Home In Rilievo COP 28. Commissione GLAM: serve urgenza, non emergenza

COP 28. Commissione GLAM: serve urgenza, non emergenza

Frame tratto dal video della GLAM sui “Corridoi ecologici” per insetti impollinatori

Roma (NEV), 18 dicembre 2023 – La Commissione globalizzazione e ambiente (GLAM) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) ha elaborato un documento analitico sulla 28^ Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP28). La Conferenza si è tenuta presso l’Expo City a Dubai e si è chiusa lo scorso 12 dicembre.

Il commento è stato elaborato dalla giovane metodista Irene Abra e da Antonella Visintin, che hanno seguito i lavori della COP28 dall’Italia. Ambasciatrice della campagna mondiale Climate Justice for All (CJ4A), Abra è componente della GLAM e collabora inoltre con la campagna ecumenica globale Climate YES. Visintin, già coordinatrice GLAM, è esperta di tematiche ambientali e ha collaborato per diversi anni a progetti per la salvaguardia del Creato in Italia e all’estero. La GLAM ha inoltre tradotto la nota dell’ONU (rapporto di sintesi) sulla COP28.

Qui di seguito, il documento integrale firmato GLAM.


COP 28. Serve urgenza, non emergenza

Come ormai quasi consuetudine, si è conclusa nei tempi supplementari la Conferenza delle parti per il cambiamento climatico a Dubai.

È la seconda conferenza che risente della escalation bellica dell’occidente e dunque di un aumento di emissioni che un atteggiamento responsabile verso il creato e la vita renderebbero evitabili.

Ricordiamo che gli Stati Uniti hanno esercitato pressioni per un’esenzione dell’attività militare dal Protocollo di Kyoto del 1997 che fissava obiettivi vincolanti di emissioni per le nazioni firmatarie. Durante i colloqui di Parigi del 2015, l’esenzione è stata rimossa, ma la comunicazione delle emissioni militari rimane facoltativa. Perciò i dati riportati alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) sono, nella migliore delle ipotesi, frammentari e, nel peggiore dei casi, del tutto assenti.

La presidenza della COP28 si era impegnata a chiedere un’azione immediata e finanziamenti “urgenti” per aiutare le comunità colpite dai conflitti e dai cambiamenti climatici, secondo una bozza di dichiarazione diffusa prima del prossimo vertice sul clima.

Oltre a questa misura di ‘mitigazione’ del cambiamento climatico, aiuterebbe una generale transizione energetica associata a misure per ridurre la domanda di energia e la pressione consumistica, ritualmente delirante nell’Occidente alla fine dell’anno.

All’attuale stato della tecnologia le rinnovabili potrebbero essere maggiormente diffuse nel settore abitativo e nella agricoltura mentre nella mobilità e nell’industria la leva è ancora un aumento di efficienza nei consumi.

Ma apparentemente le energie rinnovabili (sole e vento) sono avversate sia dalla lobby del fossile e del nucleare che da una parte dell’ambientalismo più disponibile verso soluzioni ‘comunitarie’ che strutturali, mentre l’impatto ambientale dell’approvvigionamento energetico è stato aumentato dalle sanzioni economiche.

In questo quadro peggiorativo delle condizioni, della volontà politica e delle domande di sostenibilità nella contestazione delle evidenze e dei dati dell’IPCC definiti inesatti, strumentali e allarmistici, la COP 28  ha approvato il  Global stocktake, che ha lo scopo di analizzare i progressi dell’azione per il clima a livello globale – non a livello nazionale – e di identificare le lacune generali per il raggiungimento dell’Accordo di Parigi(mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2 °C rispetto ai livelli preindustriali e limitare l’aumento della temperatura a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali), nonché le opportunità per colmarle prendendo atto che la comunità globale non sta prendendo misure adeguate.

Il bilancio globale è un processo biennale programmato per essere effettuato ogni cinque anni con l’obiettivo di coordinare gli sforzi sull’azione per il clima, comprese le misure per colmare i divari in corso. Dovrebbe inoltre supportare i nuovi piani climatici dei Paesi (noti come “contributi determinati a livello nazionale” o NDC), che saranno completamente aggiornati nel 2025.

Ciò comporta una pressione sui vari attori, dai governi alla lobby del fossile la cui responsabilità risulta sempre più centrale nella mitigazione del cambiamento climatico. (1)

Volendo rispettare l’obiettivo, secondo Legambiente, l’Europa e l’Italia dovrebbero puntare almeno al 50% di rinnovabili  e il 20% di efficienza energetica per ridurre le emissioni del 65% entro il 2030, alla fuoriuscita dal gas fossile entro il 2035 (rinnovabili 100%), dal petrolio nel 2040, per raggiungere la neutralità climatica prima del 2050.

Sul piano finanziario, i diversi fondi (in particolare il Fondo verde per il clima e i nuovi fondi per il meccanismo delle perdite e dei danni stabiliti nella COP 27) sono stati rifinanziati ma in maniera insufficiente rispetto alle previsioni di spesa e ciò inevitabilmente rallenta il ritmo della eliminazione graduale dei combustibili fossili combinata con una giusta transizione.

Forte la voce delle comunità religiose che hanno moltiplicato gli eventi a latere della Conferenza ufficiale, grazie all’inaugurazione del primo Padiglione della Fede alla COP, che ha avuto lo scopo di dare spazio per discutere il ruolo delle comunità di fede e delle istituzioni religiose nell’affrontare la crisi climatica. Una voce critica ma animata dalla speranza che poggia sulla fede e sulla crescente mobilitazione dei/delle credenti.

Come ricorda alla conclusione della COP il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) Jerry Pillay, c’è molto di cui lamentarsi, ma c’è anche molto da cui trarre speranza”. La COP28 ha visto i paesi in via di sviluppo come la Colombia aprire la strada nell’approvazione del Trattato di non proliferazione dei combustibili fossili.” Altri paesi come i Paesi Bassi hanno accettato di tagliare i sussidi all’industria dei combustibili fossili.

Con la conclusione della COP28, noi, come persone di fede, dobbiamo continuare a coltivare una speranza che ci chiede di scegliere la vita piuttosto che la morte.”

Climate YES in collaborazione con Tearfund ha tenuto un evento al padiglione delle fedi dal titiolo: Intergenerational Dialogue on the Role of Youth in Adaptation (in italiano: dialogo intergenerazionale sul ruolo dei giovani nell’adattamento).

Il dialogo intergenerazionale riveste un grande significato nell’attuale contesto globale a causa delle sfide che il multilateralismo e il ruolo delle Nazioni Unite devono affrontare, in questo evento gli speaker hanno condiviso l’importanza della partecipazione giovanile nei processi decisionali e soprattutto l’impatto che i giovani possono avere nei loro contesti locali se supportati e valorizzati. Jessica Bwali membro di Climate YES e collaboratrice per la campagna globale di Tearfund ha commentato sulla presenza del padiglione delle fedi “il primo padiglione delle fedi, è stato una spazio unico nel suo genere che ha permesso a persone appartenenti a diverse fedi di ritrovarsi insieme nonostante le differenze ed unire le proprie voci per la lotta per la giustizia climatica… spero che questa iniziativa possa essere presente nelle prossime COP”.

La GLAM ribadisce la rilevanza del progetto dell’ONU di riunire i Governi e portarli una volta all’anno ad esprimersi su come stabilizzare le concentrazioni di gas serra in atmosfera a un livello sufficientemente basso da prevenire danni al clima, secondo l’impegno preso nel 1992 al Summit della Terra.

Per una volta allargare l’agenda oltre l’orizzonte di specie, oltre l’aritmetica del rendimento economico, oltre la grammatica della proprietà e della appropriazione.

Gli esiti di questi incontri d’altra parte riflettono lo stato delle relazioni e le priorità di ogni Governo che i documenti interreligiosi e il dialogo Talanoa del 30 novembre hanno denunciato. In essi le fedi e le religioni si sono espresse con lo sguardo delle aree segnate dagli effetti della ingiustizia climatica.

Baku, capitale della repubblica dell’Azerbaigian, ospiterà alla fine del 2024 la COP29, prosegue la pressione sui/dei paesi produttori di energia fossile.

Per la GLAM

Irene Abra

Antonella Visintin


NOTE

(1) Dal paragrafo sulla mitigazione del documento conclusivo:

  1. Riconosce inoltre la necessità di riduzioni profonde, rapide e durature delle emissioni di gas serra
emissioni di gas in linea con i percorsi di 1,5°C e invita le Parti a contribuire ai seguenti sforzi globali, in modo determinato a livello nazionale, tenendo conto dell’Accordo di Parigi e delle diverse circostanze, percorsi e approcci nazionali:A – Triplicare la capacità di energia rinnovabile a livello globale e raddoppiare il tasso medio annuo globale di miglioramenti dell’efficienza energetica entro il 2030;
    B – Accelerare gli sforzi verso l’eliminazione graduale dell’energia prodotta dal carbone;
    C – Accelerare gli sforzi a livello globale verso sistemi energetici a zero emissioni nette, 
utilizzare combustibili a zero e a basso contenuto di carbonio ben prima o intorno alla metà del secolo;
    D – Abbandonare i combustibili fossili nei sistemi energetici, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico, in modo da raggiungere lo zero netto entro il 2050 in linea con la scienza;
    E – Accelerare le tecnologie a zero e basse emissioni, comprese, tra l’altro, le energie rinnovabili, il nucleare, le tecnologie di abbattimento e rimozione come la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio, in particolare nei settori difficili da abbattere, e la produzione di idrogeno a basse emissioni di carbonio;
    F – Accelerare e ridurre sostanzialmente le emissioni diverse dal biossido di carbonio a livello globale, comprese in particolare le emissioni di metano entro il 2030;
    G – Accelerare la riduzione delle emissioni derivanti dal trasporto stradale lungo una serie di percorsi, anche attraverso lo sviluppo delle infrastrutture e la rapida diffusione di veicoli a zero e a basse emissioni;
    H – Eliminare gradualmente, quanto prima possibile, i sussidi inefficienti ai combustibili fossili che non affrontano la povertà energetica o le semplici transizioni;
  2. riconosce che i combustibili transitori possono svolgere un ruolo nel facilitare la transizione energetica garantendo al tempo stesso la sicurezza energetica;
  3. Si compiace del fatto che negli ultimi dieci anni le tecnologie di mitigazione siano diventate sempre più disponibili e che i costi unitari di diverse tecnologie a basse emissioni siano diminuiti costantemente, in particolare l’energia eolica, l’energia solare e lo stoccaggio, grazie ai progressi tecnologici, alle economie di scala e all’aumento dell’efficienza e processi produttivi semplificati, pur riconoscendo la necessità di aumentare la convenienza e l’accessibilità di tali tecnologie.

    Consulta anche tutte le notizie sulla COP28 Archivi – Nev

    Leggi anche l’intervista di Sara Tourn a Irene Abra: Crisi climatica, una questione che non deve impegnare solo i giovani | riforma.it