Amsterdam. Conferenza su religione, cinema e… Multiverso

Tra i relatori anche Peter Ciaccio, pastore metodista, con un contributo sulla spiritualità incarnata di Liliana Cavani, regista e sceneggiatrice italiana

Un dettaglio dalla copertina del programma della Conferenza su cinema e religione, Amsterdam 2022

Roma (NEV), 10 giugno 2022 – Chiude oggi ad Amsterdam la Conferenza su religione e cinema dal titolo “Visioni per un mondo migliore: cinema e politiche di religione vissuta“. Tra i relatori anche Peter Ciaccio, pastore metodista, teologo “pop”, scrittore e presidente dell’Associazione protestante cinema “Roberto Sbaffi”. Quest’ultima, insieme a INTERFILM (organizzazione che raccoglie delegati di associazioni cinematografiche protestanti ed ecumeniche in Europa), ne sostiene la partecipazione. Peter Ciaccio porta un contributo sulla spiritualità incarnata di Liliana Cavani, regista e sceneggiatrice italiana.

La conferenza, ospitata dalla Facoltà di religione e teologia della Vrije Universiteit di Amsterdam, si è aperta con la prolusione di John Lyden su “Vita nel Multiverso: portare il caos fuori dall’ordine? (“Life in the Multiverse: Bringing Chaos Out of Order?”).

“Si tratta di una conferenza accademica che di solito si tiene al di là dell’oceano – racconta Peter Ciaccio –. Quest’anno invece si svolge qui in Europa. Ci sono circa 70 partecipanti da tutto il mondo”.

Cinema, multi-versi, portali…

In merito alla prolusione di John Lyden, docente presso l’Università del Nebraska Omaha e direttore di una rivista su cinema e religione, Ciaccio dice: “Lyden ha proposto una riflessione sul concetto di multiverso. Non è semplicemente una questione cinematografica. Il cinema riflette una tendenza contraria alla dimensione ‘universale’. E questo lo vediamo nelle radicalizzazioni che ci sono nei mondi paralleli e nella stessa realtà.  Lyden ha fatto l’esempio del tentato colpo di stato del 6 gennaio 2021 negli Stati Uniti. In quel contesto, c’erano persone veramente convinte che le elezioni fossero state truccate. E convinte che il loro comportamento fosse corretto. C’era, appunto, questa convivenza che poi in realtà si tramutava in uno scontro di multi-versi. Nel cinema, spesso, si pensa che l’unico modo per salvaguardare la diversità sia fare in modo che il portale tra i multi-versi resti chiuso. L’aspetto più interessante di questa prolusione riguarda il fatto che, nonostante l’illusione di isolamento e di solitudine (come se fossimo tutti soli davanti al computer, come se vivessimo sempre isolati gli uni dagli altri), la vera sfida è quella di prendere coscienza del fatto che viviamo tutti insieme. Il cinema affronta questa tematica, che invece spesso è ignorata sia dalla politica sia da chi fa opinione”.

Il contributo di Peter Ciaccio è tratto da un suo saggio pubblicato l’anno scorso nel libro “Liliana Cavani. Il cinema e i film”, curato da Pedro Armocida e Cristiana Paternò per Marsilio.

Liliana Cavani

“Una delle prime donne registe a guadagnarsi l’attenzione nel cinema europeo è stata Liliana Cavani (nata nel 1933) – si legge nell’abstract della relazione di Ciaccio –. Cavani proviene da un ambiente rurale del Nord Italia e ha iniziato la sua carriera in RAI”. Cavani ha diretto produzioni televisive innovative, fra cui Storia del Terzo Reich, Gli anni di Stalin, Le donne della Resistenza e Philippe Pétain. Noto il suo Francesco d’Assisi (1966), che conta non meno di due remake, uno nel 1989 e l’altro nel 2014, suo ultimo film.

“La spiritualità nei film della Cavani è legata a una dimensione terrena – scrive Ciaccio –: Il cielo vive sulla terra, il divino vive nell’umano. È un legame nascosto, proprio come nella teologia di San Paolo, Sant’Agostino e Martin Lutero. […] L’occhio della Cavani cerca un significato spirituale che può essere raggiunto solo cadendo a terra, o addirittura sottoterra. Come Gesù, Francesco, Galileo, Antigone e altri, nelle sue opere sceglie il punto di vista del margine impotente”.