Donna: ultima nella creazione… prima nella trasgressione

Roma (NEV), 4 dicembre 2023 – Si è svolto lo scorso 30 novembre a Pavia, presso la locale chiesa valdese, uno studio biblico promosso dalla Federazione femminile evangelica valdese e metodista (FFEVM). Condotto dalla pastora Daniela Di Carlo e intitolato “Donna: ultima nella creazione… prima nella trasgressione”, lo studio si è sviluppato a partire dalla lettura biblica di 1 Timoteo 2, 11-15. Abbiamo chiesto alla pastora Di Carlo una sintesi del suo intervento:

“Mentre Paolo riconosceva le donne come padrone di casa e guide delle chiese domestiche, come diacone e come profetesse, l’autore delle pastorali no. Egli non cerca semplicemente di salvare la chiesa dagli eretici o dalle pressioni portate dal ritardo della parousia; piuttosto, presenta la propria visione sociale della chiesa servendosi dell’autorità̀ di Paolo, disprezzando al contempo le pratiche e le credenze discordanti di coloro che egli considerava «altri».

L’autore tenta di trasformare la chiesa in una casa romana con una specifica ideologia romana attorno ai protocolli di maschilità chiamata anche maschilità imperiale.

«Maschilità̀ [romana] significava avere il controllo, sia di sé stessi che degli altri, e femminilità significava cedere il controllo» afferma il teologo Craig Williams. Esisteva una paura maschile romana dei «non-uomini», un gruppo che include maschi dai tratti o dai modi femminili e sessualmente passivi, eunuchi, donne, schiavi, stranieri e conquistati.

Nelle lettere pastorali si colgono le lotte di potere e le teologie in conflitto all’interno della comunità cristiana e la strategia dell’autore è mirata a istituzionalizzare l’autoritarismo patriarcale assimilando elementi di ideologia domestica romana. In questo modo, l’autore semina le caratteristiche imperiali nel movimento cristiano prima dell’assimilazione imperiale del cristianesimo per opera di Costantino (380). L’autore arriva a vedere in Eva come la donna che si è permessa di decidere al posto di Adamo. Questo è il vero peccato di Eva, non tanto essere caduta nella tentazione del serpente, ma aver preso il posto che spettava ad un uomo. In una lettura queer* del testo biblico proposta da un commentario appena uscito   Elza Tames afferma che «Con il suo silenzio riguardo alla crocifissione, l’autore – delle lettere pastorali – si separa dall’immagine poco virile del Cristo crocifisso. Tale distanza era un prerequisito necessario per la sua prescrizione di un protocollo di mascolinità socialmente conservatrice per i seguaci maschi di Gesù»”.


*Mona West e Robert E. Shore-Goss, Bibbia queer. Un commentario, EDB 2023