Torino Film Festival, premio Interfedi a “Amen” di Andrea Baroni

Premiata la coraggiosa opera prima del regista romano

Roma (NEV/Riforma), 4 dicembre 2023 – Nell’ambito del Torino Film Festival, la rassegna cinematografica giunta alla 41^ edizione, esiste dal 2013 un premio collaterale attribuito dalla Giuria Interfedi. Ne fanno parte le locali comunità valdese, ebraica e il comitato interfedi, i cui rappresentanti conferiscono un “Premio per il rispetto delle minoranze e per la laicità” a un film tra quelli presentati al festival di rilevante qualità artistica che dia voce a ogni tipo di minoranza, favorendo il riconoscimento dei diritti, la partecipazione e l’integrazione; combatta discriminazione e pregiudizio; promuova tolleranza, laicità e rispetto delle libertà e delle responsabilità individuali.

La Giuria Interfedi 2023 composta da Walter Nuzzo (in rappresentanza del Comitato Interfedi), Maria Cecilia Rivoira (Chiesa Valdese) e Giorgio Berruto (Comunità Ebraica) ha premiato quest’anno “Amen” film del regista debuttante Andrea Baroni che ha sostanzialmente autoprodotto il film.


Ascolta l’intervista a Maria Cecilia Rivoira su Radio Beckwith: Il film “Amen” premiato al TFF per il premio Interfedi (spreaker.com)


La trama: in una isolata casa di campagna una famiglia vive sulla base di una forma autoprodotta e integralista di religione cristiana. Confessione comune, peccato, sofferenza e repressione totale della sessualità sono le cifre dell’istruzione religiosa somministrata dalla nonna alle tre nipoti. Un giorno arriva un cugino tutt’altro che brillante, ma è sufficiente a mandare in tilt ogni equilibrio, precipitando la vicenda verso un finale inevitabilmente tragico. Il film è molto curato, forte di una fotografia lirica suggestiva che contorna i corpi umani e la natura giocando con le luci e le ombre e i contrasti tra esterni e interni emblematici dei confini innalzati da ogni comunità quando cerca di definire sé stessa. L’autoisolamento completo orientato da un’ideologia religiosa fondamentalista è destinato a fallire, come si capisce fin da subito, ma qui il senso del fato che incombe è molto più importante della sorpresa. Il fanatismo può rendere qualsiasi cosa un idolo, a partire dalla Bibbia e da una serie di convinzioni assurte a dogma; su questa base si innesta una religiosità confezionata in proprio, sorta di spiritualità fai-da-te che costituisce un grave problema della nostra epoca. È il senso della scena in cui Ester, una delle giovani, rimprovera alla nonna di proporre sempre e soltanto alcuni passi selezionati e decontestualizzati della Bibbia – e letti in un certo modo, aggiungiamo noi. Nel finale la scena del padre che tira coltellate, alternata a quella delle donne in interno richiama uno dei classici esempi del montaggio sperimentale di Eisensteijn, dal film Sciopero (il famoso “montaggio analogico” di fantozziana memoria), con la delicatezza di non arrivare a scimmiottarlo. Da non perdere.


Nelle precedenti nove edizioni, il premio Interfedi è stato assegnato a La Plaga di Neus Ballus (2013), Felix & Meira di Maxime Giroud (2014), Coup de Chaud di Raphaël Jacoulot (2015), Avant les Rues di Chloè Leriche (2016), À Voix Haute di Stéphane De Freitas (2017), Nos Batailles di Guillaume Senez (2018), Made in Bangladesh di Rubaiyat Hossain (2019), Lingui di Mahamat-Saleh Haroun (2021) e I sogni abitano gli alberi di Marco Della Fonte (2022).

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