogli quindi nonni, zii, cugini e pieni diritti patrimoniali, e non richiede nemmeno il consenso obbligatorio del genitore biologico. Stiamo parlando della stepchild adoption, che qualche anno fa veniva richiesta a gran voce. Perché adesso non va bene più? Non è una procedura discriminatoria”.


Per approfondire:
La Commissione famiglia, matrimonio e coppie di fatto della Chiesa valdese

REFO – Rete evangelica fede e omosessualità

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