COP 28 in chiusura. La dichiarazione di Talanoa delle Comunità religiose

Le comunità religiose hanno rilasciato una dichiarazione esprimendo allarme per l'accelerazione dell'emergenza climatica e chiedendo l'eliminazione graduale dei combustibili fossili: "Chi inquina, paghi"

Foto CEC

Roma (NEV), 12 dicembre 2023 – La 28^ Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP28) di Dubai chiude oggi, 12 dicembre. In attesa del documento finale, le comunità religiose hanno rilasciato una dichiarazione esprimendo il loro allarme per l’accelerazione dell’emergenza climatica e chiedendo l’eliminazione graduale dei combustibili fossili. L’appello è stato consegnato alla presidenza della COP28, attraverso Ahmed Al Ghardaqa, capo dell’iniziativa interreligiosa COP28. Lo illustra il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC).

La dichiarazione è stata pronunciata dal pastore Tamsyn Kereopa della Chiesa anglicana di Aotearoa, Nuova Zelanda e Polinesia. Il testo è a nome delle comunità religiose che si sono riunite durante l’apertura della COP28, per un dialogo interreligioso nello spirito del talanoa, pratica di dialogo olistico e di affermazione della vita dal Pacifico.

“Le comunità religiose del mondo sono allarmate per l’accelerazione dell’emergenza climatica, che rappresenta una minaccia esistenziale per la vita”, si legge nella dichiarazione. “Nella nostra diversità di tradizioni, condividiamo una chiamata comune ad ascoltare le grida dei vulnerabili, delle generazioni future e della Madre Terra”.

La dichiarazione rileva che l’attività economica umana è alla base della crisi climatica.

“L’umanità ha il futuro nelle sue mani”, si legge ancora nella dichiarazione, che sprona ad “agire di conseguenza, in linea con la scienza, in modo responsabile e con urgenza”.

I combustibili fossili devono essere gradualmente eliminati adesso, scrivono i firmatari. “Una transizione giusta deve essere perseguita in modo tale che nessuna comunità e nessun lavoratore sia lasciato indietro. Non c’è assolutamente spazio per nuove estrazioni di combustibili fossili”.

I gruppi religiosi esortano le nazioni a superare gli interessi commerciali e nazionali, le differenze e i conflitti, e a impegnarsi per un Trattato di non proliferazione dei combustibili fossili.

“Mentre accogliamo con favore la decisione alla COP28 di rendere operativo il Fondo per le perdite e i danni, siamo delusi dagli impegni. Le nazioni ricche e industrializzate hanno la responsabilità morale di pagare per la mitigazione e l’adattamento”. Sul tema dei fondi per il clima, si afggiunge: “La finanza climatica non è beneficenza. Si tratta di pagare una quota equa basato sul principio ‘chi inquina paga’ e sulla responsabilità comune, ma differenziata”.

Nel documento, inoltre, molti accenni al rispetto dei diritti umani, alla giustizia climatica e intergenerazionale.

Le esperienze delle popolazioni indigene e delle donne, conclude il testo, “devono essere prese in considerazione. Non possiamo e non dobbiamo svendere il futuro dei nostri figli per il profitto e in nome dello sviluppo. Non c’è tempo da perdere: è nostro obbligo morale agire ora e con maggiore impegno per proteggere il dono della vita sulla Terra”.

Leggi la dichiarazione completa (in inglese)

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