Roma (NEV), 25 ottobre 2022 – Si è conclusa poco fa la conferenza stampa del progetto “Comunità più sicure e più forti in Europa” (Safer and Stronger Communities in Europe – SASCE). Realizzato dalla Conferenza delle chiese europee (KEK) e finanziato dal Fondo di Polizia Interna della Commissione europea, il progetto ha come obiettivo quello di aumentare la sicurezza all’interno e intorno ai luoghi di culto, nonché all’interno e tra le comunità cristiane, buddiste, musulmane ed ebraiche in Europa.
La conferenza stampa, organizzata insieme a partner dell’Unione Europea, ha presentato il SASCE come “unico progetto trasversale alle varie comunità di fede che fornisce strumenti e pratiche per la sicurezza degli spazi pubblici e delle istituzioni religiose cristiane, musulmane, buddiste ed ebraiche”.
Punto di partenza della conferenza, i dati sull’aumento dell’estremismo e dei crimini d’odio in tutta Europa. Strutturata come tavola rotonda, la conferenza ha messo in luce le sfide sul tema della sicurezza, sottolineando inoltre l’importanza di continuare a lavorare insieme. Sono 15 i Paesi europei attualmente coinvolti nel progetto: Austria, Belgio, Croazia, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Spagna, Svezia e Ungheria.
Fra i temi emersi, quello della percezione della paura, fenomeno in crescita a diversi livelli sociali. Occorre dare alle persone strumenti per reagire e affrontare i rischi. Dalle relazioni è emersa anche la consapevolezza dell’aumento di sentimenti anti-cristiani, anti-ebraici, dell’islamofobia e, fenomeno relativamente nuovo, si sentimenti anti-buddisti. E sono proprio i buddisti a interrogarsi su come si possa contribuire a insegnare la gentilezza, l’empatia, come diventare pacifici. Comprendere e conoscere cosa accade nelle altre comunità è uno dei modi per accrescere la solidarietà inter-fedi, secondo alcuni. Connessione, coinvolgimento, collaborazione sono altre parole chiave espresse nel corso della conferenza.
Il progetto SASCE sta per chiudersi. Cosa ci sarà dopo? Questa una delle domande che aspettano risposta. Si spera in altri progetti e finanziamenti, vista l’importanza dell’argomento. Lo hanno chiesto le comunità, per l’interesse superiore della società nel suo complesso.
Proteggere le comunità di fede e prevenire i rischi, infatti, è una sfida che coinvolge tutti. Gli estremismi stanno crescendo, le trasformazioni della società sono sempre più repentine e gli attacchi hanno assunto caratteristiche più subdole. Possono accadere ovunque, in posti grandi o piccoli, in città come altrove. Le minacce cambiano natura, sia per ragioni geopolitiche che per ragioni contingenti, su micro-livelli.
Stiamo parlando di comportamenti delle singole persone, di sicurezza locale, interna ed esterna, di soft-security. Sono questioni sulle quali, secondo gli organizzatori e i partecipanti, serve sensibilizzare tutta la cittadinanza, nella sua interezza.
Fra gli elementi di successo di questo progetto: l’unità. Lavorare attivamente insieme, gestire le minacce, stare in solidarietà con gli altri, tutto questo rappresenta un punto di forza. E anche le minacce interne possono essere mitigate grazie allo sguardo sulle altre comunità. Bisogna inoltre riflettere sulle identità proprie e degli altri, approfondire gli elementi teologici che portano a condannare o giustificare determinate azioni, cercare insieme come mettere in equilibrio le diverse istanze.
Un altro punto fondamentale è rappresentato dall’analisi delle radici del problema. La violenza è un sintomo, ma da dove viene la radicalizzazione e perché? Come mitigarla? Su questi punti, la proposta è chiara: lavorare sull’educazione e nelle scuole.
Anche le religioni appaiono in competizione, e questo è un problema. Attraverso il progetto SASCE, le religioni sono insieme: è un grande segnale, dicono le organizzazioni partecipanti: “Dobbiamo capirlo noi e farlo capire alle persone”. E bisogna farlo ora, perché il mondo è cambiato, si sono esacerbate le polarizzazioni di natura estremista, le narrative politiche e sociali. Le chiese sono a rischio, le persone anche. Non si tratta solo di minacce fisiche, ma anche di minacce verbali, di situazioni che minano la salute mentale o emotiva. Non dimentichiamo che sono in aumento le violenze o le minacce verso imam, rabbini, preti, pastore e pastori, volontarie e volontari. E poi ci sono gli atti vandalici e i furti nei luoghi religiosi e altre forme di odio e prevaricazione. Insomma, non ci si può esimere dall’agire subito contro tutti gli estremismi.
Alla conferenza stampa hanno partecipato: Elizabeta Kitanović – Segretaria esecutiva per i diritti umani della KEK. Ron Eichhorn – Presidente dell’Unione Buddista Europea. Aline Niddam – Responsabile ufficio sicurezza e crisi del Congresso ebraico europeo, referente per il SASCE. Ophir Revach – Direttore esecutivo ufficio sicurezza e crisi del Congresso ebraico europeo. Yohan Benizri – Ex presidente della Federazione belga delle organizzazioni ebraiche, vicepresidente del Congresso ebraico europeo e membro dell’esecutivo del Congresso ebraico mondiale. Fiyaz Mughal – Fondatore di Faith Matters. Iman Atta – Fondatore e direttore di Faith Matters.
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SASCE
SASCE è un progetto dedicato alla protezione dei luoghi di culto e delle comunità in Europa, frutto di una partnership interreligiosa tra la KEK e altre realtà di fede. Fra queste: European Jewish Congress’ Security and Crisis Centre, Faith Matters e European Buddhist Union. Il progetto SASCE si basa sulle buone pratiche raccomandate dalla Commissione per la protezione degli spazi pubblici dell’Europa, ma anche sulle conoscenze e le competenze di comunità e gruppi di sicurezza. Fra gli strumenti messi in campo per questi obiettivi: formazione, cooperazione, soluzioni tecnologiche. Questa partnership interreligiosa ha ricevuto una sovvenzione di 3 milioni di euro dalla Commissione europea per la protezione dei luoghi di culto in Europa.