Roma (NEV), 6 agosto 2024 – Lo scorso 3 agosto si è tenuto il XX Convegno storico del Laux, in provincia di Torino. Intitolato “Cattolici e valdesi dai conflitti alla condivisione ecumenica”, questo convegno ha visto fra l’altro la partecipazione del pastore Eugenio Bernardini con una relazione intitolata “Il percorso ecumenico di domani, una prospettiva valdese”. Già moderatore della Tavola valdese, Bernardini coordina il gruppo di lavoro degli 850 anni dalla nascita del movimento valdese ed è presidente della casa editrice protestante “Claudiana”.
Nel suo ampio intervento, il pastore ha esordito dicendo: “Impresa molto difficile quella di delineare le prospettive di un cammino iniziato da tempo, ma che ha alle spalle secoli di pregiudizi e di conflitti. Ormai siamo consapevoli che la storia non va solo avanti, ma anche indietro, anche se non si ripete mai nello stesso modo. Il cammino ecumenico dipende prima di tutto dall’azione dello Spirito e dall’ascolto che ne fanno uomini e donne che poi mettono anche in pratica ciò che lo Spirito suggerisce alle chiese. E si sa: il buon senso fa tutto quello che può, ma la stupidità fa tutto il resto. Lo vediamo anche nei conflitti armati di questi ultimi anni”.
Bernardini ha citato un importante documento del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi del 1998, dove fra l’altro si legge che “ogni chiesa (a cominciare dalla propria) ha limiti, difetti e peccati […], ogni chiesa (anche la propria) ha uno o più doni di Dio”. Sono passati 26 anni da questo documento che ha trasformato e fatto evolvere il dialogo ecumenico, tuttavia “in Italia permangono sacche di pregiudizio e di ignoranza reciproca, sia nel popolo delle chiese, sia tra il personale ecclesiastico a tutti i livelli” ha affermato Bernardini. Il quale evidenzia anche due importanti processi in corso: “il cambiamento della scena religiosa nazionale ed europea con l’affermazione di un nuovo pluralismo religioso” e “lo spostamento del baricentro religioso dal Nord del mondo al Sud del mondo”.
Spaesamento e analfabetismo religioso, secondo Bernardini, rappresentano un po’ la cifra e la sfida del nostro tempo. “Papa Francesco ripete spesso che le difficoltà attuali come cristiani ci rendono tutti più umili. Ecco, speriamo che sia così, perché dall’umiltà può nascere un nuovo cristianesimo” ha detto ancora il pastore, parlando anche di come sono cambiati nel corso del tempo gli equilibri di potere e i presupposti etici e teologici, nelle diverse parti del mondo. Evidenziando gli intrecci fra colonialismo ecclesiastico e colonialismo politico, Bernardini ha citato inoltre i conflitti e le convergenze fra confessioni e religioni, senza dimenticare il ruolo cruciale della chiesa ortodossa e degli organismi ecumenici internazionali. Serve “una nuova grammatica della fede”, ha concluso Eugenio Bernardini. “Si dovrebbero dare le condizioni migliori per cercare luoghi, forme, strumenti per dire insieme una parola evangelica e per una missione rinnovata nella società. Ne saremo capaci? Saremo capaci di andare oltre la cordialità e fraternità di oggi che pure sono fondamentali? E se ne saremo capaci, arriveremo in tempo? Non è che, già ora, ci stiamo mettendo troppo tempo?”
Una strada maestra, secondo Bernardini, è quella di “ritornare alla fonte, alla Scrittura. Abbiamo bisogno di annunciare e vivere oggi la Parola contenuta nella Bibbia, canone unico della fede e della vita dei cristiani. Lo ricordo nell’850° anniversario della conversione di Valdo di Lione, un laico, un semplice battezzato, che nonostante divieti e scomuniche non ha rinunciato alla vocazione di Dio a essere testimone di quella Parola di vita che cambia la vita. Questa è la nostra unica sapienza da trasmettere al mondo”.