Ucraina, l’impegno della Diaconia valdese

Oggi in una conferenza stampa sono state presentate le varie iniziative per l'accoglienza messe in campo dalla Diaconia valdese, con un focus particolare sui minori. 21 bambini arriveranno domani sera a Firenze, da un orfanotrofio di Kiev.

foto da unsplash

Roma (NEV), 10 marzo 2022 – Un impegno a 360 gradi per la popolazione in fuga dall’Ucraina e un aiuto speciale per i minori, dalla Diaconia Valdese. Oggi è stato presentato, in una conferenza stampa, l’impegno dell’ente ecclesiastico protestante che gestisce e coordina le attività sociali della Chiesa valdese, che prevede in particolare l’accoglienza di 21 bambini provenienti da un orfanotrofio di Kiev.

“La Diaconia valdese – ha spiegato il presidente della Diaconia valdese (CSD), pastore Francesco Sciotto, introducendo l’incontro – si è spesa nell’ultimo decennio nella vocazione di accogliere migranti, in coordinamento con le istituzioni ma anche attraverso la sfida importantissima dei corridoi umanitari, con la FCEI e la Tavola valdese. Oggi siamo tutti coinvolti in una nuova sfida, quella di accogliere le persone che scappano dalla guerra e quelle che se non rimarranno bloccate nei campi profughi, arriveranno nelle prossime settimane, persone che vivono e vivevano anche i Ucraina situazione di grande svantaggio, vulnerabili, minori”.

Proprio sui minori, la direttrice Loretta Malan, ha spiegato che “21 bambini (di cui sei di età inferiore ai tre anni) arriveranno domani sera a Firenze da un orfanotrofio in Ucraina, di Kiev, che è stato evacuato a causa dei bombardamenti, accompagnati dalle tutrici della struttura”. L’evacuazione dei bambini è stata gestita dalla Ong Save the children.

“Occorre cambiare paradigma dell’accoglienza, considerate le dimensioni e la tipologia del fenomeno migratorio delle prossime settimane: dovremo capire come accogliere queste persone – ha dichiarato il segretario esecutivo della CSD Gianluca Barbanotti – . I profughi dall’Ucraina – alcune centinaia di migliaia – con una lingua, una comunità, un’appartenenza nazionale forte, da gestire col dovuto rispetto, in molti casi vorranno poi probabilmente tornare nel loro Paese. E poi c’è il tema dei minori: parliamo di un milione di under 18″. Quanto alle possibili difficoltà sull’accoglienza in Italia, per Barbanotti “c’è il problema della frammentarietà degli interventi”, legati in buona sostanza alla responsabilità delle singole Regioni. “Le modalità dell’accoglienza andranno riviste, il modello attuale va sicuramente superato. Ci saranno donne e bambini con esigenze molto particolari”.

Tre parole d’ordine per i progetti della Diaconia: “ascolto e osservazione, per capire di cosa hanno bisogno queste persone, flessibilità ed efficienza. I bisogni saranno straordinariamente grandi rispetto alle risorse, quindi andrà capito come portare il massimo beneficio”, ha aggiunto Barbanotti. Oltre ai progetti per accogliere i bambini, “partirà una missione della FCEI in Polonia per valutare il tipo di intervento che realizzeremo; stiamo poi pensando ad alcuni allargamenti di progetti di accoglienza a Roma, Milano e Torino, mentre a Firenze lavoreremo sui minori stranieri non accompagnati e definiremo anche altri tipi di accoglienza diffusa; potenzieremo la rete dei community center; cercheremo di supportare i minori e gli adulti con problemi e disturbi post traumatici”, ha concluso.

Alla conferenza stampa, moderata da Silvia Davit, ha partecipato anche il vice presidente della CSD Carlo Baret.


QUI IL PDF e di seguito il testo del comunicato stampa integrale della conferenza odierna organizzata dalla Diaconia:

Conferenza stampa della Diaconia Valdese CSD

– 10 marzo 2022 – ore 10.30 Videoconferenza

Intenti progettuali della Diaconia Valdese di supporto alle vittime del conflitto in Ucraina

Situazione generale

Il giorno 9 marzo, a 14 giorni dall’inizio delle ostilità, i fuoriusciti dall’Ucraina sono oltre 2 milioni, di cui 1 milione di minori (Fonte ACNUR), con la previsione, molto ottimistica, di almeno un raddoppio di questi numeri. L’Italia è impegnata per accogliere una quota del 13% del totale. La comunità ucraina in Italia, prima della crisi, ammontava a 234.000 persone, rappresentando una delle più grosse comunità di stranieri in Italia. Quest’ultimo elemento fa prevedere che il numero di profughi in arrivo in Italia potrebbe facilmente superare le seicentomila unità, di cui il 50% minori.

Questa emergenza va affrontata con molta attenzione perché presenta alcune specificità.

  • Le dimensioni del fenomeno. I numeri degli arrivi sono incomparabili con le precedenti esperienze. Quando si urlava all’invasione con i barconi, si trattava di 180.000/200.000 persone che arrivavano nell’arco di 12 mesi e delle quali ben oltre la metà aveva come meta un altro paese europeo, che riusciva quasi sempre a raggiungere.
  • La tipologia di arrivi. Se eravamo abituati ad accogliere per lo più giovani maschi, in questo caso avremo una netta prevalenza di donne, bambini e probabilmente anche alcuni anziani.
  • Culture di riferimento. Dal mediterraneo (ma anche dalla rotta balcanica) arrivavano subsahariani, nordafricani, ma anche afghani e pakistani, con culture, lingue, abitudini e religioni molto diversificate. In questo caso avremo un gruppo molto coeso culturalmente coinvolto direttamente in una guerra “nazionale”. La struttura dell’accoglienza dovrà tenerne conto.
  • A differenza di altri migranti, molti degli ucraini hanno come obiettivo il ritorno nel loro paese, non appena le condizioni lo consentiranno.
  • Minori stranieri diversamente accompagnati. Finora abbiamo accolto in Italia minori che erano stati definiti MSNA (Minori Stranieri Non Accompagnati), che erano ragazzi, quasi tutti maschi, dai sedici ai diciotto anni che si erano aggregati ai flussi. Dall’Ucraina i minori rifugiati sono di tutte le età da 0 a 18 anni, molti accompagnati dalla madre o da altro parente. Ci sono inoltre migliaia di minori che vivevano in istituti che si stanno spostando oltre confine e che cominciano a vagare per l’Europa.

Criticità di sistema

A fronte di un fenomeno totalmente nuovo ci sono alcune criticità che, fin da ora, emergono in modo evidente.

  • Frammentazione degli interventi. Mai come in questo caso sarebbe necessario agire un coordinamento fra i diversi soggetti che impatteranno questa emergenza: gli enti locali, le prefetture, le regioni, la sanità, la scuola, il lavoro. Al momento invece i segnali sono molto contraddittori: il Ministero del Lavoro ha avviato un suo tavolo di confronto con il Terzo Settore coinvolgendo il Dipartimento della Protezione Civile; dal canto suo il Ministero degli Esteri ha aperto un tavolo con il Ministero della Famiglia; saranno nominati commissari all’accoglienza i Presidenti delle Regioni e delle provincie autonome. La complessità della situazione richiede una stratificazione governata dei livelli di coordinamento, dal livello Europeo, a quello nazionale/ministeriale, al livello regionale e degli enti locali sui quali cadrà inevitabilmente l’onere della gestione dell’accoglienza e dell’accompagnamento.
  • Continuità delle misure di intervento. Le modalità di accoglienza, già molto precarizzate negli ultimi anni, sono certamente inadatte a rispondere ai bisogni che si proporranno. Un conto è accogliere cento giovani subsahariani, un conto è accogliere il medesimo numero di donne con figli, o di bambini senza accompagnamento.
  • Nuovo modello di inclusione. Dovranno essere individuate modalità per favorire la continuità culturale e la vicinanza al paese d’origine, favorendo, per esempio, il bilinguismo
  • La questione minorile. Molti singoli e organizzazioni di volontariato si stanno attivando per portare in Italia minori. Scelta ammirevole che rischia però di lasciare spazio ad abusi e forme di sfruttamento. Sarà importante governare questo fenomeno, così come l’affido libero gestito da privati. Le nostre strutture non sono attrezzate per questo. I tempi dei Tribunali per i Minorenni e gli organici dei servizi sociali non sono tarati su questo tipo di lavoro (in Italia ci sono meno di 15.000 minori che vivono fuori famiglia in comunità educative). È necessario ridefinire il quadro delle responsabilità senza sospendere le garanzie di tutela.

Cosa facciamo: riferimenti e attività progettuali

Il nostro approccio alla questione parte da alcuni presupposti.

Ascolto/osservazione. La prima difficoltà, in una situazione ansiogena come quella che viviamo, è mettersi in una condizione di ascolto e resistere alla tentazione di proiettare sulle persone quelli che noi pensiamo siano i loro bisogni e i loro desideri. L’ascolto è anche leggere l’evoluzione della situazione: molti si stanno attivando ed è inutile riproporre progetti già esistenti. Possono rinforzare la competenza nell’affrontare il tema i raccordi con le associazioni ucraine in Italia e la formazione degli operatori sulla situazione sociale e culturale del paese.

Flessibilità. Ci impegnano, se necessario, a cambiare idea, a rivedere il modo di lavorare, a ridisegnare la mappa dei partner. Affrontiamo questo percorso con apertura mentale.

Se l’efficienza, cioè avere un giusto rapporto fra risorse impiegate e risultati raggiunti, dovrebbe essere il principio ordinatore di qualunque intervento, in questo caso particolare in cui probabilmente ci sarà una grossa disparità fra risorse disponibili e bisogni da soddisfare diventa indispensabile individuare interventi che diano il massimo risultato con le scarse risorse a disposizione.

Acquisizione conoscenza/contatti/competenze specifiche

Un nostro operatore partirà il giorno 11 marzo, assieme alla delegazione della FCEI, per una visita di ricognizione in Polonia nei campi profughi. Lo scopo della visita è raccogliere contatti e cogliere intenzioni e necessità delle persone e famiglie in transito.

Abbiamo avviato i contatti con decine di associazioni di ucraini in Italia per un confronto e un supporto reciproco.

Si è avviato un percorso di formazione con l’INAPP (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche) per un supporto ai quadri coinvolti nei progetti.

Accoglienza

E’ previsto un primo percorso di accoglienza autonoma gestito con risorse dell’OPM valdese-metodista per l’accoglienza di qualche decina di persone.  Questo progetto è sviluppato assieme alla FCEI.

Saranno invece rilanciati alcuni progetti di accoglienza con le Prefetture (CAS) e con il Ministero degli Interni (SAI),  in particolare stiamo verificandone la fattibilità a Firenze con MSNA, a Milano e Roma sia CAS che SAI, a Torino SAI.

Stiamo mettendo in piedi una rete per consentire il coordinamento degli interventi diffusi, cioè di raccogliere le disponibilità da parte di chiese, singoli e associazioni e abbinarle alle richieste di supporto che stanno cominciando ad arrivare. Gli uffici di riferimento saranno attivi a partire della prossima settimana. Ci sarà un riferimento per gli adulti ed un riferimento specifico per i minori a livello nazionale con esclusione della Toscana dove avremo due riferimenti specifici.

Consulenza e supporto

Più che in altre situazioni sarà necessario che la rete dei Community Center, servizio di sportello presente in otto città italiane, sia pronto a fornire il più ampio spettro di risposte: dal supporto legale, all’orientamento ai servizi, alla mediazione culturale, al collegamento con le associazioni ucraine, al riconoscimento dei titoli, agli esami di italiano, al supporto all’inserimento lavorativo.

E’ notizia di queste ore di un importante contributo che consentirà di rinforzare un “Community Center” virtuale in grado di fornire i medesimi servizi, ma online o via telefono, mettendo così a disposizione anche dei territori scoperti i servizi offerti dalla rete.

Attività con i minori

La Diaconia, in particolare a Firenze, sta lavorando per definire delle risposte all’accoglienza dei minori, sia quelli non accompagnati, ma anche di quelli che hanno i genitori pesantemente impegnati sul lavoro e che non hanno la possibilità di accudirli. Tra le iniziative, un supporto alle famiglie per l’inserimento scolastico. Fondamentale sarà individuare, intercettare e formare operatori ucraini (es. insegnanti) da integrare nelle equipe educative.

Si lavora alla progettazione di servizi per l’estate, dai centri estivi ad attività residenziali, coinvolgendo ove possibile la rete dei centri ecclesiastici che solitamente propongono campi estivi.

Si concorderanno con le scuole dei territori (Pinerolese e Firenze) eventuali interventi di supporto specifici, sia legati alla mediazione linguistica che alle attività di inclusione.

Abbiamo iniziato a lavorare ad un modulo di intervento per la riduzione dello Stress Post Traumatico immaginando che diversi bambini e bambine in arrivo ne possano essere affetti.

Attività con anziani

Non sappiamo ancora quanti anziani si allontaneranno dall’Ucraina e arriveranno nel nostro paese. Si sta valutando di mettere a disposizione uno o due posti nelle nostre residenze in caso di necessità.

Raccolta fondi

Abbiamo attivato una raccolta fondi per un centro di Odessa dove siamo già stati in passato e di cui conosciamo bene i responsabili. Sono decine le persone che hanno scelto questa strada per condividere la loro solidarietà. Non escludiamo in futuro di aprire altri canali su progetti specifici.

The following two tabs change content below.