Il sentimento dell’Europa

L’intervento di Bruna Peyrot al convegno “Il sogno europeista è nato qui. Una sfida da completare” tenutosi a Torre Pellice in occasione della visita del presidente Sergio Mattarella. L’idea e il progetto dell’Europa, fra valori e diritti condivisi

Il rapimento di Europa, Jean François de Troy (French, 1679 - 1752 ) - foto wiki commons

Roma (NEV), 5 settembre 2023 – “Il sentimento dell’Europa, così come già proposto da Madame de Staël, fa parte di una grande campagna educativa che a nostro avviso sarebbe utile lanciare, anche oggi, nella collaborazione tra forze politiche, laiche e religiose. Perché l’accoglienza è una proposta politica e morale che accetta gli altri in uno spazio che appartiene a chi accoglie, ma l’educazione costringe a occuparsi dell’organizzazione dello spazio pubblico dove si esercita la cittadinanza, è la scena della convivenza con le sue regole dove si sperimenta nei fatti chi è il ‘prossimo’ spesso studiato in teoria”.

Foto nev/er – Torre Pellice, 31 agosto 2023

A dirlo è Bruna Peyrot, presidente della Fondazione Centro culturale valdese, intervenuta lo scorso 31 agosto al convegno Il sogno europeista è nato qui. Una sfida da completare tenutosi a Torre Pellice in occasione della visita nelle Valli valdesi del presidente Sergio Mattarella. (Leggi il resoconto completo del convegno, firmato da Davide Rosso, su Riforma.it)

Peyrot afferma: “Prima di essere un’unità economica e poi politica, l’Europa fu un sentimento, ossia un desiderio ragionato di unità per un continente le cui nazioni si erano lungamente combattute”. A partire da questa considerazione, la studiosa fa una ricognizione nella storia e nel pensiero, toccando alcune tappe fondamentali dell’idea di Europa. E cita lo storico Federico Chabod (1901-1960), alpinista valdostano, partigiano e politico, estensore della Dichiarazione di Chivasso, che ebbe a chiedersi “Quando gli uomini abitanti in terra europea cominciarono a pensare a sé stessi e con sé la propria terra, come un qualcosa di essenzialmente diverso, per costumi, sentimenti, pensieri, dagli uomini abitanti in altre terre al di là del Mediterraneo” sulla costa africana o oltre l’Egeo… Peyrot parla di Europa come complesso geografico e storico, ma anche del mito, e quindi di Erodoto, Eschilo, Omero, Orazio, Ovidio. Si passa per il medio evo, con Carlo Magno che accosta Europa e Christianitas, l’avvento della Riforma, l’era della laicità e dei filosofi, il ‘700 dell’Europa colta, che “aggiungerà, dopo un secolo e più di guerre di religione, il valore della tolleranza fra cittadini europei”. E poi, la “Pan-Europa” immaginata da Richard Coudenhove-Kalergi, oppure l’Europa come “Grande madre, riproposta in molti periodi storici, specie quelli di transizione e di crisi, non ultimo negli anni ‘30 e ‘40 quando l’Europa era e si sentiva schiacciata fra Stati Uniti e Unione Sovietica da un lato e dalla minaccia del nazismo dall’altra”.

Uno snodo imprescindibile, afferma Peyrot, “è consegnato dalla protestante Anne Louise Germaine Necker baronessa di Staël Holstein, Madame de Staël (dal cognome del marito ambasciatore svedese a Parigi, Eric Magnus de Staël). Critica feroce della deriva autoritaria della Rivoluzione francese, divenne la più ostinata nemica di Napoleone, quel ‘despota conculcatore di libertà’, come lo definisce Croce nella sua Storia d’Europa. Infatti Napoleone, dopo le vittorie di Austerlitz e Jena, aveva promosso una Confederazione europea sottoposta al suo impero, un po’ come Carlo Magno, e a sé stesso come unico sovrano d’Europa, di una grande nazione estesa dal Tevere al Reno. Anne Staël seppe interpretare il ‘bollore che ferveva nel sottosuolo europeo’ nella prima metà dell’Ottocento. Bollore dei contrari a una Europa conquistata con la spada e senza diritti costituzionali”.

Madame de Staël, esiliata da Napoleone, radunò – come già faceva a Parigi, al castello paterno di Coppet presso Ginevra – i grandi intellettuali dell’epoca: Benjamin Constant, August Schlegel, Simonde de Sismondi. “Il gruppo di Coppet definito da Stendhal ‘luogo degli Stati generali dell’opinione europea’ in opposizione alla Santa Alleanza restauratrice, approfondiva molti temi, fra i quali, oltre alla forma politica auspicata per gli stati dopo la bufera rivoluzionaria e la Restaurazione, anche il ruolo dei sentimenti considerati la base interiore che doveva essere convertita – oggi diremmo motivare – in azione politica”.

È con De Staël, secondo Peyrot, che “nasce l’idea che l’Europa non è più un tutto unico e compatto, ma la ricerca di un progetto che concilii le sue parti, cioè le nascenti nazioni, con il tutto”, fra europei che condividono gli stessi valori universali.

“È europea Anne De Staël – conclude Bruna Peyrot – come altre donne lo saranno in seguito. Simone Veil, che fu la presidente dell’inaugurazione del primo parlamento europeo nel 1972. Europea fu l’ebrea Ursula Hirshmann, compagna di Spinelli, che nel 1975 fonderà le Femmes pour l’Europe e che con Ada Rossi, consorte di Ernesto, con le sorelle Gigliola e Fiorella Spinelli, sarà parte del gruppo di Ventotene che elaborò il Manifesto omonimo, scritto su carta di sigarette e nascosto, secondo una narrativa consolidata, nella pancia di un pollo arrosto e poi diffuso ovunque. Queste donne furono staffette ante litteram. Senza queste donne il progetto di una nuova Europa non sarebbe approdato al continente”.