Prete accusato di torture in Argentina. Appello a papa Francesco

Le organizzazioni dei diritti umani argentine si sono rivolte a papa Francesco per chiedergli di intervenire sul caso del sacerdote Reverberi accusato di tortura

Roma (NEV), 4 giugno 2019 – Varie organizzazioni che lavorano nel campo dei diritti umani in Argentina, tra cui la Federazione delle chiese evangeliche in Argentina (FAIE), hanno inviato una lettera a papa Francesco in cui chiedono che intervenga con gli strumenti messi a sua disposizione dal diritto canonico per insistere e ordinare al sacerdote Franco Reverberi “oggi residente in Italia che si presenti in Argentina e si metta a disposizione della giustizia”.

La vicenda legata a Reverberi è già tristemente nota. Il sacerdote, secondo le testimonianze di numerose vittime sarebbe stato visto nei centri di detenzione clandestina e tortura della città di San Rafael durante l’ultima dittatura civico militare del 1976/1983.

Nestor Miguez presidente della FAIE, intervistato dall’Agenzia NEV ha raccontato che “nel tempo della dittatura molti sacerdoti e le gerarchie della chiesa cattolica sono stai coinvolti in episodi di violenze e sparizione di persone. Molti di loro sono stati localizzati, giudicati e condannati, altri sono sfuggiti alla giustizia. Tra questi c’è il sacerdote Franco Reverberi, che svolgeva il suo servizio nella città di San Rafael, nella provincia di Mendoza. Numerose persone che sono riuscite a sopravvivere a quei centri di tortura e di morte hanno riconosciuto Reverberi come uno di coloro che era presente durante la tortura e svolgeva nel centro un ruolo ambiguo, presentandosi come cappellano quando in realtà stava utilizzando la sua investitura sacerdotale per cercare di estorcere informazioni e confessioni ai detenuti e alle detenute, una vera e propria violenza psicologica e spirituale”.

Reverberi è scappato in Italia nel 2011 un mese prima che il procuratore generale di San Rafael José Maldonado lo indagasse formalmente. Le richieste di estradizione da parte dell’Argentina vengono rigettate dalla Corte d’appello di Bologna e dalla Cassazione, con sentenza definitiva del 17 luglio 2014, con la motivazione che il sacerdote non possa essere estradato perchè nel codice penale italiano non è contemplato il reato di tortura.

“Le organizzazioni argentine che lottano per i diritti umani, per la giustizia e la verità per le vittime di queste violenze hanno chiesto a papa Francesco, che usando il potere che gli attribuisce il diritto canonico insista e ordini al sacerdote Reverberi di presentarsi davanti ai tribunali argentini – ha detto Miguez, che ha poi proseguito -. Se si è riusciti a dare disposizioni perché i responsabili di abusi sessuali siano giudicati, la partecipazione alle torture fisiche, psicologiche e spirituali non è meno aberrante. Sappiamo che il Vaticano ha le sue armi per obbligare Reverberi, che mantiene le sue prerogative sacerdotali, a presentarsi davanti ai tribunali argentini per provare la sua innocenza. Speriamo che tutta la comunità dei credenti insista perché si compia la giustizia e Reverberi si presenti a dare conto delle sue responsabilità. La FAIE in quanto parte del dialogo ecumenico e interreligioso, insieme ad altre organizzazioni per i diritti umani, incluso il movimento ecumenico per i diritti umani, ha firmato questa lettera al vescovo di Roma, papa Francesco, perché intervenga” ha concluso.

“Crediamo che sia molto importante, per la credibilità della chiesa cattolica e per la giustizia del nostro paese, che sia legalmente che eticamente si possa chiarire questa situazione. Per questo ci appelliamo alla sua intermediazione” conclude la lettera.

Qui il testo completo della missiva.