Coronavirus, Diaconia valdese: “Tutela salute diritto di tutti”

In un comunicato l'ente che gestisce l'attività sociale della Chiesa valdese, lavorando con migranti e altre categorie vulnerabili, ribadisce che "la salute non è una merce", esprimendo la propria vicinanza agli operatori del servizio sanitario nazionale in prima linea contro il coronavirus

foto di Luis Melendez, da Unsplash
Roma (NEV), 19 marzo 2020 – La salute come diritto primario, costituzionale, per tutte e tutti. Lo ha voluto ricordare e ribadire con forza la Diaconia valdese, l’ente ecclesiastico che raccoglie, collega e coordina l’attività sociale della Chiesa valdese e ne gestisce alcune strutture di assistenza e accoglienza, e che si occupa di anziani, minori, disabili, adulti in difficoltà, migranti e attività di volontariato.

“La Diaconia Valdese – si legge in una nota della Commissione Sinodale per la Diaconia – esprime la propria vicinanza, solidarietà e ringraziamento a tutte le persone che in questa fase stanno operando per contrastare l’epidemia e assicurare assistenza: il personale sanitario, la protezione civile, le associazioni del volontariato, gli operatori dei servizi essenziali e tutti coloro che in vari ruoli sono sul campo in questa fase.

I medici, gli infermieri, tutti gli operatori dei servizi sanitari sono i più coinvolti nell’assistenza e assicurano in condizioni di estrema difficoltà la presa in carico e la cura dei colpiti dall’epidemia”.

“Il Servizio Sanitario Nazionale universalistico – continua la Diaconia valdese – è un bene pubblico del nostro Paese, il cui valore supremo deve essere tutelato e preservato. La nostra Costituzione, all’art. 32, indica che “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.

La salute non è una merce che si acquista, ma un diritto costituzione di tutti i cittadini, garantito dal nostro Sistema Sanitario Nazionale. Spetta alla cittadinanza tutta tutelare la salute collettiva. I diritti di ciascuno di noi sono accompagnati dal dovere di solidarietà sociale, anche questo di rilevanza costituzionale, che abbiamo come cittadini.
L’epidemia che il nostro Paese sta affrontando  riporta ad una nuova attualità questo dettato costituzionale. Le limitazioni che oggi affrontiamo nella nostra vita quotidiana sono collegate al dovere che tutti noi abbiamo con i nostri comportamenti di contribuire al bene comune, in particolare, oggi, al contenimento e al debellamento dell’epidemia.
Guardando al futuro sarà necessario ripensare le politiche degli ultimi anni nei confronti della sanità pubblica, che hanno determinato una forte riduzione delle risorse, una frammentazione del sistema, una riduzione nel numero di personale sanitario formato. Bisogna cambiare rotta, con un forte rilancio e rafforzamento del Servizio Sanitario Nazionale e un nuovo investimento sulla formazione per le figure sanitarie di tutti i livelli e sulla ricerca scientifica.
Il diritto alla salute è un diritto di tutti, in qualsiasi regione del nostro Paese si abiti, con livelli uniformi di assistenza, con accesso universalistico: unico nel meritare nel nostro testo costituzionale la qualifica di “fondamentale”, esso è un elemento costitutivo della Repubblica e della coesione sociale del nostro Paese”.