Qatar: sorveglianza digitale e violazioni dei diritti umani

L’Associazione mondiale per la comunicazione cristiana esprime il suo sconcerto per il tracciamento e la gestione dell’informazione durante i Mondiali di calcio (ma non solo). “Alcuni giornalisti internazionali sono stati trattenuti mentre lavoravano in Qatar, costretti a ritrattare dichiarazioni. Il loro lavoro è stato distrutto”

Cerimonia di apertura della Coppa del Mondo FIFA, Qatar 2022. Foto Hasan Zaidi / Shutterstock, tratta dal sito della WACC

Roma (NEV), 23 dicembre 2022 – L’Associazione mondiale per la comunicazione cristiana (WACC) pubblica un commento sulla sorveglianza digitale e le violazioni dei diritti umani in Qatar.

Da poco si sono spente le luci sui mondiali di calcio. Tuttavia la sicurezza e la tutela delle persone e dei dati sensibili restano al centro dell’attenzione per la WACC.

“Sulla sorveglianza digitale, molti direbbero un grande ‘e allora?’; è il rischio inevitabile dell’utilizzo della tecnologia. Per altri, essa rappresenta invece ostruzione, molestie, detenzione, processo iniquo e reclusione” denuncia l’Associazione mondiale.

Circa 1,2 milioni di visitatori internazionali erano attesi in Qatar per assistere alla Coppa del Mondo FIFA. I mondiali sono stati seguiti da migliaia di giornalisti e miliardi di tifosi. La FIFA, solo nei quattro anni di accordi commerciali legati alla Coppa del Mondo 2022, ha guadagnato 7,5 miliardi di dollari. Ed è di ieri la notizia di indagini in corso su ex dirigenti Anas per un danno erariale di otto milioni e mezzo di euro, nell’ambito della costruzione di infrastrutture in Qatar (fonte Euronews).

“Provocatoriamente e a suo merito – scrive ancora la WACC – la BBC ha ignorato la cerimonia di apertura”, dando spazio a un breve commento critico sul trattamento dei lavoratori migranti e delle persone LGBTQ in Qatar. E mettendo in evidenza la corruzione alla FIFA. Sulla stessa linea, il giornale francese “Christianisme aujourd’hui” diretto da David Métreau. In Italia, anche il settimanale delle chiese battiste, metodiste e valdesi “Riforma” ha preso la stessa decisione, dichiarando che non avrebbe raccontato i mondiali proprio a causa delle violazioni dei diritti in Qatar.

Queste violazioni hanno risvolti inquietanti e contraddittori (considerando le persone morte e/o discriminate di fronte alla dismisura estetica ed economica degli stadi in Qatar, vere e proprie “cattedrali nel deserto”, come le ha definite il pastore Peter Ciaccio in un recente editoriale su splendori e miserie dei mondiali).

Secondo Human Rights Watch (HRW), riferisce ancora la WACC, la FIFA ha concesso al Qatar i giochi nel 2010 senza la dovuta attenzione in merito allo stato dei diritti umani nel Paese. E senza garanzie sulle condizioni di sicurezza per i lavoratori migranti utilizzati per costruire le enormi infrastrutture. “Ora apprendiamo che più di 400 lavoratori migranti sono morti per realizzare i progetti della Coppa del Mondo. La FIFA non ha nemmeno preso in considerazione la discriminazione sistematica contro le donne e le preoccupazioni relative ai diritti umani per i giornalisti”.

In Qatar, prosegue la WACC, “la legge sui crimini informatici del 2014 prevede fino a 3 anni di carcere e una multa di 500.000 riyal del Qatar (equivalenti a 137.000 $ americani) per chiunque sia condannato per aver diffuso su internet ‘notizie false’ non meglio specificate, o per aver pubblicato online contenuti che ‘violano valori o principi sociali’, o che ‘insultano o calunniano’. Alcuni giornalisti internazionali sono stati trattenuti mentre lavoravano in Qatar, costretti a ritrattare e il loro lavoro distrutto”.

Un altro elemento destabilizzante riguarda i fornitori di servizi di telecomunicazione e tracciamento del Qatar. Per quanto riguarda le telecomunicazioni, esse sono controllate da un’Autorità delle comunicazioni affiliata al Ministero delle comunicazioni e dell’Information Technology. “L’uso di Internet è fortemente censurato (ad esempio, vi sono restrizioni sull’uso di app di chiamata vocale e video). Il Qatar effettua anche una sorveglianza sistematica su Internet – scrive la WACC, che aggiunge –. A tutti coloro che hanno visitato il Qatar durante la Coppa del Mondo è stato detto di scaricare l’app ‘Hayya to Qatar 2022’ utilizzata per gestire i permessi di ingresso nel paese, tenere traccia dei biglietti delle partite e accedere agli stadi e ai trasporti pubblici gratuiti durante il torneo. Gli esperti di sicurezza hanno commentato che questo è stato come dare alle autorità del Qatar la chiave della porta di casa”. Ehteraz, invece, applicazione ufficiale di tracciamento dei contatti Covid-19 per lo Stato del Qatar, è di proprietà del Ministero della Salute Pubblica, che la gestisce direttamente. Questa applicazione, afferma la WACC, “Richiede l’accesso per leggere, eliminare o modificare tutti i contenuti del telefono, nonché per connettersi a WiFi e Bluetooth, sovrascrivere altre app e impedire al telefono di entrare in modalità di sospensione”.

“Il mondo intero ora sa, sempre che non lo sapesse già prima, che le violazioni dei diritti umani in Qatar includono la sorveglianza digitale come mezzo di controllo e oppressione – conclude la WACC –. La FIFA avrebbe dovuto saperlo bene, anziché premiare il Qatar con l’assegnazione della Coppa del Mondo. Ma dove ci sono un sacco di soldi, l’avidità acceca le persone nell’onestà e nel coraggio morale”.


Fonti:

https://waccglobal.org/qatar-digital-surveillance-and-human-rights-abuse/

https://ifex.org/a-human-rights-guide-for-reporters-covering-the-fifa-world-cup-in-qatar/

https://ifex.org/will-qatar-get-a-red-card-on-digital-rights-what-you-should-know-if-you-are-traveling-to-qatar-for-the-world-cup/